«Imprese e lavoro al centro, bene il piano di Confindustria»
Annamaria Furlan. La segretaria Cisl: garantire ammortizzatori e liquidità per assicurare la ripartenza a dopo la crisi
«Per far fronte all’impatto dell’epidemia del coronavirus sul sistema produttivo quella di Confindustria è una proposta molto condivisibile che pone al centro il lavoro e l’impresa, valori che peraltro sono al centro dell’azione della presidenza di Boccia. E’ importante garantire, insieme agli ammortizzatori sociali per i lavoratori, la liquidità alle imprese, non solo per sostenerle per l’attuale calo di fatturato generalizzato, ma anche per metterle in condizione di ripartire quando questa terribile emergenza sarà superata».
A parlare è la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan che, all’indomani della proposta avanzata da Confindustria, promuove anche l’idea di varare «un grande piano anticiclico a livello europeo per la crescita e il lavoro, un nuovo piano Marshall».
Segretaria, come valuta la decisione presa da Bruxelles di allentare i vincoli del Patto di stabilità, insieme all’apertura della presidente von der Lauen ai Covibond?
Finalmente è arrivata questa decisione, ma non basta. Oltre che sospenderlo, il Patto di stabilità va rivisto in profondità, il governo italiano deve intestarsi una proposta di cambiamento profondo. Abbiamo visto che cosa ha comportato il Patto di stabilità, in termini di tagli ai servizi pubblici, alla sanità pubblica, se abbiamo una percentuale di medici e infermieri per abitanti inferiore alla Germania, o alla Francia è per le misure di Austerity.
Condivisibile anche il ricorso agli eurobond, contenuto nel documento di Confindustria, li chiediamo da anni, come Confederazione europea dei sindacati. Potranno finanziare un nuovo Piano Marshall, un piano anticiclico straordinario, per poter guardare al domani con maggior fiducia. L’Europa finora è stata sorda alle nostre proposte, ma la gravità della situazione impone un profondo cambio di rotta.
Ieri sera siete stati convocati dal governo che sta valutando la chiusura delle attività non indispensabili nelle zone a rischio. E’ una misura sufficiente?
Serve un intervento più drastico, vanno sospese temporaneamente tutte le attività produttive non indispensabili su tutto il territorio nazionale, anche al di fuori delle aree più colpite del coronavirus, in chiave di prevenzione. Vanno salvate la filiera agroalimentare, la farmaceutica con la produzione di mascherine, i servizi pubblici essenziali, distinguendo però, ad esempio, per trasporti, Tlc, poste e banche tra le attività realmente indispensabili da salvaguardare e quelle che invece possono essere rinviabili. Va lasciata ai prefetti e alle istituzioni locali la possibilità di varare provvedimenti più restrittivi, nelle zone di maggior contagio. Non avrei mai pensato da sindacalista di avanzare una simile proposta, ma bisogna salvare vite umane. E vanno assicurate adeguate garanzie alle imprese in termini fiscali e di liquidità. Con Confindustria e le altre associazioni datoriali abbiamo firmato un accordo vincolante sulla sicurezza nei posti di lavoro, che va osservato diligentemente.
Considera adeguate le misure del Dl Cura Italia?
Le misure del Dl vanno nella direzione della tutela dei lavoratori e delle imprese, ma non basteranno perchè l’epidemia ha tempi più lunghi. Il premier Conte e il ministro Gualtieri hanno anticipato che ci saranno altri Dl.
Si attende correzioni di rotta nel prossimo Dl?
L’auspicio è che recuperi più risorse per autonomi, stagionali e collaboratori. Ma adesso è indispensabile che le circolari interpretative dell’Inps e i decreti attuativi siano fatte bene e in fretta, il tempo non è una variabile indipendente. Le misure vanno rese subito fruibili per imprese e lavoratori.
‘‘ Ora però vanno sospese temporaneamente tutte le attività produttive non indispensabili