La corsa per «autorizzare» le raccolte online
«Èdifficile starci dietro, anche perché in questo momento abbiamo altre urgenze. Ma il fenomeno è partito ed è nostro dovere rispondere». Così una dipendente dell’ospedale Niguarda di Milano, incaricata di seguire le donazioni in arrivo all’ospedale, commenta l’ondata di campagne nate online per l’emergenza coronavirus.
Un boom di iniziative che, però, va gestito. Reso possibile da piattaforme come GoFundMe, Facebook o Dona.perildono.it, il fenomeno richiede agli ospedali di dare risposte, rendicontando tutto. E impone ai donatori di informarsi, per evitare di inciampare in qualche campagna non accreditata o di disperdere il proprio contributo.
Il Niguarda, ad esempio, finora ha già raccolto circa 700mila euro attraverso il crowdfunding. Un paio di campagne hanno raggiuntogli obiettivi di raccolta prefissati e, alla fine della settimana scorsa, hanno versato tramite bonifico le somme all’ospedale. Con questi fondi sono stati comprati alcuni letti e macchinari per le terapie intensive, gli altri saranno usati per allestire il nuovo reparto in un padiglione dismesso.
Su Go F un dM e, poi, è ancora incorso un’ iniziativa alla quale ilNi guarda ha deciso di“agganciare” direttamente il proprio Iban.«N on è stato facile farlo, è la prima volta per noi, abbiamo dovuto chiedere l’ assistenza della piattaforma-raccontano-ma questo ci permetterà di scaricare ogni settimana i fondi direttamente sul nostro conto ».
IlNi guarda ha selezionatole iniziative online acui aderire .« Abbiamo scelto quelle che ci davano più affidabilità,poi ci siamo limitati per evitare di disperderei fondi », dicono. Altre raccolteper l’ ospedale son ostate avviate online da cittadini con“reti sociali” ristrette che non avevano alcuna relazionediretta con la struttura .« Ne sono partite tre o quattro per le quali non eravamo mai stati contattati. Quando cene siamo accorti le abbiamo segnalatea Go F un dM e », raccontano i tecnici incaricati di monitorare il fenomeno. Sulla piattaforma, dall’inizio dell’emergenza, son ostate lanciate oltre mille iniziative per circa 15 milioni da destinare alle strutture ospedaliere.
L’adesione del beneficiario deve essere sempre formalizzata e il team di GoFundMe fa un lavoro di controllo e certificazione: la struttura deve fornire documentazione e dati fiscali e si deve impegnare all’uso corretto delle somme, pubblicando il conto su cui saranno versate. Per evitare di imbattersi in una campagna fake, insomma, è bene controllare che l’ospedale stesso la promuova - o ne dia riscontro - tramite i propri canali di comunicazione.
Alcune piattaforme, poi, potrebbero chiedere delle“mance” per finanziarsi. Ad esempio, del 5 o 10% su Go F un dM e, opzione esplicitata come facoltativa do pola richiesta dell’Antitrust del 22 marzo. Sono poi previste quasi sempre commissioni sulle transazioni( del 2,9% su GoFundMe, più 0,25% perdo nazione; dell’ 1,53%suF ace bo ok, più 0,21 euro ).