Imprese, c’è anche chi lavora giorno e notte
Riconversione di produzioni, picchi di domanda per cibo e componentistica spingono l'utilizzo della capacità produttiva
Personale protetto con percorsi separati e turni aggiuntivi il sabato e la domenica per affrontare il boom della domanda di ossigeno
Prima un solo turno. Ora tre. Scelta organizzativa necessaria quella della genovese Behringer, controllata dal gruppo Sol. Perché mai come ora la domanda di riduttori e flussimetri per la distribuzione dell’ossigeno realizzati dall’azienda è diventata vitale, costringendo il gruppo a riorganizzarsi di conseguenza.
Domanda aggiuntiva che si scarica come uno tsunami su più settori, impegnati in prima linea ad affrontare l’emergenza. Perché a fronte di un’ampia parte del mondo produttivo costretto a chiudere o a restare operativo solo in modo marginale, vi è invece un’area di aziende messa pesantemente sotto pressione dalla crisi. Con la richiesta di uno sforzo produttivo imprevisto, nel momento peggiore per farlo in termini logistici, organizzativi, psicologici.
La domanda alimentare
Un primo punto di tensione è nel comparto alimentare, che pur pagando il crollo dei consumi fuori casa deve affrontare una domanda dei supermercati lievitata del 20%, con richieste crescenti in arrivo anche dall’estero.
«L’acquisto da panico è arrivato in Italia ora si sta spostando in Francia o Regno Unito - spiega l’ad di Riso Gallo Carlo Preve - e ci siamo riorganizzati per gestire una domanda cresciuta del 30-40%, picco che non abbiamo mai visto nella nostra storia. Come facciamo? Ad alcune multinazionali che chiedono riso per realizzare altri prodotti abbiamo chiesto di attendere. Al nostro interno facciamo straordinari, ci siamo riorganizzati per migliorare l’efficienza. Persino il capo della produzione oggi è in linea a dare una mano per confezionare». Dal riso alla pasta il tema non cambia, sia che si tratti di grandi aziende che di Pmi. Il pastificio veneto Sgambaro, per esempio, è passato da 100 a 120 tonnellate prodotte al giorno, pur con personale ridotto. E le prospettive per aprile vedono volumi in crescita anche superiore, con vendite tramite Amazon quadruplicate in 15 giorni. «La nostra domanda è triplicata - spiega Riccardo Felicetti, ad dell’omonimo pastificio trentino - e quindi siamo costretti a lavorare anche sabato e domenica. Ad alcuni nostri partner chiediamo di darci una mano, eppure gli ordini sono sempre troppi. Per alcuni mercati esteri, ad esempio, spedivamo un camion al mese. Ora ce ne chiedono dieci». Stesso tema a Vicenza, per il gruppo Pedon, che vede raddoppiata la propria domanda di legumi, trend affrontato portando da due a tre i turni giornalieri e aggiungendo la giornata del sabato.
I gas medicali
Altro comparto travolto dalle richieste è quello della produzione di gas medicali, per effetto di una domanda di ossigeno mai sperimentata in questa intensità: un paziente Covid ne utilizza anche 18 litri al minuto, sei volte tanto un paziente in normale terapia di ventilazione.
«Per gestire la domanda - spiega il vicepresidente del gruppo Sapio Maurizio Colombo, gruppo che ha appena consegnato gli impianti per il nuovo ospedale in Fiera a Milano - abbiamo riorganizzato la produzione “segregando” in termini aziendali ad esempio il personale critico, in modo che non entri mai in contatto con altri, pensando a percorsi diversi dal parcheggio delle auto fino all’attività interna. Come gestiamo l’emergenza? Non abbiamo assenze, tutti hanno percepito il valore critico di questa produzione».
«La produzione di ossigeno, da sempre a ciclo continuo - spiega il presidente e ad di Sol Aldo Fumagalli - non è il maggiore problema mentre il vero nodo è la distribuzione. I nostri centri di riempimento ormai lavorano in doppio turno, anche il sa bato e la domenica, sette giorni su sette, perché la domanda negli ospedali più esposti è esplosa di cinque o sette volte. Il collo di bottiglia ora è nelle bombole, nell’assistenza domiciliare pre o post terapia intensiva. Servirano hub di assistenza collettivi, perché i contenitori per la distribuzione singola tra poco non basteranno più».
40% LA CRESCITA PER RISO GALLO Ci siamo riorganizzati per gestire una domanda che ha raggiunto un picco che non abbiamo mai visto nella nostra storia, racconta l’ad Carlo Preve
Dai ventilatori ai farmaci
Lavoro a pieno regime anche per chi deve affrontare una domanda emergenziale su richiesta della protezione civile o delle regioni, a caccia in questa fase soprattutto di ventilatori polmonari e componentistica correlata, così come di materiale protettivo. «Abbiamo 17 persone al lavoro ogni giorno - spiega il presidente di Herno e Confindustria Moda Claudio Marenzi - per realizzare camici e mascherine che ogni giorno doniamo agli ospedali della nostra zona. Ora stiamo inserendo persone aggiuntive nei reparti e vediamo se è possibile passare al doppio turno per aumentare la produzione, che per ora è pari a 10mila camici e 20mila mascherine al mese». «Siamo qui, anche di notteaggiunge l’imprenditore lombardo Francesco Cottino - e non era mai accaduto». Terzo turno straordinario avviato dal titolare della lombarda Elettrotecnica BC, che ha riconvertito alla produzione di mascherine produttive alcuni impianti dedicati ai tessuti per calzature. «Abbiamo personale 24 ore al giorno - spiega l’imprenditore - perché la domanda è impensabile, anche solo qui a Vigevano queste protezioni non bastano mai».
Produzione accelerata anche per la linea della milanese Sitti, appena riconvertita dalla produzioni di pannolini a quella di mascherine. «In precedenza lavorava solo fino a venerdì - spiega il direttore commerciale Filippo Guarnerio - mentre ora siamo già attivi sette giorni su sette su tre turni per produrre 900mila pezzi al giorno, tutti destinati alla regione Lombardia».
Più difficile un upgrade produttivo per chi già lavora spesso a ciclo continuo, come è il caso della farmaceutica. Ma anche qui l’organizzazione non resta statica. Per esempio in Menarini, che ha riconvertito parte dello stabilimento di Firenze per produrre gel disinfettante: 150 persone al lavoro su due turni per produrre (e donare) inizialmente cinque e poi 15 tonnellate di prodotto alla settimana.