Il Sole 24 Ore

L’incognità liquidità e i conti in affanno del decreto salva tutti

- Gianni Trovati

La lunga suspense sulla sospension­e dei versamenti fiscali, chiusa con la norma in Gazzetta Ufficiale più di 24 ore dopo la scadenza, già parlava chiaro, e indicava in modo efficace l’affanno nei conti del decreto anticrisi, confermato dall’idea evocativa della “menzione” d’onore per chi ha scelto comunque di pagare le tasse. Un affanno che ha animato il complicato lavoro di costruzion­e della relazione tecnica, e che percorre tutte le tabelle delle sue 75 pagine. Il messaggio è inequivoca­bile: il decreto fa quel che può, mentre il Tesoro deve cercare la liquidità prossima ventura in mezzo allo smottament­o dei mercati. E per i prossimi passi si spera nell’Europa.

Viaggiando tra i numeri si incontrano per esempio quelli per la Cassa integrazio­ne universale e per gli altri ammortizza­tori sociali. Lo sforzo è davvero importante perché 4,3 miliardi tra Cassa in deroga e Fondo per l’integrazio­ne salariale non sono una cifra da poco. Ma tutti i calcoli sugli stanziamen­ti, puntualizz­a la relazione tecnica, si basano sull’ipotesi che la durata media nell’utilizzo dell’ammortizza­tore sociale sia di un mese. Mentre nessuno può ragionevol­mente immaginare che in un solo mese si possano archiviare le ricadute economiche di una crisi sanitaria destinata a cambiare radicalmen­te geografia e connotati dell’economia del Paese. Ma nell’Italia diventata improvvisa­mente zona rossa da Vipiteno a Capo Passero proprio mentre il decreto prendeva forma, la platea delle persone da assistere si è fatta sterminata. Impensabil­e allora fare ipotesi più realistich­e.

Anzi. In più di un caso è stato impossibil­e anche trovare i soldi necessari a garantire l’aiuto di base a tutti i possibili destinatar­i individuat­i dall’analisi tecnica. Nasce così l’idea del click day per concorrere ai 600 euro di una tantum destinati ai lavoratori autonomi in genere, e le tante misure “a rubinetto” destinate a riguardare davvero solo i più rapidi fra i potenziali beneficiar­i. In una corsa che si colora da guerra fra poveri. Perché il rubinetto non è un inedito nella complicata politica economica italiana. Ma un conto è ipotizzare il numero chiuso quando si distribuis­ce un bonus fiscale per gli investimen­ti, altra storia è far scattare tagliole quando in gioco ci sono i permessi per assistere i famigliari disabili.

Per tessere questa coperta inevitabil­mente stiracchia­ta il decreto chiama a raccolta anche gli spiccioli nascosti fra le mitologich­e “pieghe del bilancio”, compresi 213 milioni all’anno che si liberano per gli interessi legati alle quote non utilizzate del fondo salva-banche costruito a fine 2017. Ma non basta. Il prologo delle prossime puntate arriva nel penultimo comma del provvedime­nto, che autorizza a utilizzare per l’emergenza «le risorse che si renderanno disponibil­i nell’ambito dei programmi comunitari 2014/2020». Perché anche i conti europei hanno le “pieghe”. Anzi, per ora hanno solo quelle.

Per la Cassa integrazio­ne somme enormi ma bastano per l’utilizzo di un solo mese perché la platea è vasta

Click day e aiuti a rubinetto per la carenza di fondi rischiano di trasformar­si in una guerra fra poveri

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