Esselunga vale 6,1 miliardi, accordo tra gli eredi
Violetta e Giuseppe Caprotti cedono il 30% a Giuliana Albera e Marina Caprotti La quota passa di mano per 1,83 miliardi: dopo oltre un anno la contesa è finita
L’arbitrato su Esselunga valuta l’intero gruppo 6,1 miliardi e il 30% in mano a Giuseppe e Violetta Caprotti 1,83 miliardi (915 milioni a testa). Si conclude così la procedura per determinare il valore di Supermarkets Italiani, e si risolve la controversia fra gli eredi di Bernardo Caprotti.
Si conclude dopo 14 mesi l’arbitrato di Esselunga con un verdetto che dovrebbe, salvo colpi di scena, porre fine allo scontro tra gli eredi di Bernardo Caprotti, mancato nel 2016. Il verdetto del collegio presieduto da Enrico Laghi: Supermarkets Italiani, che detiene il 100% della catena di supermercati più famosa d’Italia, vale 6,1 miliardi di euro. Ciò significa - come riportato da Radiocor - che Marina Caprotti e la moglie del fondatore, Giuliana Albera, sborseranno 1,83 miliardi per rilevare il 15% a testa dai due figli di primo letto, Violetta e Giuseppe. A quel punto - ci vorranno di sicuro comunque alcune settimane per formalizzare il riassetto - per Esselunga inizierà una nuova storia. Domani, a quanto risulta, è previsto peraltro un cda della società che evidentemente farà il punto della situazione dopo la pubblicazione del lodo.
L’ultima tappa della vicenda è iniziata nel gennaio 2019, quando Giuliana Albera e Marina Caprotti hanno deciso di esercitare una call sul 30% di Supermarkets Italiani (derivante da precedenti accordi): la mossa ha reso necessaria la determinazione del prezzo dell’intera Esselunga. Per questo sono stati nominati tre arbitri: due di parte, Mario Cattaneo per Giuseppe e Violetta e Gualtiero Brugger per Giuliana e Marina, e un terzo indipendente, appunto Laghi. I tempi, che dovevano essere abbastanza spediti, si sono allungati vuoi per la delicatezza del dossier vuoi per la divergenza delle posizioni tra le due parti sul valore dell’azienda. I numeri circolati al proposito, negli ultimi mesi, sono i più disparati, anche perchè nessuno li conosce veramente, se non i diretti interessati. Giuseppe e Violetta (assistita da Mediobanca) sarebbero arrivati a valutare Esselunga 7 miliardi di euro - Giuseppe stesso, si dice, nel 2004 aveva offerto più di 7 miliardi al padre per rilevare tutta l'azienda (proposta rifiutata). Giuliana Albera e Marina Caprotti, invece, come è logico che fosse, puntavano a cifre più basse: c’è chi dice 4 miliardi, chi 4,5 miliardi. Quale che fosse realmente la forchetta di valutazioni, quello che conta è che gli arbitri hanno deciso, a maggioranza, che tutta Esselunga (al 31 dicembre 2016) valeva 6,1 miliardi, largo circa quando alcuni fondi di investimento, tra cui Cvc avevano messo sul piatto quattro anni fa per rilevare l'azienda.
Esselunga ha chiuso il 2019 con un fatturato pari a 8,1 miliardi (in rialzo del 2,9% sul 2018), un Ebitda adjusted pari a 675,5 milioni (8,3% di margine) e ottime disponibilità di cassa per oltre 1 miliardo. Nel 2016, all'uscita dallo studio notarile Marchetti dopo la lettura testamentaria, Giuseppe Caprotti aveva detto: «Faremo di tutto per salvaguardare l'azienda». Quattro anni dopo il risultato può dirsi, se pur percorrendo una via tortuosa, raggiunto, anche se adesso per Esselunga partirà una nuova era in cui - sciolti i nodi della governance - sarà più semplice assumere eventuali decisioni strategiche per il futuro dell’azienda. In passato si era parlato con insistenza di una possibile Ipo o dell’apertura del capitale ai fondi: tutte opzioni che, insieme al mantenimento dello status quo, potranno essere ponderate con calma.