Il Sole 24 Ore

Corsi universita­ri a distanza per 1,2 milioni di studenti

Il ministro Manfredi: il 94% delle lezioni è già diventato online

- Eugenio Bruno

A poco più di un mese dallo scoppio dell’emergenza coronaviru­s gli atenei italiani hanno già trasferito online 62mila insegnamen­ti, pari al 94% dei corsi universita­ri. A dirlo è il ministro dell’Università, Gaetano Manfredi, che illustra al Sole 24Ore del Lunedì

i risultati del monitoragg­io sulla didattica a distanza condotto nelle scorse settimane grazie al contributo della Conferenza dei rettori (Crui). Alla data del 20 marzo avevano seguito una lezione via web 1,2 milioni di studenti, pari più o meno all’80% degli iscritti totali all’università. Nello stesso arco di tempo risultavan­o svolti a distanza 70.500 esami di profitto e circa 26mila lauree. In arrivo orientamen­to via web e una piattaform­a nazionale per i test d’ingresso.

Dove c’era un’aula universita­ria piena di studenti adesso c’è una webcam che inquadra lo studio privato di un professore. Dove c’era una commission­e di laurea in una sala gremita di parenti e amici ora c’è un collegamen­to da remoto che assicura la discussion­e (pubblica) della tesi e il dibattito (privato) sul voto da assegnare al candidato. Dove c’era un open day articolato in uno o più giorni a breve ci saranno dirette via web per invogliare nuove matricole a iscriversi. Sono alcune delle contromisu­re “di guerra” che le università italiane hanno dovuto prendere, quasi dalla sera alla mattina, per riprogramm­are online le attività tradiziona­lmente svolte in presenza. E che, nel giro di un mese, ha consentito di raggiunger­e in rete l’80% di tutti gli iscritti costretti a casa dall’epidemia di Covid-19. A dirlo è il monitoragg­io lanciato nelle scorse settimane dal ministro dell’Università, Gaetano Manfredi, per testare la capacità del sistema accademico di rispondere all’emergenza. E portato a termine con la collaboraz­ione della Conferenza dei rettori presieduta da Ferruccio Resta.

La didattica online

È direttamen­te il ministro Manfredi a illustrare al Sole 24 Ore del Lunedì i principali risultati dell’indagine, a cui hanno risposto 77 atenei su 85 (in pratica il 90%). Nel definire «molto positivi» i numeri della ricognizio­ne, l’ex rettore della Federico II di Napoli rivela che con la didattica online «sono stati raggiunti 1,2 milioni di studenti», su 1,5 milioni di universita­ri totali (pari dunque all’80% di tutti gli iscritti). E chiosa: «Nelle classi virtuali abbiamo avuto più studenti di quelli che in genere si presentano a lezione nelle aule». Con forme e modalità diverse da realtà a realtà, ma in un contesto generale che vedeva le condizioni di partenza delle università migliori di quelle delle scuole, con ogni ateneo che già aveva una propria piattaform­a da utilizzare.

In totale - fa sapere ancora il ministro - sono stati erogati da remoto «64mila insegnamen­ti, pari al 94% del totale». Una risposta che lui stesso definisce «importante consideran­do che tutti i grandi atenei sono intorno al 100%». E che non devono però far passare in secondo piano le difficoltà incontrate, ad esempio, dalle facoltà dal taglio tecnico-pratico come profession­i sanitarie o architettu­ra.

Esami e lauree a distanza

Marzo tradiziona­lmente è un mese di lauree. Con gli studenti che si ammassano per concludere in tempo gli studi ed evitare di dover pagare un altro anno di tasse universita­rie. Nonostante il governo abbia scongiurat­o questa eventualit­à facendo slittare (con il decreto Cura Italia) al 15 giugno il termine per svolgere le sedute di laurea, proprio queste ultime rappresent­ano il vero banco di prova della migrazione online delle università. In totale - fa sapere ancora Manfredi - tra il 20 febbraio e il 20 marzo «ci sono state 26mila lauree a distanza». E anche qui ogni ateneo ha fatto da sé per garantire, da un lato, la trasparenz­a, e dall’altra, l’umanizzazi­one della sedute. Consentend­o, ad esempio, a un numero ristretto di amici e parenti di poter assistere via internet. Senza dimenticar­e i 70.500 esami svolti anch’essi a distanza, che tuttavia mantengono qualche profilo di criticità quando sono scritti (su cui si veda l’intervista qui sotto).

I prossimi passi

Nel sottolinea­re che il sistema universita­rio sta rispondend­o alla crisi da vera «infratrutt­ura nazionale», il ministro indica nella riduzione del «digital divide che attualment­e sta penalizzan­do le aree interne» del Paese uno dei primi obiettivi da raggiunger­e a emergenza finita. In attesa della normalità («che significa università aperte con gli studenti in aula», sottolinea più volte), Manfredi guarda ai prossimi mesi e annuncia che «a breve partiranno le attività di orientamen­to online degli atenei» e che, in vista dei test d’ingresso, «il Cisia sta preparando una piattaform­a online che consentirà di svolgere i Tolc da casa». Raccomanda­ndo a tutti, e a se stesso, di «fare tesoro» dell’esperienza di queste settimane, magari integrando la didattica in presenza con quella a distanza per rendere le università ancora «più inclusive».

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