Il Sole 24 Ore

Alla Cig e ai redditi 10 miliardi, sul Fisco il rinvio ne sposta 12

Le misure straordina­rie per sanità e protezione civile arrivano a quota 3 miliardi

- Marco Rogari Gianni Trovati

Un perimetro amplissimo su cui riversare tutti i 25 miliardi disponibil­i, compresi i 20 in deficit autorizzat­i dal Parlamento. Ma anche misure e stanziamen­ti dalla gittata corta, in molti casi limitata a un mese. La relazione tecnica dei 127 articoli del decreto legge “Cura Italia” pubblicato ieri sulla Gazzetta ufficiale, con tanto di edizione straordina­ria, e inviato al Senato dove comincerà il suo percorso parlamenta­re, fotografa l’affanno con cui il Governo ha varato il provvedime­nto: una situazione di emergenza straordina­ria, anche per i conti pubblici, di fatto svincolati dalle regole fiscali europee, che ha obbligato il Mef a ricorrere al cosiddetto “meccanismo a rubinetto” per molti interventi. Come annunciato, la fetta più cospicua delle risorse, circa 10 miliardi, è stata destinata agli ammortizza­tori sociali e al sostegno dei redditi. A cominciare dai 3,3 miliardi per la Cassa integrazio­ne in deroga per i lavoratori fin “scoperti”, limitata però a un solo mese, e dai 723 milioni per il Fis, il Fondo di integrazio­ne salariale.

Del menù “d’eccezione” preparato a Palazzo Chigi e al Mef fanno parte anche gli 1,26 miliardi per garantire a 1,8 milioni di beneficiar­i congedi parentali (per non più di 15 giorni) e voucher baby sitter (fino alla riapertura delle scuole) e gli 880,5 milioni che saranno spesi per l’indennità di 100 euro mensiliriv­olta agli 8,8 milioni di dipendenti che, secondo le stime, starebbero continuand­o a svolgere le loro mansioni nella sede di lavoro. Per l’altro bonus, quello una tantum di 600 euro, a circa 6 milioni di lavoratori autonomi serviranno 2,16 miliardi. Anche se ieri il ministro Roberto Gualtieri, intervenut­o ieri pomeriggio su Rai1, ha affermato che la misura sarà prorogata con il decreto di aprire seppure in una versione rimodulata auspicando che nel frattempo decidano di un utilizzarl­a gli autonomi a più alto reddito.

Con il decreto un impatto consistent­e, anche se non ha, almeno per il momento, ricadute sul bilancio pubblico, lo produce, per oltre 12 miliardi, lo stop dei versamenti fiscali e contributi­vi scattato ad ampio raggio: dalle filiere di turismo, trasporti, spettacoli, cultura e sport (complessiv­amente più di 5 miliardi) fino alle imprese, profession­isti e autonomi con meno di 2 milioni di fatturato. In termini di spesa l’altro capitolo pesante è quello della sanità che, insieme alle misure straordina­rie per la protezione civile, arriva a quota 3 miliardi, con un incremento secco del fabbisogno sanitario a carico dello Stato quantifica­to in circa 1,4 miliardi.

Ma a incidere sul conto finale sono anche altri interventi, sempre con un orizzonte mensile. È il caso dei 536,5 milioni per il credito d’imposta del 60% sugli affitti di negozi e botteghe nel mese di marzo che, si legge nella relazione tecnica, nel 75% dei casi hanno sospeso l’attività.

L’elenco delle voci di spesa indicate dalla relazione tecnica è quasi infinito. Il cosiddetto Fondo Gasparrini per la sospension­i delle rate dei mutui prima casa a 300mila famiglie considerat­e “vulnerabil­i” vale circa 400 milioni. Altri 1,73 milioni sono destinati al Fondo di garanzia pr le Pmi e 500 milioni a quello a copertura delle garanzie dello Stato per supportare la liquidità delle imprese colpite. Quasi 400 milioni costa il bonus una tantum per gli operai agricoli. Molta attenzione è dedicata dal decreto alla sanificazi­one di ambienti e strutture. Per la pulizia straordina­ria delle scuole, per esempio, arrivano 43,5 milioni, che si aggiungono agli 85 milioni destinati per la didattica a distanza con la contempora­nea assunzione di mille assistenti tecnici di supporto.

Tutte misure a presa rapida. Ma lo sguardo dello stesso decreto, come emerge dall’articolo 126, è già rivolto alle prossime mosse di Ue e Bce dalle quali il Governo si aspetta un aiuto immediato per i prossimi interventi di aprile. Nell’attesa, le risorse stanziate non dovranno restare inutilizza­te. Anche per questo motivo scatterà un meccanismo taglia-sprechi, con verifiche mensili del Mef sulle spese effettuate.

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