L’Eurotower prima sbanda con i falchi, poi fa prevalere la linea dell’intervento
A margine delle riunioni del Consiglio manca la diplomazia dei corridoi
«L’Europa è come un diesel, impiega un po’ a partire. Ma la risposta alla crisi del coronavirus sta prendendo forma. Anche se in teleconferenza». Nel momento forse più grave della loro storia, le istituzioni europee sono state costrette a chiudere i propri palazzi e organizzare il telelavoro di decine di migliaia di dipendenti. «Così capita che rispondi ad una mail urgente e poi per ore non accade nulla» racconta un funzionario al lavoro, da casa sua, ad uno dei dossier europei più caldi del momento. Proprio quando le decisioni dovrebbero essere più rapide e i processi più efficaci, l’emergenza rallenta ogni cosa. La Commissione è entrata progressivamente in modalità “remoto”. Dieci giorni fa sono stati sospesi tutti gli eventi che prevedevano pubblico, le trasferte, le riunioni ridotte fino a trasferirle prima su Skype e poi alle teleconferenze. A metà della scorsa settimana nella mail di tutti i dipendenti della Commissione è arrivato un videomessaggio della presidente Ursula von der Leyen, tradotto in tutte le lingue dell’Unione che spiegava: da lunedì tutti casa, salvo che per motivi inderogabili e un presidio a rotazione. Del Parlameento si sa, la plenaria di febbraio è stata trasferita a Bruxelles e ridotta a un giorno e mezzo, il presidente Sassoli si è messo in autoisolamento, perché aveva viaggiato nei giorni precedenti in alcune delle aree del contagio.
Ma è il Consiglio, l’istituzione più di tutte le altre in questo momento chiamata ad un ruolo di mediazione e di sintesi tra gli Stati membri, che rischia il contraccolpo più pesante. Pur continuando a funzionare, ha una complessità nella preparazione e soprattutto nella composizione delle posizioni di ciascuno stato membro che è impensabile ricreare in teleconferenza. «Il punto vero sono i corridoi» dice un consigliere d’Ambasciata in pensione. Come fanno a prendere decisioni rapide ed efficaci 27 ministri che si parlano, in tante lingue diverse, attraverso uno schermo, senza tutto il lavorio diplomatico che avviene nei corridoi, a margine delle riunioni, indispensabile per capire le posizioni dell’altro e spiegare le proprie? Ora non possono tirarsi indietro. Quando la crisi sarà passata, se avrà ancora senso, bisognerà ragionarci.