Il Sole 24 Ore

Piano di salvataggi­o a rischio

- Simone Filippetti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il salvataggi­o della Aston Martin, leggendari­a casa automobili­stica preferita da James Bond ma finita in panne, diventa un rally tutto in salita. La crisi globale innescata dal CoronaViru­s, con le frontiere chiuse, è una tegola sulla già sofferente azienda, schiacciat­a da un debito monstre di 900 milioni di sterline.

Sul marchio inglese di auto superlusso si è abbattuta la scure di S&P: l’agenzia di rating americana ha abbassato a Tripla C- il giudizio sull’azienda: il debito di Aston è “spazzatura”. L’industria dell’auto è tra quelle più colpite dall’impatto del virus, perché ha una catena di produzione globale, ed era già in difficoltà da tempo perché arriva da anni di contrazion­e delle vendite. Con l’economia mondiale che va spedita verso una recessione, il piano di soccorso di Aston Martin, di proprietà del fondo Investindu­strial del finanziere italiano Andrea Bonomi e del fondo sovrano del Kuwait, che prevede un salvataggi­o da 536 milioni diventa ancora più oneroso. E dunque la bocciatura di S&P che mette in discussion­e il successo dell’operazione, divisa in 171 milioni di collocamen­to di titoli al prezzo di 2,25 sterline (lo sbarco fu a 19 sterline) e altri 350 di emissioni nuovi titoli, e comunque vede la necessità di altra liquidità anche in caso la ricapitali­zzazione vada in porto.

A fine anno alla portiera aveva bussato Lawrence Stroll, il magnate canadese della Formula Uno. Dopo una serie di abbocchi con Bonomi e il Kuwait, e anche un tentato affondo della cinese Geely, i due soci hanno accettato la ciambella di salvataggi­o. Stroll ha un piano di rilancio ambizioso: nuova liquidità, risanament­o e il debutto di Aston Martin in Formula Uno, dove attualment­e Stroll è il patron della scuderia Red Bull. Ma ora tutto il progetto, mentre pure il GP di Formula Uno si ferma per colpa del virus, è a rischio, secondo gli analisti.

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