La catena agroalimentare inizia a rallentare
La produzione si riduce per applicare le norme sulla sicurezza dei lavoratori Vacondio: garantiamo gli scaffali, ma la corsa ai negozi deve finire
Da una parte la corsa ai supermercati per l’accaparramento dei generi alimentari. Dall’altra il rallentamento delle catene produttie dell’agroindustria, indotto dalle misure di sicurezza anticontagio per i lavori di industria e agricoltura. Il settore rischia di andare in cortocircuito. Per questo il presidente di Federalimentare, Vacondio, chiede interventi per frenare la corsa ai negozi. L’industria è comunque in grado di assicurare le forniture, ma questa non è una situazione normale. Questo scenario, aggiunge la Coldiretti, potrebbe innescare speculazioni sui prezzi degli alimentari freschi. Per questo chiede di monitorare.
«La produzione? Rallenta, certo. Per rispettare le nuove, doverose misure di sicurezza abbiamo un calo che oscilla tra il 10 al 20%». A quantificare le conseguenze sulla produzione delle norme per la salute dei lavoratori è Bruno Piraccini, presidente della Orogel. Una delle più grandi aziende del comparto alimentare italiano. I conti sono presto fatti: «Ci sono delle misure di prevenzione che devono essere fatte all’entrata dei lavoratori in azienda - spiega - anche solo per misurare la febbre a tutti ci vuole tempo. Abbiamo ritoccato i turni, in modo che i gruppi siano ridotti e non si debbano incontrare troppo tra di loro. Eppoi lavoriamo 24 ore su 24, nella sosta prevista per la refezione si accede a scaglioni e c’è una parte del personale che continuamente deve pulire e disinfettare gli ambienti prima di far entrare il gruppo successivo».
La produzione alimentare comincia dunque a dare i primi segnali di rallentamento? Alla Ferrero da ieri la forza lavoro sulle linee produttive di Alba e di Pozzuolo Martesana (in provincia di Milano) è stata ridotta del 50%. Il colosso di Cuneo fa sapere di attenersi rigorosamente alle disposizioni governative e mantiene le distanze di sicurezza di un metro non solo lungo le linee produttive, ma anche sui bus di trasporto per i dipendenti, tramite il raddoppio delle linee dedicate.
Domenica sera, i sindacati della filiera avicola sono stati tra i primi ad alzare il cartellino giallo. Nella sua pagina Facebook, il segretario generale della Fai-Cisl, Onofrio Rota scrive che «la filiera avicola italiana sta supportando l’alta domanda da parte delle famiglie, ma è fondamentale che si continui a produrre solo garantendo la piena applicazione delle misure preventive. Invece le segnalazioni che stiamo ricevendo sono molto gravi. È il caso allora di valutare di ridurre la produzione, anziché continuare a produrre con ritmi serrati mettendo a repentaglio interi stabilimenti».
Chi lavora pollame ha un’organizzazione del lavoro complessa, dove si lavora gomito a gomito e dove l’operato delle persone è ancora molto rilevante. Il settore in Italia conta oltre 18mila allevamenti e impiega 38mila addetti. Per fortuna, qualcuno ha già cominciato a mettere in extra-sicurezza i propri dipendenti. Per esempio all’Agricola Tre Valli di San Martino Buon Albergo, in provincia di Verona, dove lavorano 2mila persone, le nuove norme per la sicurezza dei lavoratori sono divenute una realtà già la settimana scorsa. Per mantenere la distanza di un metro tra un lavoratore e l’altro, raccontano dall’Rsu, il numero delle persone su ogni linea è stato dimezzato e le pause sono state scaglionate. L’azienda ha messo a disposizione tutte le mascherine che aveva, ma non bastano: così, nell’attesa che arrivino le nuove forniture richieste, alcuni lavoratori si sono portati dietro quelle che avevano da casa. Per far fronte alla diminuzione della produzione i dipendenti hanno accettato un aumento dell’orario di lavoro, che verrà loro tutto retribuito come straordinario. Ciò nonostante, i ritmi produttivi non possono essere quelli di sempre.
Ancora una volta, il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, ci tiene a rassicurare i consumatori: «Ad oggi, nonostante il rallentamento dei turni, preoccupazioni per fare arrivare la merce sugli scaffali non ce ne sono». Molto però dipenderà dalla corsa agli accaparramenti che si continua a vedere nei supermercati italiani: «Mi aspetto che questi ritmi di domanda si attenuino, conto sulla presa di consapevolezza da parte dei consumatori», si augura Vacondio.
Difficile però fare previsioni per il futuro, con uno scenario emergenziale come questo che cambia di giorno in giorno: «La preoccupazione che ho - ammette Vacondio - è che abbiamo bisogno che il virus non colpisca fette rilevanti dei nostri dipendenti. Abbiamo anche bisogno che i trasportatori, che ad oggi si stanno comportando benissimo, continuino a fare la loro parte».