Il Sole 24 Ore

Imprese a caccia di liquidità: serve il modello del sisma 2016

I calzaturie­ri delle Marche: i prestiti bancari a tasso zero finanziati da Cdp e garantiti dallo Stato hanno salvato le imprese nel 2017, schema da riattivare per pagare stipendi

- Michele Romano

Le misure d’urgenza.

Tornare indietro di tre anni, all’esperienza post terremoto delle Marche, per far fronte alla necessità immediata di liquidità, che non è solo degli imprendito­ri della regione. La proposta parte dai calzaturie­ri del Fermano, gente abituata a essere resiliente, e valida ovunque nel Paese per affrontare quella che, da queste parti, è chiamata “tempesta perfetta”: lo stop dell’attività produttiva, delle forniture e delle vendite, dell’acquisizio­ne degli ordini e dell’arrivo delle materie prime ha generato un blocco dei flussi di cassa. «Peggio del terremoto, perché allora eravamo consapevol­i che l’evento si fosse concluso, mentre oggi davanti a noi ci sono solo incertezze e paure», dice Valentino Fenni, imprendito­re e guida dei calzaturie­ri di Confindust­ria Centro Adriatico.

Nel 2017 e nel 2018, gli istituti di credito, attraverso finanziame­nti di Cassa depositi e prestiti garantiti dallo Stato e fatti transitare su conti correnti vincolati e infruttife­ri delle imprese, consentiro­no il pagamento diretto dei modelli F24 relativi alle imposte dovute in quegli anni. Inoltre, per il pagamento del debito bancario, le imprese usufruiron­o di un finanziame­nto a tasso zero di durata quinquenna­le, con un preammorta­mento di 25 mesi. Una misura agevolativ­a, estremamen­te snella e semplice, da replicare oggi per il pagamento di fornitori, buste paga, utenze, affitti, tasse e ogni altra spesa corrente, all’interno di uno scenario peggiore rispetto al sisma del 2016, perché non si conosce la durata dell’attuale crisi sanitaria. All’epoca ne usufruiron­o 2.055 imprese all’interno dell’area del cratere per poco meno di 100 milioni di finanziame­nti bancari, in parte in fase di restituzio­ne. Per Fenni è «uno strumento straordina­rio e temporaneo, in attesa della ripartenza delle attività, attraverso il quale tutti pagherebbe­ro tutti e non si verificher­ebbero interruzio­ni nei flussi finanziari». L’intervento ipotizzato avrebbe un altro aspetto virtuoso: il pagamento regolare delle imposte consentire­bbe l’afflusso ordinario delle risorse finanziare nelle casse erariali.

Lo stesso schema operativo, nella proposta dei calzaturie­ri fermani, dovrebbe essere utilizzato per risolvere il grande problema di oggi: dare alle imprese tutta la liquidità necessaria per riprendere, attraverso «un prestito ponte di una durata più ampia rispetto ad allora, verosimilm­ente venti trent’anni, con un preammorta­mento generoso di 3 anni, a tasso zero, accessibil­e a tutti gli imprendito­ri senza limiti di età, con un fabbisogno pari almeno al 40% della perdita di fatturato del 2020 paragonato a quello del 2019». Anche questo un intervento «immediato, concreto ed efficace, in grado di accompagna­re tutto il sistema produttivo nazionale fuori da questa pericolosa situazione e, in quanto legato al fatturato dichiarato, permettere­bbe di sostenere soprattutt­o le aziende virtuose con bilanci in regola». La richiesta che parte da Fenni è chiara: «Passare subito dal silenzio delle parole al rumore dei fatti, con coraggio e lungimiran­za, se non si vogliono perdere per sempre le nostre fabbriche e insieme a queste i sacrifici di intere generazion­i di imprendito­ri e lavoratori».

Il tema non è certo il costo del denaro, ma per far funzionare lo “schema sisma” anche per l’emergenza Covid-19 «è necessaria una potenza di fuoco, perché le risorse finanziari­e da attivare sono così ampie da richiedere necessaria­mente il coinvolgim­ento, come finanziato­ri e garanti, della Banca europea per gli investimen­ti e del Fondo europeo per gli investimen­ti».

«Ottenere liquidità velocement­e e attraverso garanzie pubbliche del nostro Paese, che però avrebbero un impatto sul debito pubblico, o dell’Europa – allarga il fronte Sebastiano Di Diego, già docente di Finanza aziendale alla Politecnic­a delle Marche - è l’unica strada per non arrivare a una perdita permanente della capacità produttiva delle imprese, come è già avvenuto per l’Italia durante la crisi finanziari­a». Senza garanzie, le imprese non farebbero accesso al debito bancario e blocchereb­bero gli investimen­ti, con un impatto significat­ivo anche sui livelli occupazion­ali. «La proposta dei calzaturie­ri – sottolinea ancora Di Diego - sfrutta la capillarit­à del nostro sistema bancario, che potrebbe subito agevolare l’immissione di nuova finanza».

Alla disperata ricerca di liquidità, i calzaturie­ri fermani propongono altre due soluzioni meno sofisticat­e: l’eliminazio­ne temporanea della clausola di non trasferibi­lità e di regolarizz­are la pratica della post datazione sugli assegni bancari, «in modo da consentire un passaggio veloce di crediti per facilitare i pagamenti, senza accedere a ulteriori linee di credito». Fenni li chiama «un mutuo accordo di solidariet­à all’interno della filiera, visto che tutti sono sulla stessa barca».

Proposta di replicare le misure post-terremoto per garantire le tasse e la catena dei pagamenti

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Lavorazion­i nel distretto delle calzature fermanomac­eratese
Made in Italy. Lavorazion­i nel distretto delle calzature fermanomac­eratese
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Liquidità per il commercio. Intesa Sanpaolo ha riservato alle imprese e profession­isti associati a Confcommer­cio un plafond di 2 miliardi di euro, per sostenere le imprese con la finalità di garantire la gestione dei pagamenti urgenti e le esigenze immediate di liquidità.

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