Ungheria, pieni poteri a Orban L’opposizione: è una dittatura
Con la legge approvata ieri il primo ministro assume il controllo totale del Paese Per le opposizioni «è un colpo di Stato» che segna «l’inizio del regime»
Il Parlamento ungherese ha dato i pieni poteri al premier Viktor Orban per combattere il coronavirus. In base alla legge approvata il premier ha ora diritti di governo e poteri straordinari senza limiti di tempo. Insorge l’opposione: così nasce una dittatura. Parole di preoccupazione sono arrivate da molti Paesi europei.
Viktor Orban si prende i superpoteri per governare in Ungheria per decreto, senza rendere conto a nessuno.
Nell’emergenza Covid-19 o per quanto tempo riterrà necessario. Il coronavirus è il pretesto con il quale la maggioranza sovranista ha consegnato il Paese al premier che domina a Budapest da dieci anni e che ha ripetutamente tentato di mettere sotto controllo la magistratura, di zittire la stampa libera. Senza curarsi dell’opposizione, ridotta all’impotenza. Ma trovando qualche resistenza in Europa, in quell’Unione che lui vorrebbe limitare a federazione di patrie: sullo stato di diritto, sui migranti, sulle riforme delle istituzioni comunitarie, sulla ripartizione dei fondi indispensabili a Budapest per mantenere crescita economica e conseguente consenso.
In patria tuttavia Orban ha ormai il totale controllo e la sua mossa potrebbe ispirare anche altri governi della regione, a cominciare da quello della Polonia. Il Parlamento di Budapest ieri ha infatti votato una legge speciale che - per dare «priorità assoluta alla salute pubblica» e per «fermare la diffusione del coronavirus» - certifica il potere incontrastato del premier sovranista. In base alla legge approvata con il voto dei deputati di Fidesz - il partito di maggioranza guidato da Orban - e di alcuni deputati dell’estrema destra, Orban ha ora poteri straordinari senza limiti di tempo, può governare sulla base di decreti, può arrivare a chiudere il Parlamento se necessario, ha il potere di modificare o sospendere qualsiasi legge e, se lo ritiene giusto, ha la facoltà di bloccare le elezioni. Spetta al Parlamento - e quindi allo stesso Orban che lo tiene in pugno - determinare quando finirà lo stato di emergenza.
«È iniziata la dittatura senza maschera di Orban», ha detto il leader dei Socialisti ungheresi Bertalan Toth, commentando la legge che cementa a tempo indeterminato il potere di Orban e degli oligarchi che assieme a lui controllano la vita del Paese e i maggiori gruppi imprenditoriali magiari. Contro il provvedimento hanno votato anche i deputati di estrema destra dello Jobbik denunciando il «colpo di Stato».
Molto allarmata anche la reazione dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani: «Uno stato di emergenza illimitato e incondizionato - ha ammonito - non può garantire il rispetto delle regole e dei valori della democrazia». Prima della votazione, Marija Pejcinovic Buric, segretario generale del Consiglio d’Europa, aveva scritto a Orban sottolineando come «uno stato di emergenza indefinito e incontrollato non può garantire che i principi di base della democrazia vengano rispettati». Tutti i partiti progressisti europei hanno criticato duramente Orban chiedendo l’intervento dell’Unione europea, mentre le destre, a cominciare dalla Lega in Italia, si sono nascoste dietro la correttezza formale del voto.
In Ungheria finora sono stati certificati circa 450 casi di contagio da coronavirus, con un totale di 15 morti. I dati reali potrebbero tuttavia essere però molto più allarmanti. I servizi sanitari stanno effettuando pochissimi tamponi: dall’inizio dell’epidemia ne sono stati realizzati poco più di 13mila. Mentre - secondo le denunce di medici e infermieri negli