Il Sole 24 Ore

Cantieri, chiusure a raffica Ance: regole paradossal­i

In attesa delle linee guida ministeria­li, le imprese costrette a sospendere Buia: devono darci la causa di forza maggiore altrimenti dovremo pagare i danni

- Di Giorgio Santilli

Dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, è una raffica di chiusure per i cantieri. «La maggior parte ha chiuso o sta chiudendo» dice il presidente dell’Ance, Gabriele Buia, che accusa il governo di avere messo il settore in una situazione «paradossal­e, come paradossal­i sono le norme e le istruzioni che riceviamo».

Dalla Val d’Aosta alla Sicilia, è una raffica di chiusure per i cantieri: il 70% in Italia, dice l’Ance. «La maggior parte ha chiuso o sta chiudendo», conferma il presidente dell’associazio­ne dei costruttor­i, Gabriele Buia, che critica il governo per avere messo il settore in una stituazion­e «paradossal­e, come paradossal­i sono norme e istruzioni che riceviamo».

Paradossal­e è il termine giusto per imprese e imprendito­ri che da una parte rischiano di essere perseguite penalmente se portano avanti un cantiere senza che vi siano le condizioni di sicurezza previste dai Dpcm emanati nei giorni scorsi, dall’altra non possono chiudere il cantiere perché, se lo fanno, il rischio è di dover pagare i danni alla pubblica amministra­zione (e non solo) per l’interruzio­ne dei lavori.

«Noi non vogliamo chiudere i cantieri - dice Buia - perché dopo quindici anni di crisi, tenere aperti i cantieri per noi è fondamenta­le e siamo molto coscienti che chiuderli potrebbe significar­e chiudere l’impresa per sempre. Al tempo stesso - continua il presidente dell’Ance la salute dei nostri lavoratori è la priorità assoluta, è al primo posto nei nostri pensieri e bisogna riconoscer­e oggettivam­ente che in un cantiere le occasioni di contatto possono essere numerose. Si aggiunga che le norme non ci aiutano perché noi dovremmo sanificare i locali e le cabine di manovra più volte al giorno, ogni volta che cambia l’operatore e non si trovano le imprese che effettuino questa attività. Stesso discorso vale per i fornitori di materiali, il ferro, il calcestruz­zo, che in molti casi hanno già chiuso le fabbriche. In tutto questo riceviamo centinaia di telefonate ogni giorno da imprese di tutto il territorio nazionale che ci chiedono come interpreta­re le norme».

Sono in arrivo dal ministero delle Infrastrut­ture linee guida che chiariscon­o gli obblighi di informazio­ne, le modalità di accesso dei fornitori esterni, l’applicazio­ne e le modalità d’uso dei dispositiv­i di porotezion­e, la gestione degli spazi comuni, l’organizzaz­ione del cantiere, consiglian­do ove possibile la rimodulazi­one del cronoprogr­amma dellelavor­azioni. Le linee guida dovrebbero essere diramate a breve.

«Purtroppo questo non basta», dice Buia che invoca una soluzione più radicale, quanto meno per ridurre gli impatti sulle imprese in termini di richiesta di danni da parte delle amministra­zioni committent­i. «Il governo - dice - deve concederci lo stato di causa di forza maggiore. È assurdo che non sia ancora successo. Sia chiaro che non lo dico perché le imprese vogliono chiudere ma non es serenelle condizioni di lavorare eppoi dover pagare il prezzo di una interruzio­ne dei lavori è davvero l’nnesimo paradosso. Per non dire assurdità. E sempre sull’impresa si scaricano le contradddi­zioni». In una prima versione delle norme emanate in questi giorni era addirittur­a previsto che le imprese, per riconoscer­e l’interruzio­ne del cantiere e non “pagare” il ritardo che ne deriva, avrebbe dovuto rivolgersi al giudice. Proprio mentre le aule dei tribunali chiudevano. «Almeno questa ci è stata risparmiat­a, ma la situazione è ugualmente drammatica e le imprese non sanno cosa fare». La norma della causa di forza maggiore non viene riconosciu­ta perché ritiene il governo - deve essere la singola amministra­zione e la singola stazione appaltante a decidere se sia il caso o meno di interrompe­re. «Con il risultato - chiosa Buia che opere rimaste ferme per anni ora improvvisa­mente sono diventate la priorità assoluta del Paese. C’è evidenteme­nte chi non capisce quale sia, oggi, la vera priorità del Paese, dei lavoratori, dei cittadini e delle imprese».

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Allarme Ance, che chiede aiuti per le aziende del comparto alle prese con il blocco dell’operativit­à
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Settori in crisi. Allarme Ance, che chiede aiuti per le aziende del comparto alle prese con il blocco dell’operativit­à IMAGOECONO­MICA
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Performant­i. Attenti all’ambiente senza perdere in qualità ed elasticità

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