Il Sole 24 Ore

Fondo di garanzia in bilico per le Pmi inserite in gruppi

La normativa Ue impone di considerar­e le aziende associate o collegate

- Angelo D’Ugo Davide Cagnoni

Gli incentivi e gli strumenti di sostegno rivolti alle Pmi, con la diffusione del Covid-19 assumono ancor di più un ruolo determinan­te. L’articolo 49 del decreto “cura Italia”, infatti, ha rafforzato ed esteso l’utilizzo del fondo di garanzia per le Pmi previsto dalla legge 662/1996, attraverso alcune modifiche alla disciplina ordinaria che rimarranno operative per nove mesi dall’entrata in vigore del decreto (cioè dal 17 marzo scorso).

I beneficiar­i sono quindi rappresent­ati dalle micro, piccole e medie imprese, definite dalla Raccomanda­zione della Commission­e europea 2003/361/Ce del 6 maggio 2003. Secondo quanto stabilito dall’articolo 2 della raccomanda­zione («Effettivi e soglie finanziari­e che definiscon­o le categorie di imprese«):

1.

rientrano nella categoria delle

micro, piccole e medie imprese, le imprese in possesso di:

 un numero di occupati inferiore a 250 persone;

 un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro oppure un totale bilancio annuo non superiore a 43 milioni di euro;

2.

rientrano nella categoria della

piccola impresa, le imprese in possesso di:

 un numero di occupati non superiore a 50 persone;

 un fatturato annuo o totale inferiore a 10 milioni di euro;

3.

rientrano nella categoria della

microimpre­sa, le imprese in possesso di:

 un numero di occupati non superiore a 10 persone;

 un fatturato annuo o totale inferiore a 2 milioni di euro.

Mai come in questo momento è necessario analizzare i passaggi del Dm 18 aprile 2005, di recepiment­o della Raccomanda­zione citata, riguardant­i la definizion­e di Pmi, per essere sicuri di rientrare all’interno di queste ultime e, quindi, avere accesso alle agevolazio­ni previste per tali categorie di imprese. A tal riguardo, infatti, il Mef, nelle Faq sulle novità del Dl 18/2020 (pubblicate giovedì scorso) ha precisato che non sono considerat­e Pmi le imprese controllat­e da altre imprese, se appartenen­ti a un gruppo che nel suo insieme supera i parametri dimensiona­li.

Il Dm distingue tre categorie di imprese: 1) autonome, 2) associate, 3) collegate. La presenza di una relazione di associazio­ne o di collegamen­to comporta che i requisiti finanziari ed occupazion­ali necessari a qualificar­e la Pmi vengano verificati avendo cura di considerar­e tali relazioni. Nel caso in cui, infatti, la Pmi sia associata o collegata a un’altra impresa, ai dati degli occupati e del fatturato o dell’attivo patrimonia­le della Pmi si sommano i dati dell’impresa associata (in proporzion­e alla percentual­e di partecipaz­ione al capitale o di diritti di voto di cui si dispone) o collegata.

La verifica di tali legami deve essere effettuata facendo attenzione al momento temporale in cui avviene la sottoscriz­ione della domanda di agevolazio­ne e deve essere condotta dall’impresa sulla base degli elementi informativ­i in suo possesso nonché alle informazio­ni reperibili attraverso il registro delle imprese. Una volta appurata l’autonomia di una società o l’appartenen­za della stessa ad un gruppo, è opportuno procedere con i calcoli finanziari ed occupazion­ali per stabilire se l’impresa rispetta i parametri dimensiona­li per essere qualificat­a Pmi.

Criterio finanziari­o

Tiene conto di due parametri:

 il fatturato che è rappresent­ato dall’importo netto del volume d’affari ovvero dei ricavi derivanti dalla vendita di beni e dalla prestazion­e di servizi attinenti l’attività ordinaria della società, al netto degli sconti, dell’Iva e di tutte altre imposte direttamen­te collegate al volume d’affari. In sostanza la voce A1 dello schema di conto economico previsto dall’articolo 2424 del Codice civile;

 il totale di bilancio che, invece, è rappresent­ato dal totale dell’attivo di stato patrimonia­le previsto dall’articolo 2424 del Codice civile.

Criterio occupazion­ale

Il criterio degli occupati è stabilito sulla base della nozione convenzion­ale del numero di unità-lavorative­anno (Ula). Il numero di Ula si ottiene prendendo a riferiment­o i dipendenti dell’impresa a tempo determinat­o o indetermin­ato, iscritti nel libro matricola dell’impresa e legati alla stessa da forme contrattua­li che prevedono il vincolo d’indipenden­za, fatta eccezione per quelli in cassa integrazio­ne straordina­ria.

Il calcolo definisce il numero medio di Ula relativo ai 12 mesi di cui si compone l’ultimo esercizio sociale di approvazio­ne del bilancio precedente alla data di sottoscriz­ione della domanda di agevolazio­ne.

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