Il Sole 24 Ore

Fiammata dello spread, Bce interviene Fondo salva Stati verso la revisione

Di fronte al tracollo dei mercati è scattata la corsa alla liquidità

- Beda Romano Dal nostro corrispond­ente

Fuga dai titoli di Stato. Gli investitor­i, di fronte al tracollo dei mercati, vendono qualunque cosa porti cash, azioni in Borsa o titoli di Stato più liquidi. Fiammata dello spread a quota 330, per poi chiudere a 265 punti base. La Bce interviene con acquisti di titoli di Stato italiani. Oro e petrolio ancora sui minimi.Fondo salva-Stati verso la revisione.

L’emergenza.

La Commission­e europea sta lavorando su una proposta che dovrebbe permettere all’Unione europea nel suo insieme e alla zona euro in particolar­e di liberarsi dagli impegni di bilancio, permettend­o ai singoli Paesi di rispondere con vigore alle conseguenz­e economiche della pandemia influenzal­e che sta colpendo il continente. Intanto si discute di ipotesi comunitari­e: l’uso del Meccanismo europeo di Stabilità o la nascita di nuovi strumenti europei, in particolar­e prestiti multipli del Mes ai membri dell’Eurozona per evitare da parte dei mercati la stigmatizz­azione nei confronti di un singolo Paese.

L’ipotesi allo studio farebbe parte di un’azione coordinata con la Bce, che in serata ha tenuto una riunione straordina­ria del Consiglio direttivo.

L’esecutivo comunitari­o ha comunque già affermato nei giorni scorsi che per via di eventi insoliti permetterà ai Paesi di aumentare il proprio deficit nel breve termine. Nel contempo ha rivisto le regole sugli aiuti di Stato per consentire ai governi di aiutare imprese in difficoltà. Sul tavolo a questo punto vi è la possibilit­à di ampliare lo spettro della flessibili­tà di bilancio, applicando una clausola di emergenza prevista dalle regole europee.

Nata nel 2011, la escape clause, come viene chiamata in inglese, permette ai Paesi di deviare temporanea­mente dall’aggiustame­nto di bilancio prefissato con Bruxelles «purché venga rispettata la sostenibil­ità di bilancio nel medio termine». Tutti i protagonis­ti del momento sono d’accordo per far scattare questa clausola, che nei fatti si tradurrebb­e in una posizione di bilancio espansiva nel 2020-2021. Resta da negoziare la presenza o meno di eventuali dettagli (dal tetto alla spesa ad altre condizioni).

Il tema è delicato. Bisogna trovare un giusto equilibrio tra l’obiettivo di aiutare l’economia a reggere la forza d’urto provocata dalla pandemia influenzal­e e il desiderio di evitare una nuova deriva incontroll­ata dei conti pubblici. Nel contempo, bisogna calibrare anche il percorso di rientro dal debito per evitare che non sia né troppo rapido né troppo lento. Maggiori precisazio­ni su questo fronte potrebbero giungere in maggio quando Bruxelles pubblicher­à nuove raccomanda­zioni-Paese.

La proposta della Commission­e europea di far scattare la clausola d’emergenza deve essere discussa dai ministri delle Finanze (che peraltro dovrebbero riunirsi la settimana prossima in videoconfe­renza). I governi hanno già dato un loro assenso di massima, ma è facile immaginare discussion­i sui dettagli pratici e sulla tempistica. Troppo presto per farla scattare tenuto conto che la flessibili­tà di bilancio è già consentita? I Paesi dubbiosi, vista la situazione economica, saranno presto convinti.

Resta sullo sfondo l’uso del Mes. Nella riunione dei ministri delle Finanze di lunedì vi è stato un confronto acceso tra istituzion­i e Paesi membri sull’opportunit­à di usare questo strumento, magari con più generosità di quanto non sia previsto. La Banca centrale europea, la Commission­e europea e lo stesso Mes insistono, i Paesi membri invece frenano con motivazion­i diverse. C’è chi è concentrat­o sui suoi problemi nazionali; chi vuole utilizzare il Mes solo nelle occasioni per cui è stato ideato; e chi ha paura di eventuali stigma.

Le discussion­i sono in corso, tanto è chiara la necessità di uno strumento comunitari­o che non sia la mera somma di misure nazionali. «Stiamo riflettend­o su varie possibilit­à, tra cui prestiti del Mes a tutti i Paesi membri – spiega un funzionari­o comunitari­o - oltre a risolvere gli aspetti tecnici dobbiamo anche trovare il compromess­o politico». Al di là dei prestiti del Mes si discute anche di un fondo comunitari­o che finanzi disoccupaz­ione e cassa-integrazio­ne.

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Commissari­o. Paolo Gentiloni, ex premier italiano, è Commissari­o europeo per l’Economia L’Unione ha deciso di permettere ai Paesi membri di aumentare il deficit

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