Su emergenza, Mes e riaperture alta tensione nella maggioranza
Salvini difende Orbán: «Pieni poteri» giustificati dalla situazione Il premier sulle chiusure: «Serve proporzionalità» Vertice a Palazzo Chigi
Da una parte Matteo Renzi che, come già accaduto in queste settimane d’emergenza, gioca d’anticipo e propone una graduale riapertura delle attività a partire da aprile; dall’altra i Cinque Stelle che si arroccano sui temi identitari, rilanciando con Beppe Grillo il reddito di base universale e con Luigi Di Maio e Vito Crimi il dimezzamento degli stipendi dei parlamentari. In mezzo naviga il Pd che, con l’asse tra Roberto Gualtieri e Dario Franceschini (in perfetto raccordo con il commissario Paolo Gentiloni a Bruxelles) sta prendendo in mano le redini dell’emergenza, soprattutto di quella economica.
A quasi un mese dalla chiusura delle scuole per l’epidemia di coronavirus, la maggioranza comincia a muoversi in ordine sparso in vista del decreto di aprile che dovrebbe stanziare fino a ulteriori 30 miliardi per famiglie e imprese. Il primo a rompere la tregua evocando scenari apocalittici per il nostro sistema economico («se non moriremo di coronavirus moriremo di fame») è stato nel fine settimana Renzi. Tornato ieri, dopo le critiche, a precisare la sua proposta: «Io non ho chiesto di riaprire subito, ma ad aprile, e soprattutto ho chiesto di pensare ora a come riaprire e con quale gradualità».
Sia il premier Giuseppe Conte sia i ministri M5S e alcuni esponenti Pd hanno chiarito in questi giorni che le valutazioni sono in corso, appese anche al parere degli esperti del comitato tecnico-scientifico. Per ora è certa fino a dopo Pasqua la proroga delle misure di contenimento, che scadono il 3 aprile. Un altro Dpcm è allo studio del Governo e sarà il prossimo Consiglio dei ministri, domani o dopodomani, a dare il via libera. «Bisogna ragionare in termini di proporzionalità», ripete il premier, riconoscendo che la chiusura di tutte le attività produttive non essenziali è difficile da sostenere a lungo.
Ma è proprio il supporto a cittadini e aziende in questo periodo di lockdown a riaprire le divisioni tra i partiti. Mentre è in corso il confronto sul reddito di emergenza con il Pd che cerca di contenere la misura allo stretto indispensabile, ieri è tornato in campo Grillo, dopo settimane di silenzio, per riproporre il vecchio sogno pentastellato di un reddito universale incondizionato. Parole subito rintuzzate da Renzi: «Il disegno di Grillo è chiaro: decrescita felice e reddito di cittadinanza per tutti. Io dico che serve l’opposto: crescita e lavoro».
Non è l’unica ricetta M5S che fa discutere. Il capo politico reggente Vito Crimi rilancia l’idea di dimezzare gli stipendi di deputati e senatori fino a fine legislatura: «Otterremmo 60 milioni di euro l’anno». Non molto, tanto che Di Maio sottolinea il valore simbolico dell’iniziativa: «Tutti fanno sacrificio enormi, il buon esempio vale più di un quintale di parole».
Proposte che il Pd lascia cadere senza troppi commenti, mentre si riaccende la lite sul Mes durante un confronto tra Conte e i ministri: il “no” M5S, che ha fatto recedere lo stesso Conte dalla proposta di usare il SalvaStati per dare gambe ai coronabond, si scontra con l’atteggiamento più pragmatico del Pd e di Iv. Non potendo utilizzare il Mes senza condizionalità per l’opposizione di Germania e Olanda, l’orientamento è negoziare su un vincolo che leghi gli interventi all’emergenza. Su un punto la maggioranza marcia compatta: l’assegno universale per le famiglie riproposto in versione emergenziale dalla ministra renziana Elena Bonetti. Ma a unire i quattro partiti del Governo Conte c’è anche il caso Orbán, i «pieni poteri» sono bocciati da tutti, da Fico a Renzi: «Così l’Ungheria si pone fuori dalla democrazia e dall’Ue». Restano solo i “sovranisti” di casa nostra, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che derubricano i pieni poteri a «poteri speciali» giustificati dall’emergenza.