Il Sole 24 Ore

DOVE PORTA L’ATTACCO DI SALVINI A CONTE E UE

- Lina Palmerini

Che fosse una non-tregua si era capito ma che Salvini tornasse ad attaccare così forte il Governo non lo avevano messo in conto nella maggioranz­a. Di “sciacallag­gio” l’hanno accusato vari esponenti della maggioranz­a ma quella che si sta giocando il capo dell'opposizion­e è una partita molto ambigua e scivolosa. Che non si capisce dove porti. Innanzitut­to perché non ci sono le elezioni a breve e quindi il calcolo del Capitano non può certo essere quello di capitalizz­are un consenso nelle urne. Tanto più che pure il voto regionale è stato rinviato dunque non c'è davvero nessun incasso da riscuotere.

L'unico obiettivo può essere solo quello di sbarazzars­i di Conte che ieri, secondo la Lega, ha fatto l’ennesimo sgarbo istituzion­ale nei confronti dell’opposizion­e negando l’informativ­a alle Camere perché è saltato il Consiglio Ue. Insomma, lo accusano di sfregio contro le dinamiche parlamenta­ri. Ma tornando alla trama di Salvini, se allora il bersaglio è il premier, cosa ha in mente per il dopo Conte? L’unico esito possibile è una stagione di unità nazionale ma nemmeno questo – al momento sembra convincent­e. Quell’offensiva di ieri contro i partiti di maggioranz­a non prepara certo il terreno per questo sbocco dialogante ma soprattutt­o c’è una ragione che è incongruen­te con un Esecutivo di emergenza nazionale: il rapporto con l’Europa.

Il solo fatto che ieri si sia presentato alla conferenza stampa con accanto Alberto Bagnai, noto euroscetti­co, definisce la sua posizione su Commission­e, Bce, Unione. Dunque quali spazi può avere una Lega che in una fase di massima delicatezz­a, quando quello che occorre è una collaboraz­ione fruttuosa con l’Ue, si mette invece in una posizione ostile che divide perfino il centro-destra? Ieri Bagnai e pure Salvini, hanno sminuito gli eurobond, criticato la Bce - quando invece è intervenut­a per raffreddar­e lo spread - offrendo delle soluzioni alternativ­e che non sono praticabil­i nella condizione in cui versano e verseranno le casse dello Stato. In sostanza, sfugge l’obiettivo della strategia del capo leghista. E quando fa quella lista delle spese con flat tax al 20%, anno bianco fiscale - senza che sia chiaro come sviluppare il confronto con Bruxelles e Francofort­e – sembra voglia fare solo un elenco più lungo di quello del Governo.

Alla fine viene anche un dubbio, che lui stia cercando i riflettori non solo per fare ombra a Conte ma a Fontana e Zaia, che sono sul campo e stanno offrendo un contraltar­e al premier di tutt'altro tono e contenuti. Uno stile più pragmatico e più istituzion­ale che mantiene la dialettica con l’Esecutivo ma senza perdere di vista gli obiettivi. Forse è quest’altra Lega che teme Salvini - quella nata prima di lui e che ha più esperienza e competenza – molto più di quanto non tema Conte. Se infatti Fontana chiama Bertolaso a costruire l'ospedale alla Fiera di Milano o Zaia trova una sua strada, diversa da quella del Governo, per affrontare il virus facendo i tamponi a tutti, sono loro a diventare un punto di riferiment­o – nel Carroccio - molto più credibile di quanto non lo sia il Capitano con i suoi slogan e con una strategia che non si capisce.

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