Il Sole 24 Ore

Volontari americani testano il vaccino

- —Francesca Cerati —Federico Mereta

In via non ufficiale è partito il primo studio sull’uomo per testare il vaccino Covid-19. Dove? Presso il Kaiser Permanente Washington Health Research Institute di Seattle. Lo rivela un funzionari­o dei National Institutes of Health (Nih), finanziato­ri dello studio. I test inzieranno su 45 giovani volontari sani con diverse dosi sviluppati congiuntam­ente dai Nih e la startup biotech del Massachuse­tts, Moderna. Il vaccino, come si legge nel comunicato dell'azienda, si chiama mRna-1273. L’obiettivo della fase 1 dello studio clinico è puramente quello di verificare che il vaccino non mostri effetti collateral­i di rilievo, ponendo le basi per ampliare i test ed entrare nelle altre fasi del trial. Se tutto andasse liscio si tratterebb­e di un record assoluto: 3-4 mesi per lo sviluppo e l’applicazio­ne di un nuovo vaccino (nel caso della Sars il vaccino fu sviluppato in 20 mesi). I funzionari della sanità pubblica americana ribadiscon­o comunque che ci vorranno da un anno a 18 mesi per convalidar­e qualsiasi potenziale vaccino.

Mentre i casi di Covid-19 continuano ad aumentare, si allunga anche la lista delle società che stanno febbrilmen­te lavorando alla ricerca di un vaccino. E anche l’Italia è in prima linea. Si tratta di una joint venture tra il Jenner Institute dell’Università di Oxford, e Advent Srl, divisione vaccini del gruppo Irbm Spa di Pomezia. L’esperienza e la competenza accumulate in altre esperienze dai due partner, insomma, potrebbero rivelarsi la chiave del successo del “candidato” italiano, che si basa sulla disponibil­ità degli antigeni di superficie – i cosiddetti “Spike” – studiati presso l’ateneo inglese in virtù di una grande esperienza dello Jenner Institute nel campo dei coronaviru­s e all’impiego di una piattaform­a di Advent Srl nello sviluppo di una piattaform­a di adenovirus, che ha già dato prova della sua importanza nella costruzion­e di un vaccino per il virus Ebola. «Il candidato vaccino è una sorta di “chimera” che ha come supporto l'adenovirus ma ha come antigeni di superficie appunto quelli del corona virus – spiega Piero Di Lorenzo, Ceo di Advent, del Consorzio Cnccs e di Irbm Spa». I prototipi vaccinali saranno prodotti impiegando una versione non infettiva dell'adenovirus, tra i ceppi più noti e diffusi soprattutt­o in questa stagione perché frequentem­ente responsabi­li del raffreddor­e. Questo adenovirus viene modificato in modo che non si più in grado di riprodursi all'interno del corpo e, proprio come un cavallo di Troia necessaria ad infiltrars­i senza fare danni nelle difese dell'organismo, avrà un codice genetico in cui viene aggiunta la proteina Spike del coronaviru­s “cinese”, che viene quindi prodotta nell'organismo ricevente dopo la vaccinazio­ne. In questo modo si formano anticorpi specificic­ontro questa proteina, che si trova sulla membrana del coronaviru­s. L’obiettivo è stimolare la produzione di “sentinelle” mirate contro queste ceppo virale capaci di legarsi appunto al coronaviru­s nel caso in cui entri nell0organ­ismo umano, bloccando sul nascere l'eventuale infezione.

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Sattle. Avviato il primo studio sul vaccino per il Covid-19

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