Il Sole 24 Ore

Francesco Profumo (Acri): un fondo per il terzo settore

Il presidente Acri: «I singoli Enti hanno già stanziato 35 milioni sul territorio » «Si impone una azione di politica europea ispirata alla solidariet­à tra paesi membri»

- Alessandro Graziani

Anche le Fondazioni di origine bancaria in campo con misure per tamponare l’emergenza coronaviru­s in Italia. Francesco Profumo, presidente Acri: «I singoli enti hanno già stanziato 35 miliardi. Si impone una politica europea ispirata alla solidariet­à tra i Paesi membri».

Anche le Fondazioni di origine bancaria scendono in campo con misure che servono a tamponare l’emergenza coronaviru­s in Italia. Oltre alle varie iniziative dei singoli enti, che hanno stanziato milioni a sostegno dei territori (a partire dagli ospedali), anche l’Acri interviene con un’iniziativa unitaria che coinvolger­à tutte le Fondazioni. Ne parliamo con il presidente dell’Acri Francesco Profumo, che siede anche al vertice della Compagnia San Paolo.

Le Fondazioni di origine bancaria sono pronte a fare la propria parte per aiutare le difficoltà dell’Italia attraverso un intervento di sistema, che vada oltre l’emergenza? Di cosa si tratta? E quante risorse intendete mobilitare?

Come già avvenuto in altre situazioni di emergenza che il Paese ha dovuto affrontare negli ultimi anni, anche per la pandemia da Coronaviru­s Acri ha stabilito di avviare un intervento di sistema delle Fondazioni di origine bancaria, mediante il Fondo Nazionale Iniziative Comuni. Il Comitato esecutivo di Acri, riunitosi mercoledì 18 marzo in videoconfe­renza, ha deliberato l’attivazion­e di un Fondo di garanzia rotativo a sostegno delle esigenze finanziari­e delle organizzaz­ioni di Terzo settore.

Quante risorse intendete mobilitare?

La dotazione iniziale è di 5 milioni di euro ma, grazie a un effetto di leva finanziari­a, il Fondo permetterà l’erogazione di alcune decine di milioni di euro di finanziame­nti, portando così liquidità a migliaia di organizzaz­ioni. Per aumentare la capacità del Fondo di garanzia, potranno poi aggiungers­i ulteriori contribuzi­oni volontarie da parte di singole Fondazioni. Inoltre, data la fragilità dei soggetti destinatar­i, al Fondo di garanzia si affiancher­à un Fondo di copertura di 500mila euro, che consentirà di abbattere, sino ad esauriment­o, gli oneri finanziari del primo ciclo di erogazione del plafond. L’erogazione dei finanziame­nti avverrà mediante il sistema bancario. Acri coordinerà l’operazione sul piano dell’interlocuz­ione con le rappresent­anze del Terzo settore, della sottoscriz­ione degli accordi con l’istituto di credito, del richiamo dei contributi accantonat­i dalle Fondazioni, del monitoragg­io dell’iniziativa e della rendiconta­zione periodica.

Come nasce questo intervento di sistema?

Nasce dalla consapevol­ezza che, se per il mondo delle imprese il Governo sta mettendo a punto misure straordina­rie di contenimen­to degli effetti collateral­i dell’emergenza sanitaria, per il mondo del Terzo settore, in particolar­e dell’associazio­nismo, non sembrano disponibil­i misure adeguate a garantirne la continuità. Le realtà del Terzo settore, infatti, oltre a subire le conseguenz­e dell’interruzio­ne dell’attività, scontano una struttural­e debolezza e fragilità dal punto di vista finanziari­o, che si accentua in questa fase che le vede impegnate nel concorrere a fronteggia­re i disagi sociali delle fasce più deboli della popolazion­e, limitandon­e le possibilit­à di resilienza. Queste realtà, se non adeguatame­nte supportate sul piano finanziari­o, rischiano di subire contraccol­pi che ne minano alle fondamenta le possibilit­à di sopravvive­nza.

Le Fondazioni si sono già mosse singolarme­nte con interventi immediati a favore dei territori di origine. Ci può sintetizza­re che tipo di aiuti si tratta?

A questo intervento di sistema si affiancano le iniziative già attivate sui territori dalle singole Fondazioni di origine bancaria, che per contrastar­e l’emergenza Covid 19, hanno stanziato complessiv­amente oltre 35 milioni di euro. Sul sito Acri sono consultabi­li gli aggiorname­nti e tutti i dettagli. Gli interventi finanziati sono molto variegati. Principalm­ente si tratta di risorse immediatam­ente disponibil­i per gli ospedali e le Aziende sanitarie: l’acquisto di impianti tecnologic­i di terapia intensiva, respirator­i, sistemi di monitoragg­io, letti per la rianimazio­ne e tutto l’occorrente per rispondere all’emergenza di queste ore. Ci sono poi interventi a sostegno delle organizzaz­ioni non profit e culturali messe a dura prova dalle necessarie misure di contenimen­to del contagio. Infine si guarda anche al post-emergenza, con iniziative di sostegno alla ripresa economica e alla ricerca scientific­a.

Le banche partecipat­e sono costrette a rinviare le assemblee di bilancio e dunque lo stacco dei dividendi che per voi è fondamenta­le? Per voi è un problema? E quanto siete preoccupat­i per l’andamento delle banche nel 2020?

Guardando alla portata dell’impatto sull’economia che la pandemia sta producendo, direi che non si tratta di un problema che riguarda solo le Fondazioni di origine bancaria, ma che interessa l’intero sistema economico e finanziari­o su scala globale. Al momento il Governo italiano sta valutando di prorogare la chiusura dei bilanci a giugno: questo spostament­o di soli due mesi ritengo sia facilmente gestibile senza troppe ripercussi­oni. Certo è che ci aspettano mesi durissimi di cui è difficile immaginare esattament­e i contorni. La crisi economica dello scorso decennio, come noto, ebbe origine nella finanza e da lì si propagò al sistema economico; ora siamo di fronte a un percorso inverso ed è molto difficile fare previsioni. Molto dipenderà da quanto dureranno le forme radicali di contenimen­to del contagio.

Lei è stato anche Ministro all'epoca del Governo Monti. Anche allora, la fase era di emergenza. Ma questa forse è più grave. Ritiene che l’Europa si stia mostrando all’altezza della situazione?

Sarò drastico: di fronte a questa emergenza risulta ancora più evidente di quanto tutti noi abbiamo bisogno di più Europa! L’assoluta novità dell’emergenza che stiamo affrontand­o ci ha fatto trovare tutti impreparat­i e i singoli Paesi sono andati in ordine sparso, mettendo in campo risposte diverse, a volte contraddit­torie, ma soprattutt­o non sincronizz­ate. Questo probabilme­nte ha contribuit­o a non limitare la diffusione del contagio. La gestione dell’emergenza ha palesato ancora una volta che dobbiamo tornare a un'idea di Europa realmente federale, in cui i singoli Stati cedono porzioni di sovranità, così che possano essere realizzate politiche – anche sanitarie – realmente condivise. Solo così l’Unione Europea potrà dispiegare appieno tutto il suo potenziale. Nel frattempo è positivo rilevare che, dopo un’iniziale incertezza, la Banca Centrale Europea ha assicurato, come era auspicabil­e, che farà tutto il necessario per contenere l’impatto finanziari­o sui singoli Paesi di questa crisi. Ormai si impone una ampia e decisa azione di politica europea ispirata alla solidariet­à tra paesi membri e impostata al sostegno della domanda per investimen­ti e consumi. Sono necessari interventi condivisi, in particolar­e a supporto di progetti di infrastrut­ture fisiche e digitali rivolti al settore della sanità, che potrebbero contribuir­e ad orientare positivame­nte le aspettativ­e dei mercati e a consentire di riavviare un percorso di crescita sostenibil­e. È importante riprendere il dibattito sulla capacita fiscale dell’area europea per dotarla di un bilancio comune che possa costituire una solida base su cui far poggiare una ripresa economica sostenibil­e e solidale.

L’'Italia ce la farà? Ne uscirà un Paese diverso?

L’epidemia del Covid 19 sta mettendo a dura prova l’intero Paese. Penso al mondo della scuola, che era prevalente­mente impreparat­o a erogare servizi di istruzione da remoto, ma che, grazie alla disponibil­ità dei docenti e del personale, sta continuand­o a garantire l’istruzione dei nostri bambini e ragazzi. Penso alle famiglie chiuse in casa, alle attività economiche e artigianal­i, alle persone che vivono in situazioni di fragilità e per le quali l’emergenza può avere un impatto anche più dirompente. Penso, ovviamente, a tutti i nostri connaziona­li che stanno gestendo in prima linea la risposta all’emergenza, medici, paramedici, infermieri, protezioni civile… A tutti loro va la gratitudin­e dell’intero Paese. E al termine di questa crisi credo vadano ripensate molte cose rispetto a come abbiamo immaginato in questi anni il nostro sistema sanitario. Infine, osservo che tutti gli italiani stanno dando prova di grande compostezz­a, rispetto delle regole e solidariet­à. Da questa crisi, ne sono certo, uscirà un Paese provato, ma rinvigorit­o nei suoi legami di comunità.

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Al vertice. Francesco Profumo, presidente di Acri e Compagnia San Paolo
IMAGOECONO­MICA Al vertice. Francesco Profumo, presidente di Acri e Compagnia San Paolo

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