Gantz alla ricerca di una maggioranza impossibile
«Vi do la mia parola. Farò tutto ciò di cui sono capace per formare in pochi giorni un governo più ampio e patriottico possibile». Le prime parole del discorso con cui Benny Gantz, il leader del partito centrista Blu e Bianco, ha accettato l’incarico di formare il nuovo esecutivo israeliano infondono fiducia in una parte consistente dell’elettorato israeliano. Quella esasperata da tre elezioni in meno di un anno, e allarmata per l’emergenza del coronavirus.
Il compito affidato dal presidente della Repubblica, Reuven Rivlin, all’ex capo di stato maggiore è tuttavia molto più arduo di quanto Gantz voglia mostrare. Avrà 28 giorni (più eventuali altri 14) per consolidare il blocco dei deputati disponibili a far parte della maggioranza. E formare così quel governo che manca da tanto tempo a Israele.La strada, tuttavia,è ancora tutta in salita,e il fallimento, l’ ennesimo, dietro l’ angolo. È la seconda volta che il capo del partito Blu e Bianco si vede assegnato il mandato di formare una maggioranza.In ottobre,però,era stato scelto dopo che il premier uscente, Benjamin Netanyahu, non era riuscito a ottenere il consenso di 61 parlamentari,la metà più uno dei membri della Knesset, il Parlamento israeliano (120 seggi).
Questa volta, invece, le cose sono cambiate. E non solo politicamente. Anche in questo angolo del Medio Oriente non sono tempi normali. Israele deve fare i conti con il coronavirus, che finora ha contagiato 250 persone, ne ha costrette 50mila in quarantena e ha spintole istituzioni a chiudere scuole, università, ristoranti, bar, vietando assembramenti con più di 10 persone.
Rivlin ha dunque assegnato l’incarico a Gantz perché era lui il politico con più chances di successo. Dopo le consultazioni seguite al voto del 2 marzo sarebbero 61 gli onorevoli della Knesset ad aver offerto - qualcuno turandosi il naso - il proprio sostegno. Ma è anche vero che un solo seggio separa Gantz da un altro fallimento.
E in questa inedita alleanza di Governo dovrebbero figurare partiti teoricamente inconciliabili, come quelli della lista araba (15 seggi in tutto ), disponibili a sostenere un esecutivo di minoranza che vedrebbe al suo interno la partecipazione dei 33 deputati di Blu e Bianco(seconda forza del Paese dopo il Likud),i 6 di Labor-Meretz, ma anche i sette onorevoli di Israeli Beitenu, il partito di destra, filo-russo e laico, e soprattutto antiarabo, guidato dall’ex ministro della Difesa Avigdor Lieberman. Improbabile.
Se è nata solo l’idea di una simile variegata maggioranza ciò lo si deve soprattutto alla volontà di mettere fine ai 14 anni consecutivi di governo di Netanyahu. Fino a domenica sera il premier più longevo di Israele ha cercato di persuadere il presidente della Repubblica della necessità di formare o un governo di emergenza da lui guidato o un esecutivo di unità nazionale per far fronte al coronavirus. Tentativo non andato a buon fine.
In alternativa, Gantz potrebbe prendere un’altra strada, quella di un governo di unità insieme ai conservatori del Likud, il partito di Netanyahu. Oggi si riunisce la nuova Knesset. In tempi di coronavirus la sessione sarà scaglionata in tante piccole sessioni per consentire al massimo dieci persone in aula. La prima mossa di Gantz sarà cambiare il presidente del parlamento, votando un leader diverso da Yuli Eldstein, alleato di Netanyahu. La maggioranza parlamentare dovrebbe poi permettere a Gantz di puntare a una legge che vieti a qualsiasi cittadino israeliano sotto processo di diventare premier. Sarebbe una legge ad hoc contro Netanyahu. Il quale, scampata per via del coronavirus la prima udienza del processo che lo vede incriminato per tre casi di corruzione,dovrà comparire in Tribunale il 24 maggio.
Ma mai annunciare in anticipo la fine del regno di re Bibi. Il suo epitaffio non è ancora stato scritto. E il premier dalle sette vite è pronto a risorgere.
Il leader centrista dovrebbe unire destra e lista araba per mettere fine all’era Netanyahu