Il Sole 24 Ore

Hugas ( (Efsa):Efsa): « «DaDa escludere che ili l cibo veicoli ili l contagio»

- Silvia Marzia Marzialett­i letti

«Non es esistono istono prove scientific­he che il cibo sia fonte o veicolo di trasmissio­ne del coronaviru­s: la trasmissio­ne avviene attraverso il tratto faringeo nasale e, allo stato attuale delle nostre conoscenze, non può avvenire attraverso il tratto digestivo. La Ue beneficia già di regole chiare in materia di biosicurez­za e di igiene industrial­e e queste regole garantisco­no un alto livello di sicurezza a alimentare limentare per i consumator­i » . A parlare è Marta Hug Hugas, as, diret diret- tore scientific­o dell'Efsa dell'Efsa, , l'Autorità europea per la sicurezza alimentare che ha se sede de a Parma.

Qualche giorno fa l’Efsa a Parma ha diramato un comunicato in cui aff affermava ermava che «gli « gli studi condotti su precedenti focolai epidemici simili, come Sars e Mers, per i quali non si è verificata trasmissio­ne tramite il cibo, portano a ritenere che il nuovo coronaviru­s non sia diverso». Conferma tutto tutto? ?

Quanto scritto qualche giorno fa è stato confermato anche da altre organizzaz­ioni in Europa e nel mondo. Detto ciò bisogna sottolinea­re che, se dovessero venire alla luce nuove evidenze scientific­he, ad oggi non disponibil­i, che indicasser­o un ruolo degli alimenti nella trasmissio­ne del virus, l'Efsa se ne occuperebb­e direttamen­te.

Nei giorniscor­s il' Ans es( Agenzia francese perla salute el asi curezzarez­za )) ha affermato che inca sodi di cibo preparato da persona infetta, è escluso che il conta contagio gio possa av av- venire attraverso il tratto digestivo, ma non si può escludere il rischio che il tratto respirator­io sia infettato durante la masticazio­ne. Cosa ne pensa l'E l'Efsa? fsa?

Efsa e Anses affermano la stessa cosa ribadendo che la trasmissio­ne avviene attraverso il tratto faringeona­sale e affermando che, allo stat stato o attuale della conoscenza, il contagio non può avvenire attraverso il tratto digestivo. La Ue beneficia di re regole gole chiare in materia di biosicurez­za e di igiene industrial­e e queste regole garantisco­no un alto livello di sicurezza alimentare per i consumator­i.

In assenza di dati specifici per questo coronaviru­s - che con il tempo arriverann­o- le misure aggiuntive attualment­e consigliat­e (lavarsi le mani, starnutire o tossire nell'incavo del gomito gomito) ) e le misure in uso in alcuni supermerca­ti (come l'uso obbligator­io dei guanti guanti) ) sono volte a ridurre ulteriorme­nte le occasioni di contagio. Vorrei però aggiungere una cosa im importante. portante.

Dica. Dica .

Come per altri coronaviru­s conosciuti, questo virus è sensibile alle temperatur­e di cottura. Unt rattamento term termico i co a 63° C per 4 miminutinu ti (temperatur­a utilizzata per la preparazio­ne di cibi caldi nella ristorazio­ne collettiva) può quindi ridurre la contaminaz­ione di un prodotto alimentare di un fattore 10mila. Quindi un consi consiglio glio sempre valido èqquelloue­ll odi cuocere bene il cibo.

Secondo alcuni studiosi - la notizia è stata pubblicata recentemen­te da un noto quotidiano - il virus potrebbe resistere da uno a tre giorni sul pac packaging, kaging, plastica o cartone, anche se fortemente indebolito. Cosa ne pensa l'E l'Efsa? fsa?

Certamente gli alimenti potrebbero in qualche modo essere esposti al virus, nello stesso modo in cui qualsiasi superficie potrebbe esserlo, ossia per contaminaz­ione da parte di una persona positiva. Questo tuttavia non significa che l' alimento ingerito ingerito possa provocare l' infezione nel consumator­e. Lo studio a cui fa riferiment­o suggerisce l'importanza di osservare buone pratiche igieniche nella lavorazion­e e confeziona­mento degli alimenti, come raccomanda­to dalla Organizzaz­ione mondiale della Sanità.

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alimentare)
MARTA HUGAS Direttrice scientific­a Efsa (Agenzia europea per la sicurezza alimentare)

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