Berlino, manovra straordinaria pari al 10% del Pil
Verso allentamento dei vincoli sul debito Lockdown in Baviera
La Baviera e il suo presidente governatore Markus Söder, leader della Csu e con standing da cancelliere, hanno fatto da apripista in Germania nella gestione dell’emergenza senza precedenti del coronavirus, sotto il profilo dell’isolamento per contenere la pandemia e dell’extra spesa pubblica. Da oggi la Baviera è in lockdown, da lunedì potrebbe esserlo tutta la Germania. E dopo i 10 miliardi che intende stanziare il Bayern, utilizzando la clausola nella costituzione regionale che consente di sforare il freno sul debito per calamità, il governo di grande coalizione dovrebbe annunciare lunedì una manovra di spesa pubblica extra fino a 150 miliardi, fino al 4,3% del Pil (e sono girate voci per molto più), finanziata a debito senza ricorrere alle garanzie: sollevando così il limite dello zero nero e del deficit massimo allo 0,35% del Pil (12 miliardi), previsto dalla costituzione per catastrofi ed emergenze esogene, tramite voto al Bundestag con la “maggioranza del cancelliere” o con misure d’urgenza.
In Baviera e in tutta la Germania il numero dei contagiati sta salendo velocemente in maniera esponenziale (gli ultimi rilevati sono 14.000 per il Robert Koch Institut e 19.000 per John Hopkins). E un lockdown a livello nazionale, dopo quello della Baviera, sembrava ieri inevitabile, dopo che Angela Merkel, passata dall’ex-Germania dell’Est alla democrazia dell’Ovest, ha definito la «restrizione» della libertà di movimento come «giustificata quando imperativa». Ma se attorno ai cittadini tedeschi si ergeranno sempre più limitazioni e divieti, i conti pubblici federali e statali sono pronti ad abbattere il muro dello Schwarze Null per far fronte a tutte le emergenze del coronavirus. Olaf Scholz, il socialdemocratico ministro delle Finanze, aveva già pronto per questa estate un piano da 40 miliardi per sforare il freno sul debito a livello nazionale e farsi carico di una grossa fetta del debito pubblico locale. Il Covid-19 ha fatto saltare quello schema, per richiedere altri, più grandi e in fretta: il debito/Pil in Germania è sotto il 60% e Scholz ha assicurato che ci sono enormi margini di manovra, per salvare imprese, lavoro e anche per rafforzare il sistema sanitario. Se l’appiattimento della curva dei contagi non avverrà come sperato, anche la Germania si ritroverà con una carenza di letti in terapia intensiva: sono 28.000 su un totale di 500.000.
La GroKo avrebbe allo studio un fondo per le Pmi, che potrebbe iniziare con una durata di tre mesi e con una potenza di fuoco attorno ai 50 miliardi. Sarebbe previsto uno sforzo extra nella cassa integrazione Kurzarbaiter per 2,35 milioni di lavoratori, che potrebbe costare altri 10 miliardi. E poi ancora, è prevedibile che Berlino riattiverà il Soffin, il fondo di stabilizzazione del mercato finanziario che aveva una dote da 500 miliardi durante la crisi del 2008: usato all’epoca per garanzie pubbliche, ricapitalizzazioni (Commerzbank, WestLB, Aareal) e coperture dei rischi. Stando a un’anticipazione di Handelsblatt, che non è stata smentita, Soffin - che in dieci anni si è quasi azzerato - potrebbe essere riconvertito in un fondi stabilizzazione dell’economia. In aggiunta al potenziamento degli interventi della Kfw, e di centinaia di miliardi in garanzie. E alle nazionalizzazioni temporanee che potrebbero fioccare.