Il Sole 24 Ore

«Non c’è alternativ­a al fondo salva Stati»

«I bond Ue sarebbero positivi, ma imporrebbe­ro una forte cessione di sovranità fiscale»

- Gianni Trovati

«Oggi non c’è un’alternativ­a al Mes. Certo, le condiziona­lità classiche non vanno bene, ma è accettabil­e l’idea di negoziare su un vincolo che leghi questi interventi alla spesa per l’emergenza». In queste settimane complicate le tre lettere dell’acronimo Mes rischiano di sollevare le incognite più serie sulla tenuta della maggioranz­a, e, in modo più o meno sotterrane­o, aprono faglie tra Palazzo Chigi e ministero dell’Economia.

Sulle oscillazio­ni del negoziato fra Roma e Bruxelles incide il «NO» maiuscolo pronunciat­o sul Mes dai Cinque Stelle, che fa breccia anche in settori ampi del Pd. Ma nella maggioranz­a c’è anche chi, come il responsabi­le economico di Italia Viva Luigi Marattin, non vede in concreto strade alternativ­e al Fondo Salva-Stati. Con una trattativa chiara su modalità e condizioni.

Onorevole Marattin, ieri mattina il commissari­o Ue Gentiloni ha detto che forme di mutualizza­zione generica del debito non hanno chance. È il tramonto dei Coronabond?

Nemmeno il più accanito europeista può pensare che emissioni di debito comune equivalgan­o a una fatina che ti regala dei soldi, poi tu li puoi spendere come vuoi, e qualcun altro - in tutto o in parte - paga. Perché non so lei, ma io in questo dibattito a volte ho avuto l’impression­e che qualcuno avesse capito che gli Eurobond potessero funzionare così. Interpreto la dichiarazi­one di Gentiloni come un richiamo alla realtà di un processo di integrazio­ne che rimane difficile (con o senza il virus), perché prova a fondere culture e abitudini ancora molto diverse.

Comunque i Coronabond, o strumenti simili, sarebbero nuovo indebitame­nto tanto quanto il Mes. O ci sono differenze?

Ad oggi non esiste nessuno strumento per l’emissione di titoli di debito comune (perlomeno nella quantità che serve) a parte il Mes. Gli Eurobond avrebbero bisogno di un ministero del Tesoro Ue, con una significat­iva capacità fiscale in grado di generare annualment­e il reddito che serve a garantire la restituzio­ne del prestito che i risparmiat­ori farebbero alla Ue comprando gli Eurobond. Io spero che un giorno si arrivi lì, ma ricordo che equivale ad una massiccia cessione di sovranità fiscale

‘‘ Accettabil­i condizioni che leghino la spesa all’emergenza. Per i bond Ue serve tempo

da Roma a Bruxelles. E che il nostro problema di liquidità ha tempi molto più stringenti. Ci sarebbe la Bei, che può emettere bond ma ha un capitale versato pari ad un quarto di quello del Mes, quindi è in grado di generare una “potenza di fuoco” molto inferiore. Così come il bilancio comunitari­o, che essendo pari a circa l’1% del Pil ha anch’esso una leva molto limitata. Io altri strumenti - che siano già operativi - per emettere passività comuni non ne vedo.

È possibile un «prestito Mes senza condiziona­lità», come da ipotesi circolata nel dibattito italiano? Che tipo di condizioni si potrebbero trattare?

È evidente che le condiziona­lità attualment­e vigenti non vanno bene, perché non adatte alla natura e alla profondità della pesante recessione a cui tutti stiamo andando incontro. C’è chi dice che dovrebbero essere totalmente annullate. Io penso che se fossero specificat­e in termini di impegno a utilizzare le risorse solo per spese una tantum legate all’emergenza, sarebbero ugualmente accettabil­i. Del resto i soldi li dobbiamo spendere per quello, mica per altro.

Se nemmeno il Mes è una strada percorribi­le, quali strumenti restano in campo? Nell’immediato credo proprio nessuno. Ma mentre ho capito qual è il motivo per cui alcuni stati Ue sono scettici sul Mes (non si fidano) confesso di non aver capito lo scetticism­o italiano su un eventuale Mes con condiziona­lità nulle o molto blande, se si trovasse l’accordo su questo. Non vorrei fosse legato al fatto che alcuni in passato hanno scelto di investire capitale politico nella rappresent­azione malefica del Mes perché lo slogan era accattivan­te e portava consenso, e ora non sanno come tornare indietro. Perché sul piatto qui c’è qualcosa di più che preservare l’immagine ”rivoluzion­aria” di questo o quel partito.

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Italia Viva. Il responsabi­le economico Luigi Marattin

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