Dal fresco alla lunga conservazione
«Noi siamo sopravvissuti all’epidemia spagnola e a due guerre mondiali»
Aperti sempre, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, Natale e Pasqua inclusi. Da 120 anni Latteria Soresina, storica cooperativa di 200 allevatori lombardi, raccoglie, trasforma e distribuisce latte e prodotti derivati (burro, provolone e grana padano di cui è la prima produttrice al mondo con 550mila forme l’anno). «La nostra azienda – dice il presidente Tiziano Fusar Poli - ha resistito a due guerre mondiali e all’epidemia di spagnola. Non si arrenderà di certo di fronte al coronavirus». Il 2019 è stato l’anno record: 5 milioni di quintali di latte trasformato e 411 milioni di euro di fatturato (+ 10% sul 2018), di cui 95 milioni in 64 paesi esteri (+12,3%).
Dopo un mese di emergenza per il coronavirus, sul piazzale davanti allo stabilimento principale di Soresina (gli altri 5 sono tra le province di Cremona, Brescia, Milano e Reggio Emilia) c’è via vai di autocisterne piene di latte (ne arrivano tra 12 e 13mila quintali al giorno). Due canali di vendita importanti,export e Horeca, sono però bloccati. «Su marzo e aprile stimiamo un calo delle vendite tra il 25% e il 30% in questi canali - dice il direttore generale Michele Falzetta – poi si vedrà. Un po’ di merce sta tornando indietro». E poi c’è il problema dei contagiati e di chi è in quarantena tra i 650 dipendenti: sono il 13% del totale. Le attività da portare avanti sono tante: produzione di grana, provolone e burro, confezionamento di latte fresco e a lunga conservazione, laboratori di analisi, logistica. Tenere aperto tutto si fa sempre più difficile. Ma non impossibile. «La ricetta si chiama diversificazione – spiega Fusar Poli- : compensiamo le perdite di hotel, bar e ristoranti con la crescita della grande distribuzione, che era già metà del nostro fatturato. I clienti adesso più che latte fresco ci chiedono quello a lunga conservazione. Avere poi 6 stabilimenti aiuta molto per spostare la produzione su quelli meno in sofferenza».