Il Sole 24 Ore

Fondi Ue, governo a caccia di risorse

In corso la selezione dei fondi non impegnati che possono essere dirottati sul decreto in arrivo ad Aprile Dai dati Ue bacino potenziale fino a 10,5 miliardi Per Fedeterzia­rio 22 miliardi di stanziamen­ti non impegnati

- Giuseppe Chiellino Gianni Trovati

Martedì l’Eurogruppo su emergenza e Mes. Centeno: «Costruirem­o una nuova difesa» per l’economia

La settimana che si chiude oggi ha archiviato di fattole regole fiscali europee sull’ aggiustame­nto struttural­e con il comunicato dell’Eurogruppo di lunedì, e ha messo praticamen­te in soffitta il Patto di stabilità con la proposta di venerdì della Commission­e. Ma il repentino cambio di pelle dell’Unione è destinato a continuare nei prossimi giorni: l’Eurogruppo di martedì, annuncia il suo presidente Mario Centeno, studierà una «nuova linea di difesa dal Coronaviru­s» per le economie europee, in una discussion­e dove tornerà al centro della scena il Mese la sua possibilit­à di utilizzo per finanziare un piano di aiuto a livello continenta­le. Ipotesi, questa, che con la rapida corsa della crisi sanitaria sembra superare molte resistenze tradiziona­li nel mondo tedesco, ma continua ad accendere polemiche a Roma per il «no» al Mes sotto qualsiasi forma pronunciat­o dai Cinque Stelle oltre che dalle opposizion­i di Lega e Fratelli d’Italia.

Le prossime mosse di Bruxelles saranno cruciali per capire gli spazi saranno del prossimo intervento di sostegno all’economia per un’Italia che con il primo decreto an tic risi ha esaurito il deficit aggiuntivo approvato dal Parlamento. La caccia alle risorse sfrutta un’ altra forma di“flessibili­tà” appena maturata in Europa, cioè la possibilit­àdi dirottare sull’ emergenza le quote non impegnate della programmaz­ione 2014/2020 dei fondi struttural­i.

In gioco ci sono «diversi miliardi», ha ripetuto in questi giorni il ministro dell’Economia Gualtieri senza dare ulteriori dettagli. Perché la cifra effettiva arriverà alla fine del certosino censimento che gli uffici del Mef e l’Agenzia della Coesione, in stretto contatto con la Dg Regio della Commission­e stanno portando avanti sugli oltre 50 programmi operativi del Fondo di sviluppo regionale (Fesr) e del Fondo sociale( F se ). Oltre all’ accelerazi­one dei flussi di cassa, rinunciand­o agli anticipi 2019 non utilizzati e erogando subito quelli del 2020 per 1,75 miliardi (si veda Il Sole 24 ore del 20 marzo), si sta battendo il terreno alla ricerca dei fondi necessari al «decreto Aprile». Una conferma del fatto che i fondi europei sono quasi l’unica risorsa vera su cui si può contare per le misure di sostegno pubbliche. Il lavoro, proseguito anche nel fine settimana, è titanico, se si pensa che i programmi Por e Pon si articolano a loro volta in più di 300 azioni e in centinaia di “misure”. Tra Roma e Bruxelles si stanno selezionan­do le somme non ancora giuridicam­ente vincolate, cioè assegnate con bandi già chiusi, e dunque disponibil­i per l’emergenza e se è possibile anche per il dopo, quando bisognerà sostenere la ripresa.

Sulla base dei dati aggiornati costanteme­nte sul portale della Commission­e, Cohesionda­ta, i programmi italiani che utilizzano il Fesr hanno già assegnato a progetti selezionat­i l’86% delle risorse, compreso il cofinanzia­mento nazionale. Dunque entro il 2023 restano da spendere 4,7 miliardi di euro. Per il Fondo sociale l’importo teoricamen­te disponibil­e è di 5,5 miliardi. Al momento non si parla del Feasr (agricoltur­a). Con le risorse residue di Garanzia Giovani si arrivarebb­e a 10,5 miliardi. Ma è una cifra teorica. Le valutazion­i sono in corso e ballerine, certo è che questo importo può solo diminuire. Sia chiaro, non sono nuove risorse Ue per l’Italia, ma solo la riprogramm­azione di quelle assegnate, sulla base delle nuove necessità : sanità (in particolar­e le terapie intensive), capitale circolante per le imprese e ammortizza­tori sociali.

Molto più alta, 22,2 miliardi,è la stima di Federterzi­ario, l’associazio­ne di piccole imprese e profession­isti che monitora i fondi Ue per i suoi 60mila associati, lamentando un tasso di realizzazi­one non proprio brillante in una programmaz­ione avviata ormai sei anni fa. Il calcolo, basato sui dati di Opencoesio­ne, considera «non impegnato» il 42% dei fondi. «Su questi fondi serve una due diligence puntuale e veloce per capire quali risorse sono libere da vincoli giuridici - spiega Nicola Patrizi, presidente della confederaz­ione -, e occorre subito una regia nazionale forte per gestire risorse fin qui affidate a strutture spesso inefficien­ti».

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ANSA Emergenza liquidità. Centrale garantire il sostegno finanziari­o alle imprese, allo stremo per la frenata dell’economia

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