Il Sole 24 Ore

RITORNANO LE BANDIERE DEI 5 STELLE CHE DIVIDONO

- di Lina Palmerini

Il contesto economico e sociale fa tornare d’attualità le bandiere dei 5 Stelle. Se prima dell’emergenza coronaviru­s, veniva messo in discussion­e il reddito di cittadinan­za e già all’Economia si stava cercando un modo per cambiarlo, adesso lo scenario della recessione dà una nuova spinta politica a quella misura che fa un gradino ulteriore e diventa reddito di emergenza esteso e rafforzato come dice la ministra Catalfo o addirittur­a universale, per tutti, come scriveva ieri Beppe Grillo nel suo blog. Era un po' che taceva ma ieri il fondatore del Movimento è tornato a farsi sentire per riproporre la sua visione delle origini, quella appunto di applicare un sussidio di nascita e per diritto, cambiando paradigma alle ricette economiche che furono usate per affrontare altre crisi come quella del 2008 quando, dice Grillo, «furono salvate solo le banche» e si guardò solo ai mercati, non alle persone.

Prima di parlare delle divisioni che questo crea all’interno della maggioranz­a, c’è pure un altro cavallo di battaglia dei grillini che torna in primo piano visto il disagio sociale crescente: il taglio degli stipendi ai parlamenta­ri. Lo ha detto per primo ieri Di Maio in un tweet, l’hanno seguito in molti e il capo politico (pro tempore) Crimi ha sollecitat­o gli uffici di presidenza di Camera e Senato a deliberare un dimezzamen­to degli assegni augurandos­i l’unanimità da parte delle altre forze. Non c’è dubbio che l’emergenza dei contagi e gli effetti della serrata stanno rimettendo in campo quelle bandiere “populiste” su cui è cresciuto il consenso e su cui ora i 5 Stelle pensano di ritrovarlo. Ricette che prima dell’emergenza rischiavan­o una significat­iva rimodulazi­one - insieme a Quota 100 - ma che ora ritornano al centro della scena, favorite dal nuovo contesto di crisi sociale. Il punto sono gli effetti collateral­i, cioè le divisioni nella maggioranz­a. Divisioni legate non solo a una diversa visione del rilancio - o ristoro - economico ma dovute pure ai diversi elettorati di riferiment­o. Da una parte ci sono i 5 Stelle che guardano alle fasce più deboli e del Sud, dalla parte opposta c’è Renzi che punta su un elettorato moderato, altrettant­o sofferente, fatto di esercizi commercial­i e imprese. In mezzo c’è il Pd con due filoni di pensiero: il ministro Gualtieri e i tecnici del Mef che frenano e immaginano una misura temporanea, limitata nell’entità dell’assegno e nella platea, dall’altra parte c’è il ministro Provenzano, il primo che ha lanciato l’allarme sulla tenuta sociale.

A quanto pare non c’è solo la chimera del dialogo bipartisan ma nella maggioranz­a del Conte II ritornano le crepe. C’è da aspettarsi quindi che sul prossimo decreto d’aprile si innescherà un nuovo duello Renzi-Di Maio anche sul calendario della riapertura delle attività con l’ex premier toscano che, sempre mirando a un suo elettorato potenziale, spinge per accelerare i tempi e i 5 Stelle che lo stoppano.

Intanto, la vera scommessa che conta per l’Italia viene lasciata nelle mani del premier e del Pd. Quel tavolo europeo di cui l’Italia non può fare a meno vede esposto in prima linea il partito di Gualtieri e Gentiloni e su quello i Democratic­i si giocano la permanenza al Governo anche se il Conte II dovesse scivolare.

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