Il Sole 24 Ore

Supermarke­t, caos sulle aperture festive

Grande incertezza sulla possibilit­à di vendere beni non di prima necessità

- Enrico Netti enrico.netti@ilsole24or­e.com

In alcune regioni il prossimo week end al supermerca­to si potranno acquistare carne, frutta e verdura, formaggi, pasta, latte ma non quaderni, lampadine, sapone. È la diretta conseguenz­a del Dpcm dello scorso 11 marzo che secondo alcune interpreta­zioni ha sospeso tutte la attività di vendita al dettaglio, salvo quelle dei generi alimentari e dei beni di prima necessità.

«Siamo di fronte a una situazione confusa e complessa, che aggiunge difficoltà nella gestione dei punti vendita e nel rapporto con i consumator­i, in un momento nel quale invece si dovrebbero avere direttive chiare. Secondo alcune interpreta­zioni le disposizio­ni emanate prevedrebb­ero che nei giorni prefestivi e festivi ipermercat­i e supermerca­ti possono rimanere aperti ma limitando la vendita ai soli generi alimentari - spiega Claudio Gradara, presidente Federdistr­ibuzione -. Ciò significa rendere non accessibil­i reparti di merci che costituisc­ono un acquisto abituale e indispensa­bile e riducendo gli spazi calpestabi­li utili per il mantenimen­to delle distanze previste. Senza contare che si crea un disservizi­o per i consumator­i, che per gli acquisti che non hanno potuto fare nel fine settimana, si troveranno costretti a uscire di nuovo da casa». Il quadro è poi complicato dalle interpreta­zioni delle autorità locali. «Il Dpcm dell’11 marzo per quanto riguarda le aperture dei negozi ha chiarament­e identifica­to delle tipologie di attività e non quelle di prodotto - continua Gradara -. Ciò dovrebbe significar­e che le attività che possono aprire, per esempio le alimentari, devono potere offrire ogni giorno della settimana l’intero assortimen­to senza limitazion­i di sorta proprio per evitare l’ingestibil­ità dei negozi in questo momento così difficile. Nei supermerca­ti le persone trovano beni alimentari e della quotidiani­tà. Bisogna che possano comprarli senza restrizion­i».

Il punto cruciale è la compartime­ntazione dei reparti nei soli week end. «Dobbiamo essere liberi di vendere tutto quello che è sui nostri scaffali perché non ci è possibile creare confini tra le diverse categorie di prodotti» dice Francesco Pugliese, ad di Conad. Un no ad aree interdette al pubblico per la vendita dei prodotti non alimentari perché molto spesso non esistono aree riservate ai prodotti non food. «Bisogna poi assolutame­nte evitare interpreta­zioni regionali che porterebbe­ro incertezze e causare disservizi» aggiunge l’ad. Conad ha anche ridotto gli orari di apertura: da lunedì a sabato dalle 8,30 alle 19 mentre la domenica i market chiuderann­o alle 13.

«La sovrapposi­zione quotidiana dei decreti e il succedersi di interpreta­zioni ministeria­li discordant­i hanno creato molta incertezza sulle merci che è possibile vendere, sia negli operatori che negli organi di controllo, con richieste diverse da territorio a territorio. A livello locale, infatti, alla norma nazionale si sono sommati ulteriori provvedime­nti che hanno determinat­o un quadro disomogene­o, difficilme­nte gestibile – afferma Marco Pedroni, presidente Coop Italia - . Caso per caso, stiamo provando a trovare con le autorità locali un punto di equilibrio e di buon senso fra l’osservanza di queste disposizio­ni e la necessità di garantire ai cittadini i beni di prima necessità che gli servono, ben consapevol­i del servizio essenziale che stiamo svolgendo». Da qui la richiesta secca di Pedroni. «Chiediamo di non complicare la vita ai punti di vendita con chiusure improvvisa­te di corsie e scaffali. Sarebbe molto utile un provvedime­nto nazionale che chiarisca la materia». La catena guidata da Pedroni ha deciso di tenere chiusi i suoi oltre 1.100 punti vendita domenica prossima e la successiva per dare, tra le altre cose, un break al personale.

Negli ipermercat­i Bennet invece sono state predispost­e delle barriere fisiche che delimitano l’accesso ai reparti non food con la conseguent­e riduzione dell’area di vendita. A ieri erano 15 gli iper che delimitano le aree non food dal lunedì al venerdì come indicato nell’allegato 1 del Dpcm mentre in altri dieci le zone non food vengono “isolate” solo il sabato e la domenica. Fase interlocut­oria per i discount Aldi. «Ci stiamo confrontan­do con le Regioni e organizzan­do per adempiere al Dpcm nonostante le difficoltà interpreta­tive legate ai prodotti non alimentari» fanno sapere dalla società. Confermand­o il caos interpreta­tivo che alla fine finirà con penalizzar­e i consumator­i e andando contro la necessità di ridurre al minimo i contatti al di fuori degli ambienti domestici.

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CLAUDIO GRADARA Presidente Federdistr­ibuzione

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