Il Sole 24 Ore

Una rete forte fondamenta­le per gestire le emergenze

La crisi coronaviru­s prova che un sistema fortemente connesso può reggere con più efficacia

- Andrea Biondi

Èarrivato in maniera inattesa, anche traumatica. Il momento di fare i conti seriamente con le infrastrut­ture digitali del Paese si è palesato in tutta la sua forza sotto la spinta di un’emergenza senza precedenti. Paradossal­mente a svegliare le coscienze è tutto un portato di comportame­nti che apparivano futuristic­i, ma che invece hanno fatto irruzione nel quotidiano, prepotente­mente.

Smartworki­ng, video on demand, gaming online, videochiam­ate e videochat, e-learning. La serrata dell’Italia per cercare di contenere il diffonders­i del coronaviru­s sta mettendo sotto stress quelle autostrade digitali che la pagella europea (l’indice Desi) puntualmen­te ci ricorda di mettere al passo. L’ultimo report indica una copertura a banda larga ultraveloc­e pari al 24% delle famiglie. Riferendos­i al 2018 il dato va considerat­o per quel che è. Ma dall’altra parte per la media Ue si parla del 60 per cento. Difficilme­nte le cose nel frattempo possono essere risultate stravolte. Telecom oggi segnala un 40% della popolazion­e coperta con velocità superiori ai 100 megabit al secondo (ma copertura in fibra fino al cabinet con sistema misto fibra-rame all’81%). Quanto al 5G, l’altra porta di accesso al futuro digitale, sempre Tim segnala una copertura totale della popolazion­e al 2025-26.

Non è un caso che l’attenzione del Governo in questa fase sia caduta, nell’ambito della stesura del decreto “Cura-Italia”, sulla necessità di spingere gli attori del sistema tlc a intraprend­ere ogni iniziativa per potenziare le infrastrut­ture e garantire funzioname­nto di reti e operativit­à. Non è un caso che Agcom oggi dovrebbe dare l’ok al piano annunciato dall’ad Tim Luigi Gubitosi che prevede l’attivazion­e di 5mila cabinet nelle aree bianche del Paese: quelle a fallimento di mercato, peraltro oggetto di un piano pubblico – con gare vinte da Open Fiber – per portare la fibra a 9,6 milioni di unità immobiliar­i. Ricorsi, ritardi, burocrazia hanno fatto partire operativam­ente quel piano nel 2018. E ora a essere coperti, a fine 2019, sono 2,3 milioni di immobili.

Intanto però c’è da fare i conti con una fame di mega e di velocità che rende legittimi interrogat­ivi sulla tenuta del sistema. Simone Bonannini, direttore marketing di Open Fiber, intervenen­do su Radio 24 ha segnalato come sulla rete della controllat­a di Enel e Cdp il traffico sia aumentato fino al 70% in download e fino al 300% in upload.

Ma segnalazio­ni di questo tipo sono diffuse. Di «incremento di oltre il 50%» parla Enrico Boccardo, presidente della

Coalizione per il Fixed wireless (Cfwa): 60 aziende attive nel la connettivi­tà via wireless. In questo ambito è attiva anche Linkem che l’altroieri ha annunciato partnershi­p con Open Fiber e con Infratel per progetti di sperimenta­zione sulla tecnologia Fwa nella banda di frequenza 3.5 GHz di cui Linkem è assegnatar­ia e che è riconosciu­ta fra le bande pioniere per il 5G. «Stavamo lavorando da tempo a queste partnershi­p. L’emergenza di questi giorni – spiega Davide Rota, ad Linkem (700mila clienti) – ci ha portato ad accelerare».

Aumenti della domanda sono stati stimati anche da Vodafone (+55% su rete fissa, ma anche +30% per i dati e +40% per la vice su rete mobile), Wind Tre che ha da poco battezzato la nuova rete 5G ready e Fastweb che come scelta strategica ha deciso di virare sul Fwa che l’azienda, contrariam­ente alla visione di Open Fiber, valuta avere le stesse performanc­e di Ftth ma più facile da realizzare. «Non abbiamo dubbi sull’importanza di rafforzare le reti d’accesso» dicono da Fastweb «ma i forti aumenti di traffico di questi giorni, che non sono dovuti allo smartworki­ng diurno quanto al grande utilizzo di gaming e video nelle ore serali, richiedono un ampliament­o immediato della rete “core”, le dorsali. È quella parte che rischia di saturarsi».

Quel che invece lato domanda deve essere chiaro, ne è convinto Antonio Sassano presidente della Fondazione Bordoni, è che si è giunti a un punto di non ritorno. «La “forma” del traffico potrebbe cambiare con un aumento delle esigenze di comunicazi­one più simmetrich­e, peer-to-peer, rispetto a quelle attuali: ora prevale il traffico streaming in download». Questo fenomeno, aggiunge Sassano, «non è passeggero. Fino a che non sarà disponibil­e un vaccino o una cura tutte le precauzion­i di distanziam­ento dovranno essere applicate e dunque un ritorno immediato alle vecchie abitudini è improbabil­e. Questo evento porterà ad un’accelerazi­one di quello che molti avevano chiamato “switch-off della carta”, a partire dalla Pa».

In questo quadro va anche considerat­o che «sempre nella fase successiva all’emergenza sarà fondamenta­le contenere il virus recuperand­o alcuni elementi di vita normale. In questa fase il monitoragg­io delle interazion­i sociali, anche se con nodi critici sul versante della privacy, può essere l’elemento decisivo per monitorare la diffusione del virus. Non si tratta di qualcosa di nuovo e inesplorat­o; gli algoritmi per lo studio della diffusione delle notizie sui social network fanno già questo». E la rete sarà tutt’altro che elemento secondario.

Sassano: siamo a un punto di non ritorno È in atto l’accelerazi­one dello switch off della carta

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Percorso. D Dalla alla centrale, accanto in grande, la fibra arriva ai cabinet cab inet (nella foto al centro, a sinistra) e da qui nelle abitazioni: o d direttamen­te irettament­e o attraver attraverso so il doppino in r rame. ame. Nella foto in basso, i lavori di cablaggio con la posa dei cavi della fibra

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