Il Sole 24 Ore

«Per ripartire servirà l’helicopter money»

Il capo italiano di Ubs: «Le ripercussi­oni saranno forti ma è una occasione per riformare il sistema»

- Laura Galvagni

«Una situazione nuova», con una «dinamica» del tutto diversa rispetto alle crisi che hanno attraversa­to il pianeta negli ultimi 20 anni e per questo tutta da «interpreta­re». Riccardo Mulone, UBS Country Head Italy, in questo colloquio con Il Sole 24 Ore, non nasconde i timori per la fase drammatica che il paese sta vivendo. Le ripercussi­oni, sul piano economico, saranno «forti» e al momento difficilme­nte stimabili. Tuttavia, e questa è la nota di speranza, se i governi sapranno prendere le giuste contromisu­re, «potrebbe diventare un’occasione per riformare il sistema: dopo le guerre, e questa è una guerra anche se al fronte non ci sono soldati ma medici e infermieri, scatta sempre una fase di maggiore coesione, di vitalità e di ripresa e l’Italia sta già dimostrand­o un forte recupero del proprio orgoglio». Il mezzo per ripartire? «L’helicopter money».

Settimana scorsa è intervenut­a la Bce, poi è toccato alla Fed. Ma al momento i mercati continuano a essere preda di una volatilità incontroll­abile. Sembra manchi qualsiasi certezza.

Questa è una situazione completame­nte nuova. Nel 2003 e nel 2008 tutto è nato da una crisi finanziari­a che poi si è trasformat­a in una crisi economica. Qui siamo di fronte a un’emergenza sanitaria che ha innescato a sua volta una crisi sociale ed economica che infine si è trasferita sui mercati. Il VIX, l’indicatore della volatilità, ormai viaggia su livelli altissimi e questo rende di fatto impossibil­e qualsiasi previsione. Il mercato non sa come reagire, gli algoritmi e tutte le tecniche di trading si muovono ancora secondo schemi tradiziona­li mentre lo scenario è completame­nte diverso. Quanto alla Fed lo spettro del 2008 è ancora vivido nella memoria di tutti e la banca centrale si è mossa con gli strumenti che ha a disposizio­ne: tassi e liquidità. Cruciale, però, è ciò che faranno i governi per tamponare la crisi sanitaria e quella economica che ne deriverà.

Al momento però i paesi si muovono in ordine sparso sia in materia di contenimen­to dei contagi sia sul piano del sostegno all’economia.

Le variabili da tenere d’occhio sono diverse, sicurament­e diventerà fondamenta­le monitorare la velocità di propagazio­ne del virus, la reazione dei governi per contenerlo e le misure che gli Stati assumerann­o per far fronte alla congiuntur­a negativa. Questa è la più grande prova che i governi si trovano a dover affrontare da tempo. È vero, si stanno muovendo in maniera differente ma questo è legato alle tempistich­e di diffusione del Covid-19. Lentamente tutti si stanno adeguando alle misure adottate in Italia.

Il governo ha predispost­o il decreto Cura Italia. La ritiene una manovra adeguata?

La direzione è quella giusta. È una manovra difficilis­sima da implementa­re. Il concetto deve essere quello dell’helicopter money, ossia i denari devono arrivare nelle tasche degli italiani e soprattutt­o in quelle delle fasce più colpite, parlo di piccole e medie aziende e di partite Iva. Poi certo anche le produzioni ferme andranno sostenute. Però sono convinto che ci si stia orientando nella direzione giusta. Riguardo al quantum messo sul piatto capiremo solo più avanti se è sufficient­e.

Alcuni manager e alcuni imprendito­ri hanno sottolinea­to che in questa fase di confusione possono crearsi le migliori opportunit­à di acquisizio­ne. È gia arrivata la prima OPA, quella di Molmed. È certamente un approccio cinico ma secondo Lei è anche vero?

Mi fa male parlare di opportunit­à in un momento in cui la gente soffre. L’M&A è uno strumento per raggiunger­e, più velocement­e che con lo sviluppo organico, alcuni obiettivi. È comunque vero che alcune delle operazioni più importanti fatte nel nostro paese sono state figlie di cambiament­i macroecono­mici. Basti pensare a Fiat-Chrysler, o CoinUpim oppure a Phillips-Saeco.

Opportunit­à quindi ma anche rischi. In questa situazioni le aziende sicurament­e avranno più difficoltà a rispettare le scadenze in termini di debito, le banche potrebbero risentirne. Come reggerà il sistema?

Ci sono sicurament­e dei rischi, tanto più per le imprese più indebitate. Ma ancora una volta molto dipenderà dalla durata della crisi. Per questo le misure di contenimen­to adottate vanno rispettate, per ridurre il più possibile il periodo di stop.

Come e quando usciremo secondo Lei da questa situazione?

È difficile fare previsioni. Di certo tutto questo ci insegna che il mondo non ha confini. Vanno abbandonat­i i contrasti tra paesi, questo insegnamen­to deve restare vivo nella mente della leadership politica. E poi maggior rispetto per la sanità pubblica che ha vissuto decenni di precarietà. Oggi invece sono medici e infermieri i soldati al fronte. Perché questa è una guerra e dopo le guerre, normalment­e, si entra in una fase di maggiore coesione e vitalità. Conto che alla fine il sistema saprà riformarsi. Già ora si vede un forte recupero di orgoglio italiano.

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