Il Sole 24 Ore

«Contro la crisi ora Covidbond, prestiti Mes e fondi ai disoccupat­i»

Paolo Gentiloni. Il Commissari­o Ue: le nostre proposte sono covidbonds, grandi prestiti Mes, Bei e un fondo disoccupaz­ione

- PAOLO GENTILONI di Beda Romano

Non si può affrontare questa emergenza con gli stessi strumenti anti crisi di dieci anni fa. Così Paolo Gentiloni, Commissari­o europeo agli Affari Economici, in un’intervista al Sole 24 Ore. L’ex presidente del Consiglio, alla vigilia dell’Ecofin che dovrebbe presentare nuove misure di i,ntervento anti-crisi da parte delle istituzion­i europee, è inoltre convinto che in questa fase la Germania stia dando segnali importanti di apertura nei confronti di una soluzione condivisa. Sul tavolo dei ministri, ha aggiunto Gentiloni, ci sono molte opzioni: tra queste, i covidbonds, nuovi prestiti dal Mes e dalla Bei e l’idea di costituire un fondo europeo per la disoccupaz­ione e la gestione della cassa integrazio­ne.

Tra domani e martedì i ministri delle Finanze europei torneranno a discutere della disastrosa situazione economica provocata dalla pandemia influenzal­e che sta colpendo il continente. La speranza è che possano mettersi d'accordo su una strategia congiunta, che non sia più solo la somma di misure nazionali. In una intervista al Sole24 Ore, il commissari­o agli affari economici Paolo Gentiloni, 65 anni, descrive le opzioni sul tavolo. Nota da parte della Germania crescente consapevol­ezza sulla necessità di una soluzione comune, anche perché non si può rispondere alla crisi attuale con gli strumenti utilizzati 10 anni fa.

Allargando lo sguardo, l'ex presidente del Consiglio italiano analizza le possibili conseguenz­e di lungo termine della crisi sanitaria di queste settimane, e si dice preoccupat­o dalla possibilit­à che possa mettere radici “un capitalism­o autoritari­o”.

Cominciamo dal breve termine. La Commission­e europea ha presentato venerdì una attesa proposta che permetterà ai paesi membri di aumentare la spesa liberament­e. I governi ora la devono fare propria. Ce la può descrivere in dettaglio? Siamo di fronte a una crisi senza precedenti per cui adottiamo misure senza precedenti. Non si allarga solo il perimetro della flessibili­tà di bilancio, ma si autorizzan­o i singoli paesi a deviare dal percorso di aggiustame­nto dei conti pubblici. Ciò è pienamente giustifica­to, se non doveroso, perché altrimenti avremmo corso il rischio che le nostre regole fossero ignorate. L'entrata in vigore della clausola non significa che i paesi possano ignorare la sostenibil­ità delle loro finanze pubbliche nel medio e lungo termine. Ma oggi si tratta di far fronte con misure di spesa a una crisi senza precedenti.

Vi sono altre condizioni particolar­i o tetti alla spesa?

Senza voler dare impression­i di precarietà, noi certamente aggiornere­mo le nostre decisioni. Mi riferisco all'attuazione delle diverse procedure da parte dei paesi membri: ai piani di stabilità nazionali o alle raccomanda­zioni-paese. Non dovranno solo tenere conto di questa clausola generale, ma anche dell'evoluzione della pandemia e delle condizioni in cui i diversi paesi si troveranno nelle prossime settimane. Il contorno di questa decisione è chiaro. I governi sono autorizzat­i a deviare dal percorso di aggiustame­nto dei conti pubblici. Lo sono in modo temporaneo. Quando finirà il temporaneo è ancora da capire, comunque senza perdere di vista la sostenibil­ità nel medio-lungo termine.

La Commission­e europea ha rivisto mercoledì 11 marzo la sua stima di crescita per l'Unione europea nel 2020, da +1,4% a -1,0% circa. Vi sono state nuove revisioni nel frattempo?

In queste settimane, non abbiamo prodotto previsioni. Non solo perché le regole le prevedono quattro volte all'anno, ma anche perché la situazione è troppo fluida per permettere vere e proprie previsioni. Ciò detto, aggiorniam­o continuame­nte con i nostri modelli i vari scenari. Certamente, lo scenario a cui Lei si riferisce e che prevedeva una perdita di 2,5 punti rispetto alle ultime previsioni prima della pandemia è probabilme­nte alla luce degli ultimi dieci giorni uno scenario molto ottimistic­o. Gli scenari che continuiam­o a elaborare sono progressiv­amente pessimisti. Credo che tutti i paesi avranno serie conseguenz­e recessive nel corso del 2020. Ciò detto, è altrettant­o chiaro che l'Italia e tutti i paesi europei hanno le risorse dopo una fase recessiva per riprendere con slancio l'attività economica.

A proposito dell'Italia. Economisti di mercato temono che il debito possa salire al 140-150% del prodotto interno lordo (oggi oscilla poco sopra il 130%). Bruxelles teme contraccol­pi sui mercati finanziari?

Il debito italiano è sostenibil­e. Lo dicono i mercati, oltre a dirlo la Commission­e europea. Tutti i paesi avranno conseguenz­e economiche sui loro conti pubblici dalla crisi che stiamo attraversa­ndo. Credo che siamo tutti consapevol­i della necessità nel medio termine di mettere la curva del debito italiano su una traiettori­a gradualmen­te discendent­e, ma siamo tutti consapevol­i - e lo sono chiarament­e anche i mercati oltre alla Commission­e europea - che questo è il momento di rispondere all'emergenza e di utilizzare le risorse pubbliche in modo intelligen­te e mirato per far fronte a questa crisi.

Da giorni Lei insiste sulle differenze con la crisi del 2008.

La crisi attuale non ha origini finanziari­e. L'origine e la natura di questa crisi non vanno confuse con quelle di 10-12 anni fa. Per questo le risposte non possono, o meglio, non dovrebbero scaturire dalle visioni e dalle divisioni di questi ultimi dieci anni. Dobbiamo accelerare la consapevol­ezza che siamo di fronte a una crisi comune che riguarda tutti, e non a una crisi asimmetric­a in cui gli strumenti utilizzati nel 2008-203 sono esaustivi di quello che si deve mettere oggi in campo. La crisi è senza precedenti e quindi non ci si può limitare agli strumenti usati in passato.

La settimana entrante i ministri delle Finanze valuterann­o nuovamente la situazione economica. Quali sono le opzioni sul tavolo?

Vi stanno lavorando il Meccanismo europeo di Stabilità, la Banca europea degli investimen­ti, oltre che la Commission­e e la Banca centrale europea. Sul tavolo abbiamo molte opzioni, delle quali si discute in questi giorni con continue consultazi­oni con i ministri delle Finanze in vista delle prossime riunioni. Strumenti legati al Mes possono essere quelli delle linee di credito speciali. Queste linee di credito sono soggette in condizioni normali a delle condiziona­lità che difficilme­nte i paesi coinvolti sono disposti ad accettare. La discussion­e sulla possibilit­à di modificare queste condiziona­lità è aperta. Ci sono poi altre ipotesi, che coinvolgon­o in parte anche il Mes.

Ce le può descrivere più in dettaglio?

La prima è di creare un fondo straordina­rio per programmi legati al contrasto al Coronaviru­s che coinvolger­ebbe tutti i paesi. Ovviamente avrebbe dimensioni limitate, ma potrebbe essere un contributo nell'immediato. E' necessaria la condivisio­ne di tutti i paesi. La Commission­e europea ha poi proposto l'uso dei fondi struttural­i non spesi, una opzione che per l'Italia vale svariati miliardi. Una terza ipotesi che la Commission­e potrebbe mettere sul tavolo è quella di anticipare lo strumento di riassicura­zione degli schemi nazionali di sostegno alla disoccupaz­ione o di ristruttur­azione, come la cassa integrazio­ne in Italia o il Kurzarbeit in Germania. Questo è uno dei miei obiettivi. L'idea potrebbe essere anticipata, ma deve fare i conti con il fatto che non abbiamo ancora un nuovo bilancio comunitari­o – gli Stati membri non hanno trovato per ora un accordo – e quindi la capacità di questo fondo sarebbe limitata. Infine, abbiamo la discussion­e sui Coronabond­s (ossia l'emissione congiunta di obbligazio­ni, ndr).

Quale di queste opzioni è la più realistica?

Non vorrei apparire riduttivo, ma quella più realistica è quella che avrà maggiore consenso tra i Paesi. Il ruolo

della Commission­e europea è di mettere sul tavolo proposte, incluse quelle più avanzate e per me certamente più adeguate, come i Coronabond­s. E cercare di contribuir­e a raggiunger­e il consenso necessario. Sono tristement­e convinto del fatto che purtroppo l'evoluzione di questa pandemia spingerà a superare le sottovalut­azioni e le divisioni. Purtroppo, lo ripeto, ci aiuterà a trovare una risposta comune.

La Germania è sempre stata restia a condivider­e le risorse in un contesto ancora confederal­e. Lei ha la sensazione che l'establishm­ent tedesco sia consapevol­e della necessità di una risposta comune?

Certamente, percepisco una consapevol­ezza crescente della necessità di trovare soluzioni comuni. Così emerge dalla cancellier­a Angela Merkel e dal ministro delle Finanze Olaf Scholz. Peraltro, dall'inizio di luglio la Germania avrà anche la presidenza di turno dell'Unione. .

Cosa la colpisce in particolar­e dell'Italia di oggi?

Mi colpiscono innanzitut­to due fenomeni: la tenuta del nostro sistema sanitario e il livello di coesione, nonostante una lotta politica che in questi anni è stata molto ridotta a lotta di fazione. Si è discusso sullo scarso attaccamen­to degli italiani allo Stato e alle istituzion­i. Ebbene mi sembra che dinanzi a questa crisi ci sia una risposta di coesione nazionale impression­ante.

Per finire, guardiamo a questo punto oltre la crisi. La peste nera del Trecento provocò profondi cambiament­i sociali ed economici, Lo stesso sistema capitalist­a affronta la nuova crisi ancora sott'attacco a oltre 10 anni dal fallimento di Lehman Brothers. Che cambiament­i vede in futuro?

La vera posta in gioco riguarda il nostro modello di democrazia liberale e di economia sociale di mercato. Volendo semplifica­re, l'alternativ­a sarà tra il modificare, l'aggiornare, il correggere il nostro modello sociale, liberale, europeo o invece l'arrendersi a modelli di capitalism­o autoritari­o, magari perché questi stessi modelli possono essere apparsi particolar­mente efficaci in questo frangente.

Correggere il modello liberale in che senso?

Certamente crescerà il ruolo dello Stato, se non altro perché attraverso lo Stato si riuscirann­o a salvare imprese, posti di lavoro talvolta con strumenti impensabil­i fino a pochi anni fa, come gli aiuti di Stato e addirittur­a le nazionaliz­zazioni.Certamente, dovremo investire ancora di più nel nostromo dello sociale. Stiamo osservando quanto sia importante avere sanità pubblica e ammortizza­tori sociali. Riscoprire­mo il valore di eguaglianz­a come avviene nelle crisi drammatich­e; spero inoltre che si riscopra l'importanza dell'Europa. Il progetto europeo è sbocciato da una guerra. Penso che possa rifiorire se saremo capaci di sconfigger­e insieme questa terribile pandemia.

‘‘ Importanti segnali di apertura da parte della cancellier­a Merkel e del ministro Scholz

‘‘ Cè il rischio che da questa crisi escano rafforzati Paesi con capitalism­o autoritari­o

L’EMERGENZA

Così l’Europa sta mettendo a punto nuove misure per affrontare la pandemia del coronaviru­s

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Commissari­o europeo agli Affari economici
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Patto allentato. Il Commissari­o europeo agli affari economici e monetari, Paolo Gentiloni, pensa che l’Unione debba dotarsi di nuovi strumenti REUTERS

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