Il portiere resta al lavoro: più sicurezza in condominio
In caso di contagio Cassa Portieri assegnerà 40 euro per ogni giorno di ricovero
Il portinaio resta al lavoro, presidio della residua socialità condominiale e visibile (ma non palpabile) testimonianza della continuità e della regolarità della vita del caseggiato.
Condòmini e inquilini possono quindi contare su di lui, grazie al fatto che le norme non escludono la sua figura da quelle che continuano ad assicurare la loro attività. E, pur seguendo precauzioni non molto diverse da quelle di tutti (la guardiola è un riparo naturale che oggi rivela un’inattesa funzione sanitaria) , continuerà ad assicurare la pulizia ma, soprattutto, una presenza che rassicura le persone che passano fuggevolmente a fare la spesa: in caso di vera necessità è sempre e ancora a lui che ci si può rivolgere. Ferie e permessi sono incentivati ma per ogni giorno di presenza in marzo è assicurato un ricco premio: 3,22 euro. Il Governo li ha messi a carico dei condòmini ma, bontà sua, sono esentasse.
Il baluardo della portineria resiste in condominio. I custodi vanno regolarmente al lavoro, anche perché, come previsto dal Dl 18/2020, l’attività di datore di lavoro di portieri di condominio rientra tra quelle che non sono sospese. Questo anche se alcuni , come loro diritto, hanno fatto ricorso a ferie e permessi retribuiti (60 ore all’anno per i portieri) ; una scelta, del resto incentivata dalla stessa Confedilizia.
La soluzione telelavoro risulta poco compatibile nelle situazioni normali, anche se il portiere può controllare sino a sei ingressi con videocamera direttamente dalla guardiola.
Il luogo di lavoro tuttavia, non essendo un’attività produttiva, specificano a Confedilizia, non è soggetto alle regole indicate nel protocollo sottoscritto da Governo e sindacati il 14 marzo scorso: vige invece la regola generale del rispetto dell’allegato 1 al Dpcm dell’8 marzo: distanza di sicurezza, uso della mascherina se si vuol evitare ogni rischio di contaminazione dei condòmini e, specifica sempre la Confederazione italiana della proprietà edilizia, «solo se si sospetta di essere malati o se si presta assistenza ai malati», pulizia attenta con detersivi igienizzanti del luogo di lavoro e delle parti comuni.
Il contatto con i condòmini, quindi, dovrebbe ridursi al minimo indispensabile, possibilmente attraverso il vetro della guardiola. «Certo il condominio che ha il portiere che fa le pulizie è importante, anche come riferimento per le persone, come presidio sociale» dicono a Confedilizia «Inoltre va detto che ci sono alcuni sindaci che stanno predisponendo ordinanze che prevedono la sanificazione dei condomìni. Perciò abbiamo chiesto che anche il condominio sia destinatario della possibilità di detrarre il 50% della spesa sino al limite di 20mila euro».
Per quanto riguarda invece la cassa integrazione, l’articolo 22 del decreto legge Cura Italia, che riguarda anche i condomìni in quanto datori di lavoro privato, chiarisce che si possono riconoscere, in conseguenza dell’emergenza epidemiologica, trattamenti di Cig in deroga, per la durata della sospensione del rapporto di lavoro e comunque per non oltre nove settimane. Per i lavoratori è riconosciuta la contribuzione figurativa e i relativi oneri accessori. Quando il condominio ha più di cinque dipendenti occorre un accordo, anche in via telematica, con le organizzazioni sindacali. La scelta della Cig può essere presa dall’amministratore, che in questo momento non può neppure convocare l’assemblea.
In ogni caso ai portieri che hanno lavorato nel mese di marzo spetta una gratifica esentasse di 100 euro; ulteriori permessi anche non retribuiti potrebbero essere comunque concessi dal condominio.
Infine va ricordato che Cassa Portieri, ente bilaterale del comparto costituita da Confedilizia e FilcamsCgil/Fisascat-Cisl/Uiltucs, sta attivando una misura che si aggiunge alle prestazioni tradizionali: gli iscritti avranno diritto, in caso di ricovero per coronavirus presso strutture pubbliche, a un’indennità di 40 euro per ogni notte di ricovero per un periodo fino a 50 giorni all’anno. In caso di isolamento domiciliare, a seguito di positività al virus, avranno diritto a un'indennità sempre di 40 euro al giorno fino a 14 giorni all'anno.