Alla Cig e ai redditi 10 miliardi, sul Fisco il rinvio ne sposta 12
Le misure straordinarie per sanità e protezione civile arrivano a quota 3 miliardi
Un perimetro amplissimo su cui riversare tutti i 25 miliardi disponibili, compresi i 20 in deficit autorizzati dal Parlamento. Ma anche misure e stanziamenti dalla gittata corta, in molti casi limitata a un mese. La relazione tecnica dei 127 articoli del decreto legge “Cura Italia” pubblicato ieri sulla Gazzetta ufficiale, con tanto di edizione straordinaria, e inviato al Senato dove comincerà il suo percorso parlamentare, fotografa l’affanno con cui il Governo ha varato il provvedimento: una situazione di emergenza straordinaria, anche per i conti pubblici, di fatto svincolati dalle regole fiscali europee, che ha obbligato il Mef a ricorrere al cosiddetto “meccanismo a rubinetto” per molti interventi. Come annunciato, la fetta più cospicua delle risorse, circa 10 miliardi, è stata destinata agli ammortizzatori sociali e al sostegno dei redditi. A cominciare dai 3,3 miliardi per la Cassa integrazione in deroga per i lavoratori fin “scoperti”, limitata però a un solo mese, e dai 723 milioni per il Fis, il Fondo di integrazione salariale.
Del menù “d’eccezione” preparato a Palazzo Chigi e al Mef fanno parte anche gli 1,26 miliardi per garantire a 1,8 milioni di beneficiari congedi parentali (per non più di 15 giorni) e voucher baby sitter (fino alla riapertura delle scuole) e gli 880,5 milioni che saranno spesi per l’indennità di 100 euro mensilirivolta agli 8,8 milioni di dipendenti che, secondo le stime, starebbero continuando a svolgere le loro mansioni nella sede di lavoro. Per l’altro bonus, quello una tantum di 600 euro, a circa 6 milioni di lavoratori autonomi serviranno 2,16 miliardi. Anche se ieri il ministro Roberto Gualtieri, intervenuto ieri pomeriggio su Rai1, ha affermato che la misura sarà prorogata con il decreto di aprire seppure in una versione rimodulata auspicando che nel frattempo decidano di un utilizzarla gli autonomi a più alto reddito.
Con il decreto un impatto consistente, anche se non ha, almeno per il momento, ricadute sul bilancio pubblico, lo produce, per oltre 12 miliardi, lo stop dei versamenti fiscali e contributivi scattato ad ampio raggio: dalle filiere di turismo, trasporti, spettacoli, cultura e sport (complessivamente più di 5 miliardi) fino alle imprese, professionisti e autonomi con meno di 2 milioni di fatturato. In termini di spesa l’altro capitolo pesante è quello della sanità che, insieme alle misure straordinarie per la protezione civile, arriva a quota 3 miliardi, con un incremento secco del fabbisogno sanitario a carico dello Stato quantificato in circa 1,4 miliardi.
Ma a incidere sul conto finale sono anche altri interventi, sempre con un orizzonte mensile. È il caso dei 536,5 milioni per il credito d’imposta del 60% sugli affitti di negozi e botteghe nel mese di marzo che, si legge nella relazione tecnica, nel 75% dei casi hanno sospeso l’attività.
L’elenco delle voci di spesa indicate dalla relazione tecnica è quasi infinito. Il cosiddetto Fondo Gasparrini per la sospensioni delle rate dei mutui prima casa a 300mila famiglie considerate “vulnerabili” vale circa 400 milioni. Altri 1,73 milioni sono destinati al Fondo di garanzia pr le Pmi e 500 milioni a quello a copertura delle garanzie dello Stato per supportare la liquidità delle imprese colpite. Quasi 400 milioni costa il bonus una tantum per gli operai agricoli. Molta attenzione è dedicata dal decreto alla sanificazione di ambienti e strutture. Per la pulizia straordinaria delle scuole, per esempio, arrivano 43,5 milioni, che si aggiungono agli 85 milioni destinati per la didattica a distanza con la contemporanea assunzione di mille assistenti tecnici di supporto.
Tutte misure a presa rapida. Ma lo sguardo dello stesso decreto, come emerge dall’articolo 126, è già rivolto alle prossime mosse di Ue e Bce dalle quali il Governo si aspetta un aiuto immediato per i prossimi interventi di aprile. Nell’attesa, le risorse stanziate non dovranno restare inutilizzate. Anche per questo motivo scatterà un meccanismo taglia-sprechi, con verifiche mensili del Mef sulle spese effettuate.