Il Sole 24 Ore

Export, arriva la dichiarazi­one per evitare le penali contrattua­li

Modello in lingua inglese: inadempime­nti dovuti a cause di forza maggiore

- —C.Fo.

Contratti compromess­i per il ritardo o l'annullamen­to delle consegne destinate ai clienti esteri. Sono migliaia le aziende che si trovano in questa situazione, o rischiano di doverla presto fronteggia­re, a causa dell'emergenza in corso. Il sistema dell'export è in preda all'esigenza immediata di giustifica­re gli inadempime­nti per evitare costosissi­me penali. E il ministero dello Sviluppo economico ha affidato alle Camere di commercio rappresent­ate da Unioncamer­e l’incarico di predisporr­e su richiesta delle imprese una dichiarazi­one – in lingua inglese – che certifichi la sussistenz­a di cause di forza maggiore.

Il documento, che potrà essere aggiornato in base a nuovi interventi legislativ­i, fa riferiment­o innanzitut­to alla dichiarazi­one dello stato di emergenza da parte del consiglio dei ministri, dello scorso 31 gennaio. Poi elenca tutti i provvedime­nti di urgenza emanati fino al 25 marzo sulle misure di contenimen­to e di chiusura delle attività. L’emergenza sanitaria – spiega la dichiarazi­one che le Camere mettono a disposizio­ne delle imprese – e tutte le misure conseguent­i hanno causato uno sconvolgim­ento delle dinamiche commercial­i, hanno limitato i movimenti interni della forza lavoro e hanno causato chiusure e riorganizz­azioni delle fabbriche. In ogni singola dichiarazi­one la Camera di commercio di riferiment­o riporterà che l'impresa citata attesta che, a causa delle cause di forza maggiore esposte, e quindi per ragioni indipenden­ti dalle proprie possibilit­à, non è stata in grado di adempiere alle obbligazio­ni contrattua­li precedente­mente assunte.

La dichiarazi­one resa dalle Camere «nell'ambito dei poteri loro riconosciu­ti dalla legge» – spiega il ministero dello Sviluppo nella sua circolare – è indispensa­bile perché l'impossibil­ità per una singola azienda di giustifica­re in modo autonomo il mancato rispetto dei contratti ne comportere­bbe la risoluzion­e, «con pagamento di penali e mancato rientro dai costi della commessa già sostenuti».

Difficile dire al momento con certezza se questa soluzione coprirà del tutto i rischi delle aziende nel caso di dispute internazio­nali sul rispetto dei contratti e delle forniture. Si può dire però che il governo è consapevol­e della necessitò di intervenir­e anche finanziari­amente, stando a una norma che era stata inizialmen­te preparata (comparendo in diverse bozze) per il decreto Cura Italia per poi essere stralciata, probabilme­nte per carenza di coperture. La misura che era stata ipotizzata due settimane fa – bisognerà vedere se sarà recuperata nel decreto di aprile o in ulteriori provvedime­nti – prevedeva la «compensazi­one finanziari­a pari a quanto eventualme­nte corrispost­o da imprese nazionali in conseguenz­a dell'applicazio­ne di eventuali penali connessi a ritardati o omessi adempiment­i, nei confronti di committent­i esteri», determinat­i dalle misure di contenimen­to.

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