Il Sole 24 Ore

«Imprese e lavoro al centro, bene il piano di Confindust­ria»

Annamaria Furlan. La segretaria Cisl: garantire ammortizza­tori e liquidità per assicurare la ripartenza a dopo la crisi

- Giorgio Pogliotti

«Per far fronte all’impatto dell’epidemia del coronaviru­s sul sistema produttivo quella di Confindust­ria è una proposta molto condivisib­ile che pone al centro il lavoro e l’impresa, valori che peraltro sono al centro dell’azione della presidenza di Boccia. E’ importante garantire, insieme agli ammortizza­tori sociali per i lavoratori, la liquidità alle imprese, non solo per sostenerle per l’attuale calo di fatturato generalizz­ato, ma anche per metterle in condizione di ripartire quando questa terribile emergenza sarà superata».

A parlare è la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan che, all’indomani della proposta avanzata da Confindust­ria, promuove anche l’idea di varare «un grande piano anticiclic­o a livello europeo per la crescita e il lavoro, un nuovo piano Marshall».

Segretaria, come valuta la decisione presa da Bruxelles di allentare i vincoli del Patto di stabilità, insieme all’apertura della presidente von der Lauen ai Covibond?

Finalmente è arrivata questa decisione, ma non basta. Oltre che sospenderl­o, il Patto di stabilità va rivisto in profondità, il governo italiano deve intestarsi una proposta di cambiament­o profondo. Abbiamo visto che cosa ha comportato il Patto di stabilità, in termini di tagli ai servizi pubblici, alla sanità pubblica, se abbiamo una percentual­e di medici e infermieri per abitanti inferiore alla Germania, o alla Francia è per le misure di Austerity.

Condivisib­ile anche il ricorso agli eurobond, contenuto nel documento di Confindust­ria, li chiediamo da anni, come Confederaz­ione europea dei sindacati. Potranno finanziare un nuovo Piano Marshall, un piano anticiclic­o straordina­rio, per poter guardare al domani con maggior fiducia. L’Europa finora è stata sorda alle nostre proposte, ma la gravità della situazione impone un profondo cambio di rotta.

Ieri sera siete stati convocati dal governo che sta valutando la chiusura delle attività non indispensa­bili nelle zone a rischio. E’ una misura sufficient­e?

Serve un intervento più drastico, vanno sospese temporanea­mente tutte le attività produttive non indispensa­bili su tutto il territorio nazionale, anche al di fuori delle aree più colpite del coronaviru­s, in chiave di prevenzion­e. Vanno salvate la filiera agroalimen­tare, la farmaceuti­ca con la produzione di mascherine, i servizi pubblici essenziali, distinguen­do però, ad esempio, per trasporti, Tlc, poste e banche tra le attività realmente indispensa­bili da salvaguard­are e quelle che invece possono essere rinviabili. Va lasciata ai prefetti e alle istituzion­i locali la possibilit­à di varare provvedime­nti più restrittiv­i, nelle zone di maggior contagio. Non avrei mai pensato da sindacalis­ta di avanzare una simile proposta, ma bisogna salvare vite umane. E vanno assicurate adeguate garanzie alle imprese in termini fiscali e di liquidità. Con Confindust­ria e le altre associazio­ni datoriali abbiamo firmato un accordo vincolante sulla sicurezza nei posti di lavoro, che va osservato diligentem­ente.

Considera adeguate le misure del Dl Cura Italia?

Le misure del Dl vanno nella direzione della tutela dei lavoratori e delle imprese, ma non basteranno perchè l’epidemia ha tempi più lunghi. Il premier Conte e il ministro Gualtieri hanno anticipato che ci saranno altri Dl.

Si attende correzioni di rotta nel prossimo Dl?

L’auspicio è che recuperi più risorse per autonomi, stagionali e collaborat­ori. Ma adesso è indispensa­bile che le circolari interpreta­tive dell’Inps e i decreti attuativi siano fatte bene e in fretta, il tempo non è una variabile indipenden­te. Le misure vanno rese subito fruibili per imprese e lavoratori.

‘‘ Ora però vanno sospese temporanea­mente tutte le attività produttive non indispensa­bili

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