Merkel alla Tv: «Sfida storica, serve solidarietà»
Bufera sui BTp, ma anche su Bund e T-Bond Usa: gli investitori in crisi ormai vendono tutto ciò che sia vendibile. Intervengono ancora Banca d’Italia e Bce. In serata spread giù
Mercati in tilt.
C’era una vola il «fligh to quality», il cosiddetto volo verso la qualità che spingeva gli investitori a comprare beni rifugio (come titoli di Stato e oro) quando lo scenario era negativo. Ma l’epoca del coronavirus ha cambiato tutte le metriche ad oggi conosciute: ormai esiste solo il «flight to cash». Gli investitori di tutto il mondo, di fronte al tracollo di tutti i mercati che ha sballato il profilo di rischio dei loro portafogli, ormai vendono qualunque cosa porti a loro cash. Liquidità. Soldi. E dato che i mercati finanziari sono ormai quasi quasi tutti ingessati e illiquidi, vendono soprattutto ciò che è facilmente monetizzabile: azioni in Borsa e i titoli di Stato più liquidi. Questa è la realtà: le Borse e i titoli di Stato (soprattutto i futures) sono diventati i “bancomat” di investitori disperati.
Per questo non si può dire che ci sia un “caso-Italia” sul mercato dei titoli di Stato: la violenta ondata di vendite che ha colpito i BTp portando lo spread sui Bund fino a 330 punti base (anche a causa delle dichiarazioni del Governatore della banca centrale austriaca), in realtà ha steso tutti. Ieri le vendite hanno travolto anche i Bund tedeschi, che hanno registrato la peggior seduta dal 2008: il loro rendimento decennale è salito a un massimo di -0,2%. Livello elevato se si pensa che il 9 marzo il Bund rendeva -0,86% e se si pensa che solo martedì stava a -0,43%. Idem per i titoli di Stato Usa: ieri i decennali sono arrivati a rendere l’1,22%, contro lo 0,54% del 9 marzo e lo 0,99% di martedì. È così che i BTp hanno allargato lo spread in mattinata, ma poi l’hanno ristretto chiudendo a 265 punti base. Cioè su livelli inferiori ai 282 di martedì. Anche grazie agli acquisti della Banca d’Italia.
I motivi delle vendite sui BTp
Guardando a casa nostra, ai soli BTp, i motivi di tale volatilità sono almeno cinque. Il primo, come detto, è globale: il debito pubblico italiano è stato colpito come quello di tutto il mondo. Ovviamente essendo l’Italia un Paese già molto indebitato, in mattinata le vendite sono state più forti sui BTp che altrove. Anche il secondo motivo è globale: con le super-misure che i Governi di mezzo mondo stanno annunciando, il mercato inizia a temere per l’esplosione globale dei debiti pubblici. E l’Italia, che parte già da livelli altissimi, soffre di più.
Il terzo motivo è tecnico: i BTp sono gli unici titoli di Stato del Sud Europa ad avere contratti futures liquidi ed efficienti. Questo diventa un boomerang in situazioni di panico. Chiunque abbia esposizione sui bond di Paesi e aziende del Sud Europa, e faccia fatica a venderli in un mercato ormai illiquido ovunque, ha infatti solo un modo per coprirsi dai rischi: vendere la cosa più simile, cioè i futures sui BTp. I nostri titoli di Stato diventano dunque il “parafulmine” per tutto il Sud Europa.
Il quarto motivo è la speculazione. Da qualche giorno - segnalano fonti autorevoli - ci sono investitori che stanno approfittando della situazione per speculare al ribasso (soprattutto attraverso futures sui titoli a breve scadenza) sul debito italiano.
Il quinto motivo è squisitamente italiano: gli acquirenti storici in situazioni di stress, cioè banche e assicurazioni italiane, questa volta stanno alla finestra. «Io non riesco a fare nulla, i risk manager e il Cda non autorizzano ulteriori acquisti di BTp», racconta il capo investimenti di un’importante istituzione italiana. «È difficile per noi investire ulteriormente - confermano da una grossa banca italiana -. Ormai le regole sui rischi e i formalismi sono stringenti ed è difficile avere autorizzazioni a farlo». Così mentre tutti vendono, questa volta manca - tranne piccole eccezioni - il supporto delle istituzioni finanziarie italiane.
Il ruolo della Bce
In mattinata, a giudicare dalle dichiarazioni del Governatore della Banca centrale austriaca Robert Holzmann, sembrava mancasse anche il sostegno della Bce. E sembrava fosse ribadita l’intenzione di non sostenere i Paesi periferici. Ma poi è arrivato un comunicato ufficiale, che ha smentito le dure parole del governatore austriaco: nella nota la Bce annuncia infatti che «è pronta ad aggiustare le misure adottate il 12 marzo, se questo servisse per salvaguardare le condizioni di liquidità nel sistema bancario e per assicurare il corretto funzionamento della politica monetaria in tutti i Paesi». Nel frattempo sono continuati gli acquisti di BTp da parte di Bankitalia per conto della Bce. «Oggi hanno comprato come non mai», spiegano da una sala operativa. «Tutto il giorno». E varie fonti confermano.
Questo ha un po’ sostenuto il mercato, ma non molto. Come, forse, anche le timide aperture in Europa sul tema degli Eurobond e degli aiuti comuni all’economia. Non si può dire che il mercato ci creda, a giudicare dalle Borse, ma almeno se ne parla.
á@MoryaLongo
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