L’emergenza globale non ferma Trump, nuovi dazi sugli Airbus
Dal nostro corrispondente
NEW YORK
L’amministrazione Trump a mezzanotte ha fatto partire il previsto aumento del 50% dei dazi sugli aerei importati dalla Ue, nonostante la pandemia del coronavirus che sta mettendo in ginocchio l’economia globale e il settore aereo. «Per l’industria dell'aviazione questo momento è peggiore dell’11 settembre» ha detto il segretario al Tesoro Steve Mnuchin. L’aumento dei dazi,che passano dal 10 al 15%, colpisce soprattutto Airbus. La decisione del rialzo delle tariffe dal 18 marzo era stata annunciata dall’Ufficio del rappresentante al commercio Robert Lighthizer a febbraio, revisione prevista dalla sentenza Wto sugli aiuti Ue ad Airbus che ha autorizzato dazi fino a 7,5 miliardi.
«È una decisione irresponsabile e pericolosa», ha detto il deputato europeo Christophe Hansen, portavoce del Comitato per il commercio internazionale del Parlamento Ue (Inta). Il commissario al Commercio Phil Hogan lunedì ha parlato al telefono con Lighthizer e ha ribadito il desiderio europeo di negoziare un accordo complessivo: «L’Ue ha avanzato proposte concrete sui sussidi esistenti e sulla disciplina futura», ha fatto sapere il portavoce. Questa settimana Hogan aveva in programma una visita a Washington per negoziare. Il viaggio è stato cancellato a causa della pandemia. La Casa Bianca va avanti sulla sua strada, nonostante gli impegni del G-7 a cooperare contro il coronavirus.
L’aumento dei dazi ad Airbus ricade sulle linee aeree americane che acquistano gli aerei del consorzio europeo. Le compagnie Usa hanno chiesto a Washington di eliminare i dazi su Airbus: da quando, il 18 ottobre, sono entrati in vigore, lamentano di aver pagato maggiori costi per 50 milioni.
Lo stato di Washington, dove hanno sede i più importanti siti produttivi di Boeing, la scorsa settimana ha cancellato formalmente le agevolazioni fiscali a favore del colosso aerospaziale. Una mossa per evitare le multe in arrivo dalla Wto con la nuova sentenza e i contro dazi europei. Seattle è l’area più colpita dal virus: 15 dipendenti sono risultati positivi ai test. La società che già aveva ridotto la produzione, per la crisi causata dai due incidenti del 737Max nella quale hanno perso la vita 346 persone, sta valutando la possibilità di chiudere le fabbriche. Negli ultimi cinque giorni le azioni Boeing hanno perso oltre il 50% del valore, -27% solo ieri.
«Io penso che dobbiamo proteggere Boeing. Dobbiamo assolutamente aiutare Boeing», ha detto Trump. Gli executive di Boeing hanno chiesto 60 miliardi di aiuti alla Casa Bianca,con un allarme: se il gigante aerospaziale non riceverà assistenza dal governo rischia di saltare. Boeing è il più importante produttore manifatturiero americano. Dà lavoro a oltre 100mila persone negli Usa con migliaia di fornitori nel mondo. Gli ordini per i nuovi aerei non arrivano. Boeing non può consegnare in Cina e in Europa. Le compagnie rifiutano di ritirare gli aerei ordinati. Il coronavirus crea problemi alla supply chain: molti fornitori di componenti per i 787 e i 767 sono nel Nord Italia, epicentro della crisi. Anche General Electric che costruisce il 90% dei motori Boeing ha fornitori in Italia.
Non se la passano meglio le compagnie aeree americane che ora bruciano 10 miliardi al mese con le cancellazioni dei voli, secondo l’associazione di settore Airlines for America. La Casa Bianca ha proposto 50 miliardi di aiuti, tra cui 25 miliardi di sovvenzioni dirette. Ma al Congresso i deputati democratici hanno già fatto sapere che non firmeranno un assegno in bianco. Chiedono garanzie per i lavoratori e protezioni per i consumatori. Ricordano che i quattro grandi vettori - United, Delta, American e Southwest - negli ultimi 5 anni hanno speso 39 miliardi in buyback. Anche Boeing, che ora cerca una ciambella di salvataggio governativa, ha speso 35 miliardi in buyback azionari.
Colpito il consorzio europeo, le compagnie americane chiedevano di annullare le tariffe