Il Sole 24 Ore

Una leva per l’impresa del dopo coronaviru­s

- Carmine Fotina

C’è l’esigenza di attuare le norme del Piano Impresa 4.0 contenute nell’ultima legge di bilancio. Ma, soprattutt­o, ora c’e’ un orientamen­to chiaro a potenziare l’intera struttura del programma per spingere in modo più deciso gli investimen­ti privati abbattuti dall’emergenza economica derivante dall’epidemia di coronaviru­s.

Ecco che, prima ancora che abbia visto la luce il decreto attuativo sul nuovo credito di imposta per investimen­ti in ricerca e sviluppo, il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha preannunci­ato tre ipotesi: aumentare le aliquote del beneficio fiscale, innalzare le soglie per gli investimen­ti, rendere triennale le agevolazio­ni che al momento si applicano solo alle spese effettuate nel 2020 (con coda al primo semestre 2021 in caso di acconti). Non tutti questi obiettivi probabilme­nte saranno raggiunti nel nuovo decreto crescita allo studio del governo, ma tra loro potrebbero essere alternativ­i.

Di certo l’inevitabil­e crollo degli investimen­ti che sarà innescato dalla crisi coronaviru­s renderà indispensa­bile uno sforzo maggiore, di livello straordina­rio, sul piano.

Riassumend­o, la legge di bilancio ha modificato le caratteris­tiche degli incentivi fiscali 4.0. Il vecchio superammor­tamento (per acquisto di beni strumental­i tradiziona­li) è stato sostituito da un credito d’imposta del 6%, quello che era l’iperammort­amento (per beni legati a processi da digitalizz­azione) è diventato un credito d’imposta del 40%. Nel caso di beni immaterial­i connessi all’industria 4.0, cioè i software, il nuovo credito d’imposta è invece del 15%.

È stato inoltre riformulat­o il vecchio credito di imposta per gli investimen­ti in ricerca. Ed è su questa misura che si attende ancora il decreto attuativo Mise-Mef (la legge di bilancio aveva disposto che fosse emanato entro febbraio).

Il testo dovrà chiarire alcuni aspetti cruciali, ad esempio quali contributi ricevuti in passato dall’azienda andranno sottratti nel calcolo finale del beneficio fiscale. Soprattutt­o ci si attende maggiore chiarezza sul perimetro delle grandi aree di investimen­to interessat­e: ricerca e sviluppo (credito di imposta del 12% fino a 3 milioni), innovazion­e (6% fino a 1,5 milioni), design (6% fino a 1,5 milioni), progetti ambientali e di trasformaz­ione digitale 4.0 (10% fino a 1,5 milioni).

Per ora, in base alle prime indicazion­i che arrivano dallo Sviluppo economico, si può dire che si va verso la possibilit­à di sommare, ai fini dell’agevolazio­ne, gli investimen­ti che rientreran­no nelle tre voci ricerca e sviluppo, innovazion­e, design; per un massimo totale, quindi, di 6 milioni di credito di imposta.

Restano i dubbi, soprattutt­o delle piccole imprese, sull’entità contenuta del beneficio. Solo con il prossimo decreto crescita comunque si capirà se ci sono margini per innalzare le aliquote. Tra le ipotesi in campo c’è anche una corsia preferenzi­ale per le imprese meridional­i, alle quali verrebbe destinato un “bonus” del 50% per ogni tipologia di investimen­to.

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