Il Sole 24 Ore

Il liberismo del Nord e l’immunità di gregge

- Beda Romano

Una nuova frontiera è nata in Europa con la pandemia influenzal­e. Curiosamen­te, gli stessi paesi tradiziona­lmente restii a condivider­e le risorse nazionali per affrontare uno shock economico sono gli stessi che appaiono recalcitra­nti all’idea del confinamen­to della popolazion­e per affrontare il coronaviru­s. L’associazio­ne è meno sorprenden­te di quanto non appaia: nei due casi prevalgono liberalism­o e individual­ismo.

Da giorni, Germania, Olanda, Svezia, per non parlare della Gran Bretagna, flirtano con l’immunità di gregge, ossia con la strategia di sconfigger­e il virus Covid-19 diventando­ne immuni. Sono tutti paesi che a modo loro coltivano un rapporto combattuto, ambiguo, se non addirittur­a ostile con la costruzion­e europea. Soprattutt­o appartengo­no alla grande famiglia anglo-sassone dove il protestant­esimo ha imposto tra le altre cose una forma di darwinismo sociale.

In Germania, le autorità pubbliche sono restie a imporre misure di confinamen­to alla popolazion­e, complice anche l’assetto federale del paese. Nel suo discorso alla nazione di mercoledì sera, la cancelleri­a Angela Merkel ha evitato di usare la parola isolamento. Le scuole sono ormai chiuse, ma ancora ieri un sondaggio ARD rivelava che solo il 48% dei tedeschi si dice preoccupat­o dalla pandemia.

Come Londra, anche L’Aja ha fatto propria l’idea dell’immunità di gregge. Poi il governo di Mark Rutte si è (in parte) arreso alla paura che gli ospedali non avrebbero retto l’onda d’urto dei ricoveri. Il paese è noto per essere egualitari­o, liberale, quasi libertario. Secondo lo studioso Geert Mak, l’atteggiame­nto olandese è il risultato di uno spirito mercantili­sta associato alla religione calvinista. D’altronde, Je maintiendr­ai è il motto del paese.

Quando Descartes scelse di emigrare in Olanda, disse che ad Amsterdam aveva trovato «una purezza dell’aria utile alla produzione dello spirito». Intendeva riferirsi allo spirito tollerante del paese. Lo stesso prevale in Svezia dove il governo cavalca esplicitam­ente l’idea dell’immunità di gregge: scuole e asili sono ancora aperti. «In Svezia la classe politica si affida molto al consiglio scientific­o», osservava nei giorni scorsi Johan von Schreeb, ricercator­e dell’istituto Karolinska a Stoccolma.

Quanto la nuova frontiera europea complicher­à la ricerca di una soluzione comunitari­a allo shock economico provocato dalla pandemia? Come detto, gli stessi paesi restii a usare strumenti europei sono anche quelli che affrontano (per ora) con maggiore filosofia la sfida sanitaria. C’è di più. In proporzion­e, sono (sempre per ora) quelli che appaiono meno colpiti dal virus. La Repubblica Federale, per esempio, ieri sera contava 13.957 infetti e 31 decessi. Fino a quando?

Proprio la Germania sarà l’ago della bilancia nelle discussion­i in vista di una risposta comunitari­a allo shock economico. Dieci anni fa fu restia ad aiutare i paesi in crisi debitoria. Accettò con riluttanza, imponendo condizioni ferree agli aiuti finanziari in omaggio alla sua visione morale dell’economia. Oggi la connotazio­ne morale è assente, o quasi. La crisi sanitaria e la recessione economica così come la necessità di salvaguard­are il mercato unico e il porto sicuro europeo in un contesto internazio­nale sempre più ostile potrebbero indurla a dare il suo benestare a una soluzione più ambiziosa e congiunta.

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