Supermarket, caos sulle aperture festive
Grande incertezza sulla possibilità di vendere beni non di prima necessità
In alcune regioni il prossimo week end al supermercato si potranno acquistare carne, frutta e verdura, formaggi, pasta, latte ma non quaderni, lampadine, sapone. È la diretta conseguenza del Dpcm dello scorso 11 marzo che secondo alcune interpretazioni ha sospeso tutte la attività di vendita al dettaglio, salvo quelle dei generi alimentari e dei beni di prima necessità.
«Siamo di fronte a una situazione confusa e complessa, che aggiunge difficoltà nella gestione dei punti vendita e nel rapporto con i consumatori, in un momento nel quale invece si dovrebbero avere direttive chiare. Secondo alcune interpretazioni le disposizioni emanate prevedrebbero che nei giorni prefestivi e festivi ipermercati e supermercati possono rimanere aperti ma limitando la vendita ai soli generi alimentari - spiega Claudio Gradara, presidente Federdistribuzione -. Ciò significa rendere non accessibili reparti di merci che costituiscono un acquisto abituale e indispensabile e riducendo gli spazi calpestabili utili per il mantenimento delle distanze previste. Senza contare che si crea un disservizio per i consumatori, che per gli acquisti che non hanno potuto fare nel fine settimana, si troveranno costretti a uscire di nuovo da casa». Il quadro è poi complicato dalle interpretazioni delle autorità locali. «Il Dpcm dell’11 marzo per quanto riguarda le aperture dei negozi ha chiaramente identificato delle tipologie di attività e non quelle di prodotto - continua Gradara -. Ciò dovrebbe significare che le attività che possono aprire, per esempio le alimentari, devono potere offrire ogni giorno della settimana l’intero assortimento senza limitazioni di sorta proprio per evitare l’ingestibilità dei negozi in questo momento così difficile. Nei supermercati le persone trovano beni alimentari e della quotidianità. Bisogna che possano comprarli senza restrizioni».
Il punto cruciale è la compartimentazione dei reparti nei soli week end. «Dobbiamo essere liberi di vendere tutto quello che è sui nostri scaffali perché non ci è possibile creare confini tra le diverse categorie di prodotti» dice Francesco Pugliese, ad di Conad. Un no ad aree interdette al pubblico per la vendita dei prodotti non alimentari perché molto spesso non esistono aree riservate ai prodotti non food. «Bisogna poi assolutamente evitare interpretazioni regionali che porterebbero incertezze e causare disservizi» aggiunge l’ad. Conad ha anche ridotto gli orari di apertura: da lunedì a sabato dalle 8,30 alle 19 mentre la domenica i market chiuderanno alle 13.
«La sovrapposizione quotidiana dei decreti e il succedersi di interpretazioni ministeriali discordanti hanno creato molta incertezza sulle merci che è possibile vendere, sia negli operatori che negli organi di controllo, con richieste diverse da territorio a territorio. A livello locale, infatti, alla norma nazionale si sono sommati ulteriori provvedimenti che hanno determinato un quadro disomogeneo, difficilmente gestibile – afferma Marco Pedroni, presidente Coop Italia - . Caso per caso, stiamo provando a trovare con le autorità locali un punto di equilibrio e di buon senso fra l’osservanza di queste disposizioni e la necessità di garantire ai cittadini i beni di prima necessità che gli servono, ben consapevoli del servizio essenziale che stiamo svolgendo». Da qui la richiesta secca di Pedroni. «Chiediamo di non complicare la vita ai punti di vendita con chiusure improvvisate di corsie e scaffali. Sarebbe molto utile un provvedimento nazionale che chiarisca la materia». La catena guidata da Pedroni ha deciso di tenere chiusi i suoi oltre 1.100 punti vendita domenica prossima e la successiva per dare, tra le altre cose, un break al personale.
Negli ipermercati Bennet invece sono state predisposte delle barriere fisiche che delimitano l’accesso ai reparti non food con la conseguente riduzione dell’area di vendita. A ieri erano 15 gli iper che delimitano le aree non food dal lunedì al venerdì come indicato nell’allegato 1 del Dpcm mentre in altri dieci le zone non food vengono “isolate” solo il sabato e la domenica. Fase interlocutoria per i discount Aldi. «Ci stiamo confrontando con le Regioni e organizzando per adempiere al Dpcm nonostante le difficoltà interpretative legate ai prodotti non alimentari» fanno sapere dalla società. Confermando il caos interpretativo che alla fine finirà con penalizzare i consumatori e andando contro la necessità di ridurre al minimo i contatti al di fuori degli ambienti domestici.