Conte: «Manovra poderosa, ora l’Europa ci deve seguire»
«Il decreto legge varato oggi non basta, ora servono ingenti e rapidi investimenti» Gualtieri: «Eurogruppo positivo, si seguirà la nostra impostazione». Tensioni nella maggioranza
«Una manovra economica poderosa». Giuseppe Conte saluta così il decreto legge del Governo approvato ieri dal Consiglio dei ministri, non senza nuove liti tra le forze di maggioranza. Un provvedimento lievitato fino ad assorbire tutti i 25 miliardi di indebitamento autorizzati dal Parlamento e che «attiva flussi per 350 miliardi». Eppure il premier sa già che non basterà. «Non abbiamo mai pensato e non pensiamo di combattere un’alluvione con i sacchi e con gli stracci, stiamo cercando di costruire una diga per proteggere imprese, famiglie e lavoratori», precisa in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Chiarendo che se oggi si cominciano a tamponare sul serio le falle aperte dall’emergenza coronavirus nel tessuto economico e sociale italiano, «domani bisognerà ricostruire con un piano ingente di investimenti da promuovere con una rapidità che il nostro Paese non ha mai conosciuto». All’insegna di tre parole d’ordine: «Semplificazione, innovazione, alleggerimento delle tasse».
In un lunedì nero per le Borse e per lo spread, tornato a sfiorare i 260 punti base, Conte si rivolge ai cittadini spaesati e impauriti, ai medici e a tutti gli operatori «in trincea». Vuole assicurare che «il Governo è vicino», che lo Stato c’è. Ma è chiaro che parla agli italiani perché anche Bruxelles intenda: senza l’Ue, e senza possibilità di fare nuovo deficit probabilmente già ad aprile (quando bisognerà varare il Def), il “secondo tempo” è impensabile. E il collasso economico probabile.
«Vogliamo che l’Europa ci segua», dice il premier (che sente anche il presidente cinese Xi Jinping, disponibile a costruire una nuova «Via della Seta per la salute»). Il messaggio di un “modello Italia” per sconfiggere il coronavirus è quello che Conte porta al G7 straordinario in videoconferenza. Ed è lo stesso di cui il ministro dem dell’Economia, Roberto Gualtieri, si fa latore all’Eurogruppo. È Gualtieri a definire il testo di ieri «decreto marzo», per chiarire che arriverà un «decreto aprile». «Molti Paesi si stanno ispirando all’impostazione delle nostre misure», afferma prima del summit con i colleghi europei dove, commenterà in serata in una lunga diretta Facebook, «si è concordato il whatever it takes per contrastare le conseguenze economiche del coronavirus, che porteranno il Pil di tutta l’area euro in territorio negativo» e dove si è delineata una prima risposta sulle orme di quella italiana: «Contrasto all’epidemia, sostegno alla liquidità di imprese e famiglie, sostegno al lavoro».
Ma è il “sì” a una sospensione del Patto di stabilità che conta, il segnale che il Governo aspetta perché la crisi sia “europeizzata” con un piano che dia in fretta ossigeno a tutti i Paesi. Serve all’Esecutivo anche in chiave interna: oltre alle opposizioni che scalpitano, Conte deve tenere a freno le tensioni nella maggioranza. Riesplose tra domenica e ieri, con il M5S e Italia Viva a gareggiare per difendere le partite Iva e disponibili a sacrificare l’intervento per Alitalia caldeggiato invece dal Pd. Nessuno si azzarda a fare previsioni sulla temperatura futura nel “quadripartito”: troppo alto ancora l’allarme sanitario, troppe le incognite, persino sull’iter del decreto, visto il lavoro delle Camere ridotto al lumicino. Conte vuole che i toni restino bassi, spegne le polemiche (pure quelle sui poteri del nuovo commissario Domenico Arcuri), invia messaggi distensivi ringraziando «le forze politiche, comprese le opposizioni, i governi locali, i sindacati, le categorie imprenditoriali e professionali per il prezioso contributo». È la logica dell’unità nazionale a dominare la fase uno. Ma a Palazzo Chigi si è consapevoli che sarà la fase due, quella della ricostruzione, a essere decisiva per il Governo.