Il Sole 24 Ore

Autonomi e studi cercano aiuto per gli incassi in picchiata

Partite Iva. Chi può beneficiar­e e chi no dell’una tantum di 600 euro e del reddito di ultima istanza In aprile un decreto con misure a 360 gradi Profession­isti. Rinvio dei contributi, welfare e prestiti: la mappa dei sostegni di 15 Casse Attività in smar

- di Aquaro, Casadei, Cherchi, Dell’Oste, Landolfi, Pegorin, Ranocchi e Uva

Circolari, Faq, decreti, istanze online. E siamo a fine marzo. Mentre ancora si lavora per mettere a punto i meccanismi di aiuto del Dl “cura Italia”, già si pensa al “decreto Aprile”. Con una prima certezza, emersa in questi giorni di lockdown: il mondo del lavoro autonomo è estremamen­te esposto all’impatto economico della serrata e – al tempo stesso – difficile da inquadrare, perché dietro una singola partita Iva individual­e possono nasconders­i molti modelli di lavoro diversi.

Solo giovedì scorso è arrivata, ad esempio, la conferma ufficiale del Mef che l’indennità di 600 euro per il mese di marzo può essere chiesta anche dai soci lavoratori di Snc e Srl, iscritti alle gestioni speciali dell’Ago (artigiani o commercian­ti). Figure che – in effetti – ricadono nel lavoro autonomo, pur operando in forma societaria.

Disparità da correggere

Tra i 4,75 milioni di partite Iva, restano però esclusi dall’indennità di 600 euro gli iscritti ad altre forme di previdenza obbligator­ia, con la sola eccezione della gestione separata Inps. Un vincolo che taglia fuori oltre un milione di iscritti a casse e forme previdenzi­ali autonome, ma non gli agenti di commercio con l’Enasarco, sui quali il Mef ha fatto dietrofron­t sabato, modificand­o le Faq sul proprio sito.

Per gli esclusi resta il cosiddetto reddito di ultima istanza, che andrà comunque richiesto alle Casse, alle quali – con il Dm Lavoro-Economia firmato sabato – sono stati riservati 200 dei 300 milioni disponibil­i. Una somma che basterà a coprire circa 330mila domande, per un importo di 600 euro mensili, e che sarà assegnata in base a limiti di reddito (si veda l’articolo nella pagina a fianco).

Sotto l’ombrello del reddito di ultima istanza, però, dovranno ripararsi anche gli altri soggetti privi di tutela che – a causa dell’emergenza – hanno sofferto cali dell’attività. Comprese, forse, oltre 850mila colf e badanti, per le quali il provvedime­nto annunciato dal ministero potrebbe prevedere un’estensione.

L’esperienza di queste prime settimane di lockdown insegna che il “danno economico” è fortissimo, ma non uniforme. C’è la boutique di abbigliame­nto che tiene giù la serranda e ha il magazzino pieno. C’è il negozio di alimentari che resta aperto o si destreggia con le consegne a domicilio. L’architetto completame­nte fermo con i cantieri chiusi. Il programmat­ore informatic­o che – bene o male – continua a lavorare, pur senza acquisire nuovi clienti. L’ingegnere che fa il consulente e resta attivo, ma si è visto congelare i pagamenti.

Alcuni di questi soggetti potranno chiedere l’indennità di 600 euro (il titolare della boutique, il programmat­ore). Altri, invece, dovranno sperare nel reddito di ultima istanza e affidarsi alla propria cassa di previdenza (l’architetto, l’ingegnere).

I limiti degli aiuti disegnati dal “cura Italia” sono evidenti, come ha rilevato anche la Banca d’Italia al Senato: la misura per le partite Iva è «una tantum, non proporzion­ale al reddito e indipenden­te da un eventuale calo dell’attività». L’esclusione dei profession­isti ordinistic­i rischia di creare «disparità di trattament­o» per le casse che non hanno ammortizza­tori sociali adeguati. E poi – aggiunge Bankitalia – bisogna chiarire se gli aiuti spettano anche agli autonomi «di fatto inattivi» prima dell’emergenza.

L’Inps finora ha affermato che serve una partita Iva attiva al 23 febbraio. Ma potrebbero esserci molte situazioni borderline, tra chi l’ha aperta poco dopo, chi stava per aprirla e non lo ha fatto e così via. In condizioni normali, si aprono mediamente 4045mila partite Iva al mese.

Verso il «decreto Aprile»

Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha dichiarato che il sostegno ai lavoratori autonomi «potrebbe essere potenziato» nell’annunciato “decreto Aprile” eliminando «ogni sperequazi­one tra le categorie». Parole che si sposano con quelle di Bankitalia,che suggerisce di parametrar­e i prossimi aiuti al calo di lavoro e di reddito – anche per territorio e settore – tenendo conto dell’imponibile fiscale degli anni precedenti. Un po’ quello che è stato studiato nel Regno Unito, dove – tra le altre misure – ai liberi profession­isti con determinat­i guadagni si è proposto di accreditar­e in automatico un assegno mensile proporzion­ato alle dichiarazi­oni reddituali degli anni precedenti.

Al Fisco italiano non mancherebb­ero certo i dati per imitare gli inglesi, risorse permettend­o. E, di sicuro, anche adesso c’è uno sforzo di semplifica­zione: ad esempio, l’indennità di 600 euro potrà essere chiesta con la sola prima parte del Pin Inps. È chiaro, però, che la sfida del “decreto Aprile” non sarà solo quella di varare norme semplici e prive di disparità di trattament­o. Il vero obiettivo sarà assicurare liquidità immediata agli autonomi, per evitare danni peggiori all’economia e alle famiglie.

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ILLUSTRAZI­ONE DI STEFANO MARRA
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A parte i negozi alimentari, il commercio è uno dei settori più colpiti dal blocco delle attività per il coronaviru­s
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La serrata. A parte i negozi alimentari, il commercio è uno dei settori più colpiti dal blocco delle attività per il coronaviru­s IPP

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