DOVE PORTA L’ATTACCO DI SALVINI A CONTE E UE
Che fosse una non-tregua si era capito ma che Salvini tornasse ad attaccare così forte il Governo non lo avevano messo in conto nella maggioranza. Di “sciacallaggio” l’hanno accusato vari esponenti della maggioranza ma quella che si sta giocando il capo dell'opposizione è una partita molto ambigua e scivolosa. Che non si capisce dove porti. Innanzitutto perché non ci sono le elezioni a breve e quindi il calcolo del Capitano non può certo essere quello di capitalizzare un consenso nelle urne. Tanto più che pure il voto regionale è stato rinviato dunque non c'è davvero nessun incasso da riscuotere.
L'unico obiettivo può essere solo quello di sbarazzarsi di Conte che ieri, secondo la Lega, ha fatto l’ennesimo sgarbo istituzionale nei confronti dell’opposizione negando l’informativa alle Camere perché è saltato il Consiglio Ue. Insomma, lo accusano di sfregio contro le dinamiche parlamentari. Ma tornando alla trama di Salvini, se allora il bersaglio è il premier, cosa ha in mente per il dopo Conte? L’unico esito possibile è una stagione di unità nazionale ma nemmeno questo – al momento sembra convincente. Quell’offensiva di ieri contro i partiti di maggioranza non prepara certo il terreno per questo sbocco dialogante ma soprattutto c’è una ragione che è incongruente con un Esecutivo di emergenza nazionale: il rapporto con l’Europa.
Il solo fatto che ieri si sia presentato alla conferenza stampa con accanto Alberto Bagnai, noto euroscettico, definisce la sua posizione su Commissione, Bce, Unione. Dunque quali spazi può avere una Lega che in una fase di massima delicatezza, quando quello che occorre è una collaborazione fruttuosa con l’Ue, si mette invece in una posizione ostile che divide perfino il centro-destra? Ieri Bagnai e pure Salvini, hanno sminuito gli eurobond, criticato la Bce - quando invece è intervenuta per raffreddare lo spread - offrendo delle soluzioni alternative che non sono praticabili nella condizione in cui versano e verseranno le casse dello Stato. In sostanza, sfugge l’obiettivo della strategia del capo leghista. E quando fa quella lista delle spese con flat tax al 20%, anno bianco fiscale - senza che sia chiaro come sviluppare il confronto con Bruxelles e Francoforte – sembra voglia fare solo un elenco più lungo di quello del Governo.
Alla fine viene anche un dubbio, che lui stia cercando i riflettori non solo per fare ombra a Conte ma a Fontana e Zaia, che sono sul campo e stanno offrendo un contraltare al premier di tutt'altro tono e contenuti. Uno stile più pragmatico e più istituzionale che mantiene la dialettica con l’Esecutivo ma senza perdere di vista gli obiettivi. Forse è quest’altra Lega che teme Salvini - quella nata prima di lui e che ha più esperienza e competenza – molto più di quanto non tema Conte. Se infatti Fontana chiama Bertolaso a costruire l'ospedale alla Fiera di Milano o Zaia trova una sua strada, diversa da quella del Governo, per affrontare il virus facendo i tamponi a tutti, sono loro a diventare un punto di riferimento – nel Carroccio - molto più credibile di quanto non lo sia il Capitano con i suoi slogan e con una strategia che non si capisce.