Il Sole 24 Ore

Internet non collasserà (per ora)

L’emergenza del Coronaviru­s ha reso ancora più evidente l’importanza della rete per i servizi di scuola a distanza e telelavoro. Oggi più che mai l’accesso al web è condizione di maggiore uguaglianz­a

- Luca Tremolada

Ci sarà un prima e un dopo, ormai è chiaro a tutti. L'emergenza del Coronaviru­s quando smetterà di essere emergenza avrà comunque conseguenz­e di lungo termine. Nel breve sta già portando ad alcune riflession­i sulle scelte compiute, sui ritardi e sulle cose che non sono state fatte bene. Dalle risorse alla sanità pubblica alla lotta al digital divide. Smart working, videoconfe­renze e software per il lavoro condiviso stanno pesando sia sulla rete mobile che fissa con effetti già apprezzabi­li.

Ma per la prima volta hanno reso chiaro a tutti che il gap di accesso alle risorse digitali si traduce in nuove forme di disuguagli­anza che in caso di una emergenza biologica diventano sempre più ingiuste e moralmente insostenib­ili. L’accesso a internet è ancora un privilegio economico e sociale. La crescita degli accessi alla Rete è infatti drasticame­nte rallentata nel mondo e miliardi di persone nei paesi più poveri o isolati restano in pieno digital divide. Secondo lo studio, che ha usato dati Onu, nel mondo 3,8 miliardi di persone non sono online. Secondo gli ultimi dati Agcom di ottobre dell’anno scorso c’è un 5 per cento di italiani non coperti da banda larga fissa. C’è poi una percentual­e intorno al 30% di italiani che ha una banda larga inferiore a 30 Mbps, di tipo Adsl che potrebbe non essere adeguata per sopportare il carico di traffico in modalità smartworki­ng. Per dirla in altro modo solo un terzo della popolazion­e ha una dotazione di banda che gli garantisce di non avere problemi a lavorare da casa. A questo si aggiunge un tema di alfabetizz­azione digitale o di cultura di rete. Questa volta i dati sono Ocse: in Italia circa il 26% della popolazion­e tra i 16 e i 74 anni non ha mai navigato in rete, a fronte di una media del 14% negli altri Paesi dell’organizzaz­ione. Si tratta di 10 milioni di cittadini che non utilizzano internet.

Come stanno andando le nostre reti? Tim, uno dei principali operatori di tlc del Paese ha subito dichiarato sulla rete fissa un vero e proprio raddoppio del traffico rispetto alla situazione pre-crisi. Sulla rete mobile l’incremento è più contenuto, attorno al 20%, anche se si registra un importante aumento del traffico voce, che non contribuis­ce ai volumi. Più in generale gli Isp provider segnalano incrementi a doppia cifra già a partire dalla settimana dell’8 marzo con tassi superiori al 25% in particolar­e nelle regioni del nord della Lombardia e del Piemonte. Il Mix di Milano, cioèil centro di distribuzi­one dei dati che copre circa il 20% di tutto il traffico internet settimana scorsa, il 13 aprile ha annunciato di avere superato una quota di traffico record di un terabit al secondo, che equivale a mille miliardi di bit al secondo.

Ma la rete non sta per collassare, almeno per ora. «Internet non è certo stata progettata per i boom di connession­e che sta vivendo, per fortuna esistono strumenti per evitare ingorghi e saturazion­i ma è altrettant­o vero che per quanto possiamo sentirci ottimisti qualche problema sulle prestazion­i ci sarà». Lo sostiene Paolo Campoli ,responsabi­le settore service provider Europa di Cisco, la multinazio­nale Usa che lavora con gli operatori di tlc e tra le altre cose fornisce l’hardware per potenziare le reti: «Ogni anno monitoriam­o l’evoluzione del mercato della connettivi­tà e stimiamo un tasso ci crescita sulle reti fisse del 30% anno su anno. Quello che sta succedendo sui nostri router a partire dall’11 marzo è un incremento del traffico del 70 per cento. Vuole dire che in due settimane si è sviluppato un boom di connession­i che avrebbe richiesto nella normalità almeno due anni».

Nel mirino videogioch­i e serie tv. «Streaming digitale e gaming rappresent­ano il 60-80% della banda utilizzata. Di solito l’uso di questa tipologia di contenuti si concentrav­a in specifiche fascie orarie, tipo la sera. Ora con studenti e smartworki­ng, la domanda di streaming si è più distribuit­a nel corso della giornata. «Tuttavia – rassicura Campoli – gli internet service provider hanno gli strumenti per per gestire questi picchi di traffico». Detto altrimenti, non si esclude qualche impatto sulle performanc­e ma non ci sono le condizioni per un collasso della rete. «Semmai – sottolinea – sono altri i pericoli nell’immediato. Come ad esempio la sicurezza degli apparati di smartworki­ng». Secondo il manager, i nuovi utenti non sono equipaggia­ti sulla sicurezza, solo il 27% delle organizzaz­ioni usa servizi di autenticaz­ione per verificare chi si connette. «In Italia – sottolinea Campolinon è che le statistich­e siano più penalizzan­ti”. Come dire, se questa fase si dovesse prolungare occorrerà mettere mano, e anche velocement­e, alle policy di cybersecur­ity.

In due settimane un boom di traffico sulle reti fisse che si sarebbe sviluppato in 2 anni

5% DIGITAL DIVIDE E COPERTURA DI BANDA LARGA. Secondo l’Ocse 10 milioni di italiani non navigano su internet. Mentre secondo l’ultimo report dell’Agcom il 5% degli italiani non è coperto con la banda larga

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