Sì alla sperimentazione dei farmaci
L’anti-artrite testato su 330 pazienti. Quasi 3mila i nuovi contagi e 345 morti in più
Una procedura super-veloce per testare i farmaci più promettenti tagliando tutti i tempi possibili grazie a una norma entrata in extremis nel decreto cura Italia. È quella che faciliterà il lavoro dell’Agenzia italiana del farmaco che ieri ha ufficializzato il via libera alla sperimentazione (anticipata sul Sole 24 ore del 13 marzo) del tocilizumab, il farmaco per artrite reumatoide: «I dati preliminari sono promettenti. Lo studio di fase 2 sarà su 330 pazienti «intubati da non più di 24 ore» e non in condizioni particolarmente gravi ha spiegato il direttore
Nicola Magrini. Il farmaco sembra infatti efficace nel lenire l’infezione della polmonite. «Ci sono segnalazioni di alcuni pazienti che hanno avuto un miglioramento della condizione e altri no», ha detto Magrini. La sperimentazione servirà a dimostrare «quante vite si salvano, chi ne giova maggiormente e quale è la categoria che ne giova». Oltre al farmaco sull’artrite l’Aifa ha ricordato che è stata autorizzata anche la sperimentazione dell’antivirale Remdesvir, mentre sono in fase di valutazione altre terapie. Mentre è stato smentito che farmaci usati da migliaia di persone, come gli anti-infiammatori e gli anti-ipertensivi, accelererebbero e aggraverebbero il quadro clinico dei malati.
Intanto ieri il numero dei contagi è salito a 26.062 casi (2.989 in più rispetto al giorno prima) e il numero dei contagiati, comprese vittime e guariti, è pari a 31.506; i decessi solo aumentati a 2.503 (345 in più), confermando l'incremento del 10% che si osserva da giorni. Sono cifre che confermano la tendenza generale, mentre è ancora difficile dire quando ci sarà il picco.
L’Oms ieri ha confermato il plauso per quanto fatto finora dal nostro Paese: «Ora l’Italia è diventato il modello a cui si guarda sulle misure da mettere in campo, è la piattaforma di know how, anche per il resto dell'Europa e del mondo». Ranieri Guerra dell’Oms ha poi segnalato che c’è il rischio che l’epidemia possa ritornare «a partire dalla Cina, dove certo non tutta la popolazione è stata colpita»