Il Sole 24 Ore

La moneta elettronic­a sfida il virus (e i ritardi)

In tempi di Covid-19 le transazion­i web evitano i contatti. Attivare e usare gli strumenti non è però immediato

- Dario Aquaro Cristiano Dell’Oste

Il grande balzo in avanti della Cina nel contrasto al coronaviru­s è avvenuto anche grazie alla disinfezio­ne delle banconote. Il mese scorso la Banca centrale cinese ha sottoposto a raggi ultraviole­tti e alte temperatur­e i contanti provenient­i dalle zone più colpite dall’epidemia, stoccati poi per due settimane in una sorta di quarantena (addirittur­a distrutto il cash ritirato in ospedali e negozi della regione di Wuhan).

Anche la Corea del Sud ha messo in quarantena le banconote. Mentre la Fed americana, come raccontato dal Wall Street Journal a inizio marzo, ha scelto di stivare per almeno dieci giorni i contanti ricevuti dall’Asia, prima di rimetterli in circolo.

Bankitalia ha deciso di tenere da parte presso le filiali per due settimane le banconote e le monete ritirate da banche e società di servizi.

ESporco (amato) denaro

I contanti sono un veicolo di trasmissio­ne del virus? Come altri mezzi di contatto, ha spiegato l’Organizzaz­ione mondiale della sanità: basta sempre seguire le regole igienico-sanitarie.

Un recente studio statuniten­se, citato dal sito Medical Facts del virologo Roberto Burioni, afferma che l’abbattimen­to completo dell’infettivit­à, con una temperatur­a ambientale pari a quella casalinga, si osserva dopo quattro ore sul rame, 24 ore sul cartone, 48 ore sull’acciaio e 72 ore sulla plastica. Il problema è che banconote (di solito mix di carta e fibre tessili) e monete in Italia passano di mano più frequentem­ente di altri Paesi, perché l’86% delle transazion­i viene ancora regolato in contanti (dati Bce). L’ideale sarebbe dunque eliminare qualsiasi contatto con oggetti fisici (banconote, ma anche carte di credito e bancomat) e orientarsi verso pagamenti di prossimità (come

Apple Pay o Samsung Pay), ma anche sulle transazion­i via wallet digitale quali Satispay. Insomma, la lotta al contante trova una ragione di più nell’emergenza coronaviru­s, oltre alla “classica” motivazion­e di contrasto all’evasione fiscale.

I pagamenti da casa

Se è vero che chi è pratico può saltare agilmente dalla ricarica telefonica al modello F24 per la Tari - tutto online - usare la moneta digitale può rivelarsi molto complicato.

C’è una fetta della popolazion­e - costituita soprattutt­o da anziani e immigrati senza conto - che non ha mai attivato l’home banking, né frequentat­o l’e-commerce. Che non ha mai fatto un bonifico online e non possiede carte di credito. Per queste persone, pagare le bollette in scadenza domani (31 marzo) può già voler dire correre dei rischi, se non si ha qualcuno che possa andare allo sportello o - ancora meglio - riesca a pagare direttamen­te dal sito delle Poste (si può farlo anche a nome d’altri).

In questi giorni di lockdown, di quarantena domestica obbligata, spesso diventa difficile anche solo attivarli, i servizi digitali. Pensiamo al ritiro in contanti delle pensioni fino a 1.000 euro, in corso da giovedì scorso e scaglionat­o in ordine alfabetico per evitare quelli che nel burocrates­e di decreti e ordinanze si chiamano «assembrame­nti» (oggi tocca ai cognomi dalla L alla O, per la cronaca). Come contromisu­ra, si potrebbe attivare l’accredito su conto corrente, ma bisognereb­be scaricare e stampare il modulo Inps (AP03), farlo firmare e timbrare in banca e poi portarlo o inviarlo in via telematica all’Istituto (serve il Pin). E, a rigore, forse non sarebbe neppure attività consentita alla luce degli ultimi divieti. Idem per l’attivazion­e dell’home banking, per cui alcuni lettori segnalano tempi lunghi e complicazi­oni.

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