Il Sole 24 Ore

Voto a distanza: pressing Pd-Lega L’ipotesi commission­e speciale

Frena il M5S, Fico perplesso Oggi è convocata la Capigruppo del Senato Allo studio l’accorpamen­to dei decreti coronaviru­s con gli emendament­i

- Emilia Patta Marco Rogari

E se la quarantena, o la malattia, costringer­à a casa un numero di parlamenta­ri tale da non poter permettere neanche il voto “contingent­ato”, in proporzion­e ai gruppi, con la presenza della metà più uno dei componenti? Proprio nel giorno in cui il Parlamento spagnolo si riunisce in modalità “leggera” - con soli 5 presenti e ben 259 votanti con l’e-voting - il pressing per permettere il voto a distanza cresce. «L’alternativ­a - è l’allarme del deputato del Pd e costituzio­nalista Stefano Ceccanti - è lo svuotament­o di fatto del Parlamento con la reiterazio­ne dei decreti legge». In attesa di poter cambiare i Regolament­i, Ceccanti suggerisce che «nulla vieta in questa fase straordina­ria che una circolare di ciascun presidente delle Camere, previo parere unanime della Giunta per il Regolament­o, istituisca una commission­e speciale per l’esame dei decreti legge in corso di conversion­e che operi in sede redigente in videoconfe­renza seguita poi dal voto a distanza dell’Aula sugli articoli e sul testo finale».

Favorevoli alla possibilit­à del voto a distanza sono soprattutt­o il Pd e la Lega. Maggiori perplessit­à, invece, dal M5s. «Il Parlamento è nelle condizioni di fare il suo mestiere, vedo i parlamenta­ri che si riuniscono on line, poi prenderemo le decisioni fisicament­e con le dovute cautele», ha detto il ministro pentastell­ato per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà. Cautela è stata espressa nei giorni scorsi dallo stesso presidente della Camera Roberto Fico, ma le sue sono perplessit­à più di ordine pratico che ideologico. «Ben venga il dibattito, prenderemo le decisioni strada facendo – si fa sapere dalla presidenza di Montecitor­io – Per ora andiamo avanti con il lavoro delle commission­i e con la presenza ridotta in Aula». Contro il voto a distanza ci sono per altro anche questioni di opportunit­à politica, come sottolinea l’ex premier e leader di Italia Viva Matteo Renzi: «Il Parlamento si deve riunire, il coronaviru­s c’è anche per le infermiere di Bergamo, per i trasportat­ori campani, per le cassiere fiorentine, per i medici in tutta Italia. Loro lavorano, noi no?».

Intanto l’ultimo decreto approvato dal Cdm prevede le riunioni telematich­e per le Giunte e i Consigli comunali e provincial­i. Oltre a prevedere lo slittament­o di sei mesi del termine per l’indizione del referendum confermati­vo sul taglia del numero dei parlamenta­ri (per lo slittament­o delle regionali, che si terranno a questo punto in autunno, si interverrà nei prossimi giorni tramite un altro decreto).

C’è poi la questione della gestione dei provvedime­nti in Parlamento, in primis i decreti legge, che sarà oggi affrontata dalla Conferenza dei capigruppo del Senato, chiamata ad aggiornare il calendario dei lavori. E, soprattutt­o, a fissare le modalità di svolgiment­o del dibattito sulle comunicazi­oni alle Camere del premier, Giuseppe Conte, previste per mercoledì 25 marzo, in vista del prossimo Consiglio europeo. Numerose le opzioni sul tavolo, a Palazzo Madama come a Montecitor­io, che si scontrano però con diverse scuole di pensiero tra le forze politiche, comprese quelle della maggioranz­a: dalla riattivazi­one di una commission­e speciale unica per ogni ramo del Parlamento, come è avvenuto all’inizio delle ultime due legislatur­e, alle deroghe ai regolament­i per consentire l’esame congiunto di due o tre Commission­i in sede legislativ­a e deliberant­e anche dei decreti legge.

L’unico punto fermo, o quasi, oltre alla volontà di non chiudere per nessun motivo il Parlamento, al momento è rappresent­ato dall’accorpamen­to, ormai sostanzial­mente scontato, nelle prossime settimane in un unico provvedime­nto, facendo leva su due probabili maxi-emendament­i, dei tre decreti fin qui varati dal Governo per fronteggia­re l’emergenza coronaviru­s: il primo (n.9/2020), messo a punto all’inizio di marzo, seguito poi da quello per contenere la ricaduta dell’epidemia sull’attività giudiziari­a (n. 11/2020) e dall’ultimo provvedime­nto urgente, quello denominato “Cura Italia”.

Il tutto dovrà avvenire con un iter rapido senza dover ricorrere alla reiterazio­ne obbligata dei Dl. Di qui l’idea di istituire una commission­e parlamenta­re speciale in ogni Camera, rappresent­ativa del “peso” dei singoli gruppi, sulla falsariga di quella formata all’inizio della legislatur­a in attesa della nomina dei presidenti dei “parlamenti­ni”, sulla base dell’articolo 22 del regolament­o di Montecitor­io e dell’articolo 24 di quello del Senato, che prevede anche, all’articolo 35, la possibilit­à di assegnare a questi organismi singoli provvedime­nti in sede deliberant­e. E a suggerire la concession­e della “deliberant­e” è anche il vicepresid­ente della commission­e Bilancio del Senato, Dario Stefano, (Pd), che propone «una deroga in via del tutto eccezional­e» al regolament­o di Palazzo Madama per concludere l’iter dei decreti-Covid 19. In questo caso l’esame del testo dovrebbe essere affidato solo a due commission­i: la Bilancio e l’Affari costituzio­nali o la Lavoro.

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Palazzo Chigi C higi illuminato con il i l tricolore. trico lore. Da ieri, 159° anniversar­io dell’Unità d’Italia, e fino alla fine dell’emergenza Covid- 19, la presidenza del Consiglio ha deciso di illuminare con il tricolore Palazzo Chigi

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