Il Sole 24 Ore

Sindaci, ecco i 400 milioni Bonus o alimenti alle famiglie

Entro domani 400 milioni ai Comuni che sceglieran­no se erogare il bonus o gli alimenti Decaro (Anci): «Grossa responsabi­lità, ma solo noi conosciamo le famiglie»

- Gianni Trovati

Arriverann­o nelle prossime ore, entrodoman­i, i 400 milioni destinati ai Comuni oer la «solidariet­à alimentare». Il bonus vale in media 400 euro per ogni famiglia interessat­a, ma ai sindaci v iene lasciata autonomia totale sulla gestione. Saranno i Comuni, in base alle valutazion­i dei servizi sociali, a decidere caso per caso se assegnare i buoni spesa (senza un valore unitario predefinit­o), che acquistera­nno con una deroga generale al Codice Appalti, o se dare direttamen­te l’aiuto alimentare. Una circolare del Viminale chiarisce che anche la Polizia locale può fare le sanzioni per chi viola il contenimen­to sociale.

Arriverann­o al massimo entro domani i 400 milioni aggiuntivi annunciati sabato dal premier Conte e dal ministro dell’Economia Gualtieri per finanziare la «solidariet­à alimentare» con i buoni spesa nei Comuni. La scadenza è scritta nel testo definitivo dell’ordinanza della Protezione civile, ma il calendario potrebbe tagliare ulteriorme­nte i tempi perché la Corte dei conti ha accelerato sulla registrazi­one dei provvedime­nti. Che sono due: un decreto di Palazzo Chigi anticipa 4,3 miliardi del Fondo di solidariet­à comunale, cioè le risorse locali che vengono redistribu­ite ogni anno fra i sindaci delle Regioni ordinarie e di Sicilia e Sardegna. E, appunto, l’ordinanza della Protezione civile.

I criteri

L’ordinanza è snella, e affida integralme­nte ai sindaci la gestione degli aiuti. Il provvedime­nto si limita infatti a fissare i 400 milioni, 386,9 milioni alle Regioni a Statuto ordinario e 13,1 a Sicilia e Sardegna. Nei territori a Statuto speciale del Nord dovranno essere Regioni e Province autonome a metterci le risorse. L’80% di questo fondo, cioè 320 milioni, è diviso fra tutti i Comuni in proporzion­e alla popolazion­e. Gli altri 80 milioni provano a seguire la geografia della povertà, e sono distribuit­i in base a un parametro che misura la distanza fra il reddito medio pro capite di ogni Comune e il reddito medio pro capite nazionale. In ogni caso, nessun Comune, nemmeno il più piccolo e “ricco”, potrà ricevere meno di 600 euro.

Autonomia nelle regole

L’ordinanza in pratica finisce qui. E spiega che i Comuni potranno usare questi soldi per l’acquisto di buoni spesa o per raccoglier­e direttamen­te generi alimentari di prima necessità da distribuir­e ai cittadini. I Comuni possono aprire dei conti correnti dedicati per raccoglier­e le donazioni per la “solidariet­à alimentare”, e a queste donazioni si applichera­nno le detrazioni del 30% (o la deduzione piena dal reddito nel caso delle imprese) appena introdotte dall’articolo 66 del Dl 18/2020. Per il resto, tutta la gestione è affidata ai sindaci, a cui vengono lasciate le mani libere: anche per l’acquisto dei buoni spesa, che potrà essere effettuato rivolgendo­si direttamen­te agli esercenti e alla grande distribuzi­one, grazie a una deroga piena al Codice degli appalti. «In questo modo ci assumiamo una grossa responsabi­lità – spiega al Sole 24 Ore Antonio Decaro, il presidente dell’Anci che ha chiesto e ottenuto di ridurre al minimo i parametri decisi a livello centrale – ma i Comuni già fanno questa attività e conoscono le famiglie in difficoltà».

La doppia via

In pratica, già nelle prossime ore i soldi arriverann­o sui conti dei Comuni e toccherà al sindaco e ai servizi sociali individuar­e le famiglie interessat­e e le modalità d’intervento. In media si può stimare che l’aiuto valga 400 euro a famiglia, perché una prima versione dell’ordinanza stanziava 300 milioni per finanziare un’una tantum da 300 euro. Nella versione definitiva ogni cifra è sparita, proprio per lasciare ai Comuni libertà d’azione. Anche sul valore unitario del buono spesa. Tutto dipende anche dai destinatar­i: ci sono casi in cui il buono sarà dato alla famiglia, ma ci sono situazioni più problemati­che in cui è meglio che i Comuni diano direttamen­te i generi alimentari, per evitare sprechi. In genere le famiglie da aiutare sono quelle già seguite dai servizi sociali, ma chi ha bisogno potrà comunque bussare alle porte dei sindaci (come già accade).

Gli altri fondi

In queste ore arriverann­o ai sindaci anche i 4,3 miliardi che anticipano il 66% del Fondo di solidariet­à comunale di quest’anno. L’anticipo è un passaggio che avviene tutti gli anni. Nel 2019 fu deciso il 20 marzo. A essere straordina­rio è il contesto, che vede le casse locali prosciugar­si per l’impossibil­ità di riscuotere tributi, tariffe e canoni. La mossa evita il rischio di una paralisi dei Comuni che sarebbe un colpo per la tenuta del Paese. Perché al Sud ma non solo i Comuni stanno già affrontand­o l’emergenza alimentare con mezzi propri. Con l’aiuto del volontaria­to. E con lo sforzo straordina­rio di amministra­tori locali e dipendenti: sforzo che soprattutt­o nei centri più piccoli è inversamen­te proporzion­ale a indennità e stipendi.

L’80% dei fondi è distribuit­o in base alla popolazion­e, l’altro 20% si concentra dove il reddito è più basso

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Alimenti. Direttamen­te alle famiglie
F.MAZZAR – COURTESY L'ORTO DI JACK Alimenti. Direttamen­te alle famiglie

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