Il lievito di birra 100% made in Italy
«Pronti a rifornire chi ne ha bisogno, dai fornai alla grande distribuzione»
Il mercato del lievito di birra è dominato da due multinazionali, una francese e una belga-canadese. Un prodotto che è diventato difficile da trovare in molti punti vendita, a causa della reclusione forzata che ha incrementato la creatività in cucina e svuotato gli scaffali dei supermercati. Da Oderzo, Treviso, Bioenologia 2.0, azienda specializzata nella produzione di lieviti freschi in crema a uso enologico, birrario ed alimentare, lavora senza soste: «Qui siamo molto oltre gli standard di sicurezza richiesti dall'epidemia, i nostri addetti manipolano i lieviti in camere fornite di aria microfiltrata, tecnici e biotecnologi sono abituati a operare nella massima igiene», spiega Maurizio Polo, amministratore unico che nel 1980 ha dato vita a questa realtà e a Polo Lab, considerato tra le più innovative realtà scientifiche nel enologico. Due aziende complementari: il Lab, iscritto al Miur come istituto di ricerca privato, fa ricerca e consulenze in ambito enologico e alimentare, mentre Bioenologia applica i frutti di questi studi nella direzione tecnica di una settantina di ditte vinicole . C’è anche la Ceppoteca, dove sono conservati i ceppi dei lieviti mappati geneticamente. «All’università di Bari abbiamo affidato uno studio su lieviti per la panificazione che hanno capacità eccezionali, come quella di degradare il colesterolo», spiega Polo, che in questo momento di scarsità vede l’opportunità di far capire la differenza con il prodotto industriale: «Ci offriamo di rifornire chi ne ha bisogno, dai fornai alla grande distribuzione, arrivando anche dai privati cittadini grazie alla nostra rete commerciale. Magari così anche chi non lo conosce potrà assaggiare una alternativa al prodotto delle multinazionali, made in Italy».