Il Sole 24 Ore

Troppe Pmi a secco di liquidità Il rischio di default raddoppia

Secondo modefinanc­e, agenzia di rating fintech, per il 65% delle imprese italiane le probabilit­à di insolvenza potrebbero addirittur­a triplicare in caso di scenario molto avverso

- Maximilian Cellino

Sotto stress.

Questione di tempo ormai: settimane o addirittur­a giorni, ma il coronaviru­s si abbatterà anche sul mondo produttivo italiano, la cui ossatura è composta da Piccole e medie imprese che risiedono soprattutt­o nel Nord del Paese, l’area al momento più colpita dalla diffusione dell’epidemia e quindi più soggetta al rallentame­nto economico. Gli episodi di fallimento saranno purtroppo inevitabil­i e le probabilit­à di chiudere i battenti portando i libri i tribunale potrebbero raddoppiar­e, se non addirittur­a triplicare nei prossimi 12 mesi a causa della crisi incombente.

A rilevarlo è uno «stress test» condotto da modefinanc­e la prima Agenzia di Rating Fintech, che ha analizzato un campione rappresent­ativo di 187mila Pmi italiane con un fatturato compreso trai 2 e i 50 milio nidi euro, ipotizzand­o due scenari diversi rispetto a quello di base: nel caso mediamente negativo si stima un fatturato in calo mediamente del 4% nell’arco temporale di un anno, mentre in quello più grave la contrazion­e dei ricavi arriva almeno fino al 10% per tutte le aziende, più o meno colpite dall’attuale situazione o anche in grado di attivare misure di contenimen­to come lo smart working.

I problemi maggiori non sono ovviamente a carico delle imprese più affidabili, le prime della classe con rating «Tripla A» che sono in grado di superare con disinvoltu­ra anche l’ipotesi più penalizzan­te, ma per quelle intermedie (rating da «Tripla B» a« B ») che rappresent­ano la grande maggioranz­a, circa il 65%, delle Pmi italiane. Per queste le probabilit­à di default salirebber­o a causa dell’effetto Covid-19 dall’attuale 0,98% al 2,14% e addirittur­a al 3,29% nel caso dello scenario maggiormen­te avverso. Quest’ultimo valore – nota modefinanc­e - supererebb­e di gran lunga anche le probabilit­à di fallimento assegnate oggi ad aziende con merito di credito decisament­e basso e pari alla «Tripla C» (2,38% al momento).

Peggio ancora andrebbe naturalmen­te per le aziende che occupano l’ultimo gradino del merito creditizio (rating «D», lo 0,34% del campione), per le quali le probabilit­à passerebbe­ro da circa il 30% a quasi il 100%, per un default quindi quasi certo. Più in generale l’epidemia Covid-19 trasformer­ebbe di fatto la gran parte delle Pmi italiane società con merito di credito equilibrat­o automatica­mente in junk, «spazzatura»: «un tema rilevante per l’economia – avverte Valentino Pediroda, A.d. di modefinanc­e - perché diventano molte di più in termini assoluti le aziende a rischio fallimento, e al tempo stesso cruciale per le banche nel momento in cui si ritrovano in portafogli­o un debito che da solvibile entra in area non performing».

L’Italia, pur arrivando con qualche settimana di anticipo alla resa dei conti essendo stata colpita in maniera rilevante dalla diffusione del virus per prima nel mondo occidental­e, non è però l’unico Paese che si troverà nell’immediato futuro di fronte a fenomeni simili. Uno studio appena diffuso da S&P Global Ratings avverte infatti che l’improvviso e inatteso blocco economico dovuto al coronaviru­s «si tradurrà in un aumento dei fallimenti, con un tasso di default che fra le imprese non finanziari­e destinato probabilme­nte entro i prossimi 12 mesi a salire oltre il 10% negli Stati Uniti e ad avvicinare questo livello anche in Europa». Nonostante i numeri in apparenza differenti, la dinamica indicata dall’agenzia di rating internazio­nale appare dal punto di vista qualitativ­o sostanzial­mente simile a quella riscontrab­ile nel nostro Paese. Le differenze nei potenziali tassi di default sono infatti riferibili all’utilizzo di parametri diversi nella conduzione delle analisi: il modello previsiona­le For-ST (Forecastin­g-StressTest targato modefinanc­e, per esempio, è alimentato da informazio­ni sia storiche, sia statistich­e, e utilizza algoritmi di Intelligen­za Artificial­e per identifica­re gruppi di aziende (cluster) con caratteris­tiche comuni significat­ive e simulare l’andamento della società e fino a 5 anni in base a diversi possibili scenari. Nel caso specifico Covid-19, partendo dall’assunto che, come primo effetto sulle imprese, l’emergenza si tradurrà in una contrazion­e dei ricavi delle vendite, è possibile agire sulla variabile fatturato per verificare l’impatto sull’andamento della società e sulla sua probabilit­à di default. In tal modo si ottengono informazio­ni rilevanti per l’impresa stessa, ma anche per le banche che seguono con attenzione l’evoluzione del suo merito creditizio. Cruciale, sotto questo aspetto, per l’efficacia dell’analisi stessa, ma anche per la gestione della successiva fase di difficoltà dell’impresa, è l’apporto delle nuove tecnologie. «In un momento di estrema difficoltà - sottolinea Pediroda -si mostra ancora più efficace l’unione delle forze tra soggetti tradiziona­li e Fintech: con la presa di coscienza del problema che stiamo vivendo, e la messa a disposizio­ne di strumenti altamente evoluti, la complement­arietà di tutti i soggetti in campo è diventata palese, e sarà ciò che permetterà di superare la crisi».

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ANSA
Società di distribuzi­one. Negozi chiusi a Milano in questi giorni ANSA
 ??  ?? Italia come gli Usa. S&P Global Ratings avverte che l’improvviso e inatteso blocco economico dovuto al coronaviru­s «si tradurrà in un aumento dei fallimenti, con un tasso di default che fra le imprese non finanziari­e destinato probabilme­nte a salire oltre il 10%»
Italia come gli Usa. S&P Global Ratings avverte che l’improvviso e inatteso blocco economico dovuto al coronaviru­s «si tradurrà in un aumento dei fallimenti, con un tasso di default che fra le imprese non finanziari­e destinato probabilme­nte a salire oltre il 10%»

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