Acqua, consumi separati con contatori di ripartizione
Sono proprietario di una casa bifamiliare, composta da due appartamenti catastalmente distinti. Alcuni anni fa, in corso di ristrutturazione, installai un impianto addolcitore per acqua sanitaria e, per tale motivo, cominciai ad alimentare entrambi gli appartamenti con un solo allaccio alla rete pubblica con contratto a mio nome. Inizialmente l’edificio fu abitato soltanto dal mio nucleo familiare, di tre persone. In seguito (nel 2018) ho affittato uno dei due appartamenti a un’altra famiglia, di cinque persone
(che vi risiedono).
In conseguenza del maggior numero di utenti, negli ultimi due anni si è dovuta pagare una cifra molto alta, in quanto mi è stato fatturato gran parte del consumo “eccedenza” rapportato ai tre residenti originari.
Ho chiesto al fornitore di rettificare da tre a otto il numero di utenti con autocertificazione, ma mi è stato risposto che si dovrà installare un contatore “condominiale” e che bisognerà cambiare il contratto. A me non sembra giusto, perché giuridicamente non ci troviamo di fronte a un condominio (ripartizione spese da accordi contrattuali).
Qual è il parere dell’esperto?
L.C. - BOLOGNA
L apresenza di due distinte unità abitative site in un unico plesso immobiliare non rappresenta un condominio, così come definito dalla normativa a seguito della riforma del 2012: infatti manca l’elemento essenziale della diversità di proprietari, essendo l’intero immobile di proprietà del lettore. Tuttavia, la richiesta dell’ente fornitore pare fondata in considerazione della situazione “di fatto”, ovvero la presenza di un unico contatore a servizio di due distinte unità abitate da differenti nuclei familiari, che non rende praticabile la strada della rettifica del numero di residenti.
La soluzione potrà pertanto essere l’installazione di contatori di ripartizione dell’acqua: in tal caso sarà presente un unico contatore generale e la bolletta verrà ripartita in base al consumo registrato dai singoli contatori di ripartizione.