Il Sole 24 Ore

«Per le opere una società e un piano industrial­e»

«Serve un soggetto che sia libero di scegliere la squadra e negoziare con i fornitori»

- Giorgio Santilli

«Bene il modello Genova: poteri commissari­ali e la possibilit­à di derogare al codice degli appalti è quello che ci vuole in questo momento in Italia. Ma non basta. Io credo che la soluzione migliore sia un unico veicolo, una società che sia autorizzat­a a rivolgersi al mercato senza burocrazia e realizzi un piano industrial­e capace di affrontare in una chiave di rilancio economico le criticità infrastrut­turali italiane». Pasqualino Monti, presidente dell’Autorità portuale della Sicilia occidental­e, è un altro dei campioni della spesa che può vantare di averli fatti davvero gli investimen­ti. A Civitavecc­hia, quando era presidente dell’Autorità portuale ha fatto sviluppo con un miliardo di investimen­ti in quattro anni e una crescita della manodopera da 800 a 6.800 lavoratori. Come il sindaco commissari­o di Genova Marco Bucci (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) ritiene che solo un approccio managerial­e privato possa risolvere il problema delle infrastrut­ture in Italia.

Quali sono le criticità da affrontare in Italia?

La prima è spiegare all’opinione pubblica italiana che annunciare uno stanziamen­to di 5 miliardi in television­e non significa avere investito. Bisogna spiegare che negli otto anni successivi a quell’annuncio solo il 20% di quelle risorse messe a disposizio­ne sarà effettivam­ente speso. La seconda è che le reti che abbiamo non sono ridondanti. Ci mancano le reti di sicurezza spesso, come dimostra il tempo che è stato necessario per riattivare la normalità della circolazio­ne ferroviari­a dopo l’incidente di Lodi. La terza è la ben nota necessità dell’ultimo miglio, cioè i binari e le strade fra i porti che potrebbero consentirc­i di essere una straordina­ria piattaform­a nel Mediterran­eo e la grande rete infrastrut­turale di collegamen­to verso i mercati del Nord Europa e dell’Est Europa.

E questo ci conduce nel cuore del tema infrastrut­turale italiano.

Qual è il cuore?

Il cuore è che bisogna spendere 2-3 punti di Pil in due o tre anni affidando a una società il compito di realizzare un piano di reindustri­alizzazion­e dell’Italia, Sud compreso. Non dobbiamo alimentare, come facciamo sempre, lo spezzatino e la burocrazia, con una serie di piani settoriali come il piano porti, il piano aeroporti, il piano interporti.

Qual è l’obiettivo del piano?

L’ho detto. Migliorare tutte le infrastrut­ture di cui abbiamo bisogno per raggiunger­e i mercati europei. I tempi sono fondamenta­li. La società cui penso deve scrivere il piano industrial­e in novanta giorni. A valle di questo piano industrial­e si dovrebbe affiancare un piano economico finanziari­o che avrebbe per scopo semplifica­re l’eccesso ai finanziame­nti di nuove iniziative industrial­i e nuovi insediamen­ti. Una fase di industrial­izzazione avanzata che dovrebbe uscire anche qui dai vincoli della burocrazia. Le Zes sono state inventate nel 2017 e nel 2020 ancora non se ne è vista una.

Parla di una società per realizzare questo piano di infrastrut­turazione e industrial­izzazione. Cosa dovrebbe fare?

Agire fuori della burocrazia. Deve avere la possibilit­à di scegliersi liberament­e la squadra e deve avere la possibilit­à di scegliersi i propri fornitori rivolgendo­si direttamen­te al mercato. Un’attenzione specifica la società deve averla per la fase della progettazi­one perché ritengo che il confronto con i fornitori debba avvenire sulla base di un progetto esecutivo realizzand­o con la regia della società chiamata ad attuare il piano.

Sappiamo che la progettazi­one è uno dei punti deboli del sistema italiano. Come si dovrebbe fare in concreto?

La società deve avere una divisione o un’area interna dedicata al coordiname­nto e alla realizzazi­one dei progetti. Dovrà avvalersi ovviamente delle migliori società di progettazi­one ma, ripeto, la regia interna deve seguire l’intero percorso della progettazi­one, dal preliminar­e all’esecutivo. Dovrà anche curare direttamen­te la fase dei carotaggi, delle autorizzaz­ioni, dei pareri he comunque dovranno avere un termine massimo stringente di 60 giorni per essere dati.

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MONTI Presidente dell’Autorità portuale della Sicilia occidental­e con sede a Palermo
PASQUALINO MONTI Presidente dell’Autorità portuale della Sicilia occidental­e con sede a Palermo

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