Produzione di sacche per la dialisi convertita alle mascherine FFP2
In una settimana modificate le macchine: subito ordini per 600mila pezzi
Hanno lavorato per una settimana – tre soci e trenta dipendenti - nel più assoluto silenzio. Non volevano né illudersi né illudere, volevano essere sicuri che le tecnologie in loro possesso potessero funzionare. Alla fine ce l’hanno fatta, sono riusciti a utilizzare le macchine che servivano fino a pochi giorni prima per saldare le sacche per le dialisi. “Ci ha aiutati il fatto che siamo piccoli: abbiamo una struttura agile e snella”, dice Stefano Foschieri, amministratore delegato di Tecnoline, sede a Concordia sulla Secchia, uno dei comuni del Modenese che costituiscono l’ossatura del distretto biomedicale di Mirandola. Tecnoline ha riconvertito parte della produzione per rispondere all’emergenza nazionale. Ora, sette giorni su sette, ventiquattro ore su 24, produce mascherine. Prima quelle chirurgiche: da domenica scorsa ne sono già partite dallo stabilimento circa quindicimila, alla fine di questa settimana saranno trentamila. Poi partirà con le FFP2, quelle necessarie al personale medico e infermieristico che fronteggia, nei reparti di terapia intensiva, l’epidemia da Covid-19. A regime, saranno un milione al mese. «Per le FFP2 stiamo solo attendendo la conferma che possiamo saltare il passaggio delle certificazione da parte dell’ente esterno preposto – spiega Foschieri -. Ci vorrebbe troppo tempo: un mese e mezzo. E il tempo non c’è». Per questo adesso si aggrappa alla deroga che dovrebbe consentire l’autocertificazione a tutte le aziende che producono DPI, vale a dire i dispositivi di protezione individuale fondamentali per gli operatori che stanno combattendo contro i il l virus ne nelle lle corsie degli ospedali. Tecnoline – un fatturato di 2,5 milioni di euro - è la prima azienda del distretto mirandolese che ha riconvertito . In un batter d’occhio. Ha già ordini per 600mila pezzi da tutta Italia. Da aziende sanitarie dell’Emilia Romagna, da industrie alimentari, da ospedali come il Policlinico Gemelli di Roma. «Abbiamo predisposto uno stampo di produzione – prosegue Foschieri -, perché prevediamo un forte aumento della richiesta». Se c’è qualche intoppo, adesso, riguarda il reperimento della materia prima. Il poliuretano e poi gli elastici. «Ma abbiamo ampliato la rete dei fornitori e fino ad ora siamo riusciti a superare le difficoltà», spiega ancora Foschieri. Il core business - sacche per dialisi e dispositivi per la raccolta del sangue e il trattamento con l’ozono – resta. Ma ora l’azienda è sempre operativa con tre turni, non stacca mai le macchine. Aveva in cassa integrazione alcuni operai, li ha richiamati tutti. E il massimo della produzione verrà raggiunto entro sette-dieci giorni.