TENERE LE AZIENDE IN VITA CON FLUSSI ALTERNATIVI
Le drastiche misure adottate per combattere il COVID-19 avranno ripercussioni profonde sulle imprese e dunque sul tessuto economico e sociale. Più durerà il periodo di lockdown, più questo sarà vero. La ragione è semplice: qualsiasi impresa alla quale vengano a mancare tutti i ricavi si trova a dover comunque sostenere delle uscite (stipendi, affitti, fornitori, ecc). Impossibile farvi fronte senza un flusso di liquidità in entrata, se non per periodi brevissimi. E se le aziende falliscono o chiudono, il danno al tessuto economico diventa irreparabile, la ripartenza impossibile, il costo sociale altissimo.
Per poter scongiurare questo scenario catastrofico, si deve avere coscienza del fatto che si devono attraversare due fasi tra di loro distinte. In entrambe gli interventi dovranno essere di importo congruo, perché sarebbero altrimenti inefficaci, e mirati alle realtà più bisognose, affinché le risorse impiegate producano il miglior risultato.
La prima fase è quella attuale, del lock-down: l’attivitá economica è fortemente rallentata, i consumi sono fermi e non c’è modo di stimolarli. In questa fase l’obiettivo deve essere quello di «tenere in vita il paziente»: se non arriva vivo alla fine di questa fase, ogni cura ricostituente per «rimetterlo in piedi» sarà inutile. Per compensare la mancanza di ricavi servono flussi alternativi in entrata: i crediti d’imposta o le dilazioni nei versamenti delle imposte aiutano ma non bastano. Servono aiuti alle imprese che rispondano a quattro requisiti: oltre ai due sopra elencati, dovranno essere immediati, perché tra un mese o due sarà già tardi; e diretti, perché le imprese vanno aiutate ora ad evitare l’insolvenza, garantendo l’occupazione. Le misure efficaci in questa fase fanno affluire liquidità o riducono gli esborsi, ad esempio l’accollo dell’80% del costo degli stipendi (UK); la garanzia del governo sulle linee di credito (CH); la deducibilità maggiorata ai locatori a fronte della rinuncia a una mensilità di affitto; il congelamento dei rimborsi dei finanziamenti bancari; l’azzeramento delle utenze per tre mesi. Le misure possibili sono varie e non sono indolori.
La seconda fase sarà quella della ripresa delle attività finita l’emergenza. Questa sarà la fase in cui dovranno necessariamente ripartire i consumi, la principale componente del PIL. Nella fase iniziale saranno efficaci misure dirette che incentivino i consumi, l’occupazione e la riapertura dell’attività, ma saranno necessarie soprattutto misure di sostegno indiretto alle aziende, che aiutino la ripartenza dei consumi e degli investimenti. Questa sarà la fase in cui versare i 100 euro sui conti correnti, scontare le bollette delle utenze o ridurre temporaneamente le aliquote IRPEF; in cui prevedere incentivi all'acquisto di beni durevoli ed in cui incentivare i lavori di manutenzione (per privati e imprese). Andranno incentivati gli investimenti privati e sarà il momento in cui attingere ai fondi europei per far decollare un grande piano di investimenti sulle infrastrutture. Avrebbe un impatto immediato sul PIL e lascerebbe una legacy per decenni a venire.
Tre sono dunque i punti di attenzione:
La situazione che stiamo affrontando va affrontata in due fasi: il “durante” ed il “dopo”
Ciascuna fase richiede misure specifiche, tempestive e di importo congruo
Le risorse a disposizione vanno canalizzate ove si pensa si riveleranno più efficaci
Fare chiarezza ora è di fondamentale importanza: ora è il momento di tenere in vita il paziente la fase della ripresa e del rilancio seguirà, ma dobbiamo prima creare le premesse perché essa possa un domani realizzarsi.
*Presidente e ad Gruppo Pam