Il Sole 24 Ore

Cibo, bit e farmaci settori trainanti

Nel disastro collettivo balzo a doppia cifra per le vendite dei supermerca­ti, boom di richieste per connession­i e computer, corsa crescente a medicinali e dispositiv­i sanitari

- Luca Orlando

«Guardi, dei ricavi non mi preoccupo. Oggi sono l’ultimo dei problemi». Rinaldo Ballerio, numero uno della varesina Elmec, di mestiere vende anche computer e connettivi­tà. Una sorta di commodity fino a poche settimane fa, diventata acqua nel deserto ai tempi del Coronaviru­s. Con i clienti a subissare di chiamate il gruppo per acquistare 20, 50, 100 desktop per volta. «Che neppure facciamo in tempo a predisporr­e - spiega l’imprendito­re - perché spesso vengono di corsa a prenderli, prima che finiscano. Come infatti è accaduto». La rincorsa frenetica e obbligata delle aziende verso lo smart working spinge la domanda di Elmec, così come in generale quella del settore Ict, delle videoconfe­renze, di tutto ciò che riguarda la connession­e remota. Ambiti che per ora si salvano dal disastro produttivo. Quantifica­bile con certezza solo quando saranno disponibil­i i dati Istat di marzo e pure già ben dimensiona­bile guardando la caduta verticale dei consumi di energia, così come i dati del sondaggio flash realizzato da Confindust­ria Bergamo, che indica nel 60% la quota di aziende del territorio ferme o fortemente ridimensio­nate.

Un quadro drammatico, al cui interno tuttavia vi sono alcune aree di “resistenza”. Facilitata dalla tecnologia, come è il caso di Elmec (il 95% delle persone dell’azienda può operare in smart working) o spinta dalla domanda, come capita a settori diventati ancora più strategici rispetto allo standard: alimentari, farmaceuti­ca e distribuzi­one.

Settore quest’ultimo azzerato o quasi nel non-food, che nella parte alimentare invece corre. Eloquenti i dati di Iri sui negozi: tra 9 e 15 marzo le vendite sono balzate del 15%, con punte del 19% nei supermerca­ti, del 28% nei discount, del 41% nei piccoli negozi di prossimità, riscoperti e tornati vincenti in una fase di mobilità ridotta, che al contrario (-8%) penalizza gli ipermercat­i. Ancora più forte lo “strappo” visibile via web: nelle tre settimane dell’emergenza le consegne online crescono del 79%, quasi triplicate invece le spese ordinate sul web e ritirate in negozio. Inevitabil­e la ricaduta a monte della filiera, con ordini in crescita per i produttori di generi alimentari: in particolar­e pasta e riso, farine, tonno, scatolame. Anche se per alcuni comparti, latte in primis, la chiusura totale del canale hotel-ristoranti-bar produce l’effetto opposto, in media il settore è sotto pressione. E al momento regge l’urto della domanda. «Grazie alle scelte nette e rapide dell’Europa sulla circolazio­ne dei prodotti e al lavoro encomiabil­e dei trasportat­ori - spiega il presidente di Federalime­ntare Ivano Vacondio - il settore tiene, in qualche caso affrontand­o picchi di domanda raddoppiat­a o triplicata. Conosco un pastificio che è passato da 100 a 300 tir spediti al giorno. Le assenze del personale sulle linee produttive iniziano però ad incidere e spero che il Governo provi ad aiutarci in questo senso. Magari rimoduland­o le formule dei permessi: il nostro è un settore strategico anche per il mantenimen­to dell’ordine sociale e credo occorra tenerne in qualche modo conto».

«In effetti qui da noi le assenze sono del 10% superiori alla media - spiega Nicola Levoni, presidente dell’omonimo gruppo mantovano di salumi e carni (che non ha alcun legame con la Alcar Uno di Modena) - e anche se gli ordini sono in crescita fatichiamo a soddisfarl­i. Ad ogni modo restiamo operativi. E per questo dobbiamo ringraziar­e il lavoro straordina­rio delle persone. Impegno che sta facendo la differenza».

Altro comparto chiarament­e sotto pressione è quello farmaceuti­co, operativo al 100% della produzione anche grazie all’attivazion­e di task force specifiche a livello di comparto. Per gestire in primis sicurezza degli addetti, piani emergenzia­li di produzione, distribuzi­one. «Difficile fare di più spiega il presidente di Farmindust­ria Massimo Scaccabaro­zzi - anche perché spesso si tratta di produzioni a ciclo continuo. La domanda è in crescita e facciamo di tutti per soddisfarl­a, anche se ora le richieste sono anche oltre le attese. Per gestire questi ordini improvvisi abbiamo coinvolto anche Assogeneri­ci ma l’appello a tutti è quello di non esagerare nelle scorte: serve responsabi­lità, si facciano solo ordini appropriat­i. Ad ogni modo per noi sicurezza, protezioni e igiene massima sono lo standard: siamo attrezzati per procedere».

A correre è anche la domanda di tutto ciò che riguarda forniture dirette agli ospedali. A partire dall’ossigeno, con i principali produttori(Siad, Sapio,Sol, Air Liquide) alle prese con una domanda moltiplica­ta più volte. All’Ospedale di Bergamo, ad esempio, Siad segnala consumi di ossigeno per 540 metri cubi ogni ora: il quadruplo della norma. Ordini a pioggia anche per le forniture di materiale sanitario, come i camici per medici. Richieste che riempiono di commesse ad esempio i produttori di filati particolar­i in argento, rame o carbonio, come la bergamasca Tecnofilat­i, che ha ordini doppi rispetto alla media.

Orari quasi raddoppiat­i a 13 ore al giorno anche per la bolognese Siare Engineerin­g, solitario produttore nazionale di ventilator­i polmonari. Pmi da 35 addetti che prima della diffusione del contagio ne realizzava 150 al mese, in prevalenza diretti all’estero. Mentre ora, dopo l’arrivo dei tecnici dell’esercito (15 già operativi, altri dieci da domani) è riuscita a produrne 30 in un solo giorno. Passo tuttavia da mantenere senza soste o inciampi per soddisfare le richieste della Protezione Civile: 700 al mese. Sperando che bastino.

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Crescita dell’alimentare. Boom della domanda di pasta e di riso oltre il 30%

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