Piano di salvataggio a rischio
Il salvataggio della Aston Martin, leggendaria casa automobilistica preferita da James Bond ma finita in panne, diventa un rally tutto in salita. La crisi globale innescata dal CoronaVirus, con le frontiere chiuse, è una tegola sulla già sofferente azienda, schiacciata da un debito monstre di 900 milioni di sterline.
Sul marchio inglese di auto superlusso si è abbattuta la scure di S&P: l’agenzia di rating americana ha abbassato a Tripla C- il giudizio sull’azienda: il debito di Aston è “spazzatura”. L’industria dell’auto è tra quelle più colpite dall’impatto del virus, perché ha una catena di produzione globale, ed era già in difficoltà da tempo perché arriva da anni di contrazione delle vendite. Con l’economia mondiale che va spedita verso una recessione, il piano di soccorso di Aston Martin, di proprietà del fondo Investindustrial del finanziere italiano Andrea Bonomi e del fondo sovrano del Kuwait, che prevede un salvataggio da 536 milioni diventa ancora più oneroso. E dunque la bocciatura di S&P che mette in discussione il successo dell’operazione, divisa in 171 milioni di collocamento di titoli al prezzo di 2,25 sterline (lo sbarco fu a 19 sterline) e altri 350 di emissioni nuovi titoli, e comunque vede la necessità di altra liquidità anche in caso la ricapitalizzazione vada in porto.
A fine anno alla portiera aveva bussato Lawrence Stroll, il magnate canadese della Formula Uno. Dopo una serie di abbocchi con Bonomi e il Kuwait, e anche un tentato affondo della cinese Geely, i due soci hanno accettato la ciambella di salvataggio. Stroll ha un piano di rilancio ambizioso: nuova liquidità, risanamento e il debutto di Aston Martin in Formula Uno, dove attualmente Stroll è il patron della scuderia Red Bull. Ma ora tutto il progetto, mentre pure il GP di Formula Uno si ferma per colpa del virus, è a rischio, secondo gli analisti.
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